Dal 1736 la sua educazione venne affidata alla sua nonna materna, la principessa di Lobkowicz, al quale il giovane duca ereditario rimarrà sempre molto affezionato. L'anno successivo, ad ogni modo, suo padre morì precocemente e Carlo Eugenio venne chiamato ad ascendere al trono paterno ancora novenne. Fino al raggiungimento della sua maggiore età, ad ogni modo, l'amministrazione del ducato venne affidata dapprima al duca Carlo Rodolfo di Württemberg-Neuenstadt (1667 – 1742) che gravò lo stato di insuccessi e si dimise nel 1738 lasciando la tutela in affidamento al duca Carlo Federico di Württemberg-Oels.
Nel frattempo, per sottrarlo all'influenza degli Asburgo, il giovane Carlo venne cresciuto a Berlino presso la corte di Federico II di Prussia finché, compiuti sedici anni, assunse direttamente i compiti di governo del Württemberg.[1]
Il governo del ducato
Carlo II Eugenio del Württemberg in un ritratto di Pompeo Batoni del 1753.
Morto Carlo Rodolfo di Württemberg-Neuenstadt ed ottenute pienamente le redini del governo del ducato nel 1744 con la dichiarazione della maggiore età, la prima preoccupazione di Carlo II Eugenio fu quella di far seppellire la salma del finanziere di origine ebraica Joseph Süß Oppenheimer, consulente finanziario di suo padre, che era stato fatto impiccare un anno dopo la morte di questi, a seguito di un processo molto discusso, dal reggente Carlo Rodolfo di Württemberg-Neuenstadt (4 febbraio 1738), ed il cui corpo rimase esposto al pubblico ludibrio in una gabbia di ferro per sei anni.
L'insediamento al governo del Württemberg da parte di Carlo Eugenio coincise con il culmine dell'assolutismo, ed il giovane duca fece di tutto per rendere la sua corte una delle più brillanti d'Europa. Con il dispendio di grandi mezzi finanziari che portò il Württemberg nuovamente sull'orlo della rovina, riunì presso la sua corte i migliori artisti di ogni settore, le feste del duca divennero leggendarie e furono eretti alcuni nuovi castelli (il Palazzo Nuovo di Stoccarda, il Castello Solitude e quello di Hohenheim). Seguì sapientemente le direttive già impartite a suo padre dall'Oppenheimer e portò il Württemberg ad una sempre crescente evoluzione moderna.
Il duca ebbe quindi campo libero per le diverse amanti con le quali convisse e dalle quali ebbe vari figli illegittimi. Nel 1771 conobbe la baronessa sposata Francesca Leutrum di Ertingen, nata baronessa di Bernerdin (1748–1811), che divenne anch'essa sua amante. Dopo il divorzio di quest'ultima (1772) e la morte della moglie Elisabetta Federica (1780), Carlo Eugenio sposò morganaticamente, nel 1785, Francesca che fu elevata al rango di contessa di Hohenheim.
Gli ultimi anni di governo
Negli anni della vecchiaia Carlo Eugenio si dedicò ad accrescere il patrimonio agricolo del paese e l'istruzione. Gli storici non concordano su quanto avesse influito la sua seconda moglie sul cambiamento di Carlo da sovrano assolutista ed uomo gaudente a fondatore della rinomata scuola secondaria a lui intestata ed a solerte padre della patria. Con la seconda moglie Carlo intraprese numerosi viaggi lasciandone in proposito vari diari e si riappacificò con Friedrich Schiller che aveva lasciato il ducato qualche anno prima in contrasto con le azioni di governo.
Federica Guglielmina Augusta Luisa Carlotta, duchessa del Württemberg (Stoccarda, 19 febbraio 1750 – ivi, 12 marzo 1751)
Dopo la separazione de facto dalla prima moglie, si risposò morganaticamente nel 1785 con Francesca Leutrum di Ertingen, la quale si era separata dal marito, ma questa unione non portò altri eredi.
Carlo II Eugenio ebbe inoltre i seguenti figli illegittimi:
Dall'attrice Teresa Bonafoni:
Carlo Davide di Franquemont (13 marzo 1769 – 20 luglio 1830), sposato nel maggio 1795 a Luise Sophie Henriette von Hügel, una delle figlie del barone Teobaldo von Hügel;
Da Regina Monti:
Federico, conte di Franquemont, (Ludwigsburg, 5 marzo 1770 – 3 gennaio 1842);
^Oggi la Biblioteca dei Württemberg si trova a Stoccarda.
Bibliografia
Ernst von Ziegesar: Tagebuch des Herzoglich Württembergischen Generaladjutanten Freiherrn von Bouwinghausen-Wallmerode über die „Land-Reisen“ des Herzogs Karl Eugen von Württemberg in der Zeit von 1767 bis 1773. Stoccarda 1911.
Robert Uhland (Hrsg.): Tagbücher seiner Rayßen…, in den Jahren 1783–1791 von Herzog Carl Eugen selbsten geschrieben…. Stoccarda 1968.
Sönke Lorenz (Hrsg.): Das Haus Württemberg. Ein biographisches Lexikon. Kohlhammer, Stoccarda 1997, S. 258–264, ISBN 3-17-013605-4
Karlheinz Wagner: Herzog Karl Eugen von Württemberg. Deutsche Verlags-Anstalt DVA Stoccarda 2001. ISBN 3-421-05474-6
Jürgen Walter: Carl Eugen von Württemberg. Biographie. Stieglitz Verlag, Mühlacker 2009, ISBN 978-3-7987-0398-8