Barna (Barna anche nel dialetto locale) è una frazione del comune di Plesio in provincia di Como di 91 abitanti (44 maschi e 47 femmine).
Nel Compartimento territoriale specificante le cassine del 1751 Barna viene citato come comune autonomo, mentre due anni dopo, nel 1753, nell'Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano il comune di Plesio con Barna è inserito nella pieve di Menaggio. La dizione Comune di Plesio con Barna sarà mantenuta in tutti i documenti fino al 1821, dove, in seguito a dispaccio governativo, si citerà il Comune di Plesio con Barna, Ligomna e Logo. Infine a partire dal 1853 col compartimento territoriale della Lombardia, si cita il Comune di Plesio che comprendeva le frazioni di Barna, Calviseglio, Ligomna e Logo.
Nel 1399 si stabilisce a Barna il capostipite della famiglia Bolza, Ambrogio De Bulziis.
Un Bolza è tra i segretari del duca di MilanoFilippo Maria Visconti nel 1423. Il 7 settembre 1739 il re di SpagnaCarlo II crea conte il nobile Gianbattista Bolza che, già ambasciatore e ministro plenipotenziario in Polonia ed in Sassonia, combinò il matrimonio tra il re di NapoliCarlo Borbone e la quindicenne Amalia Wulberga, figlia di Federico II re di Polonia nel 1738.[2]
Il conte Luigi Bolza, tristemente famoso nel risorgimento italiano come commissario della polizia austriaca, è originario di questa famiglia. Persecutore dei patrioti milanesi, divenne poi ministro del culto e dell'istruzione in Vienna.[3]
Seppellito a Barna è anche Angelo Mantovani, anch'esso volontario nella Guerra civile spagnola. Operaio meccanico dal 1928 a Milano (dopo una parentesi francese), vigilato dalla polizia per le sue idee antifasciste, espatria clandestinamente nell'agosto '31 in Svizzera e pare stabilirsi a Ginevra e quindi a Basilea dove nel '36 viene arrestato e condannato per aver portato via un gagliardetto alla locale sede fascista. Arruolato in formazioni spagnole, forse anarchiche, nel maggio '37 è sul fronte di Huesca, dove risulta ferito. Il Corpo Volontari Italiani lo dà per caduto sul fronte dell'Ebro nel settembre '38, ma alla fine di quel mese risulta al centro di recupero Cardedeu e nel febbraio '39 nel campo di concentramento francese di Argelès.[5][6]
^G. Carimati, Storia di Plesio, Vannini ed. Brescia, 1949, pag 28.
^M. G. Martini , Breglia, l'antica chiesa del san Gregorio, Sampietro editore, 2002, pag. 33.
^"K1 B45, lombardi e ticinesi per la libertà in Spagna", Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio; con la collaborazione del Comitato lombardo dell'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna; presentazione di Alessandro Vaia; saggio introduttivo di Gianfranco Petrillo, Milano, Vangelista, 1976, pag. 116.
^"K1 B45, lombardi e ticinesi per la libertà in Spagna", Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio; con la collaborazione del Comitato lombardo dell'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna; presentazione di Alessandro Vaia; saggio introduttivo di Gianfranco Petrillo, Milano, Vangelista, 1976.