Il primo aviatore navale fu lo statunitense Eugene Burton Ely che effettuò un decollo da una nave militare, la USS Birmingham, il 14 novembre 1910[1], e atterrò con successo su una piattaforma improvvisata montata sul ponte posteriore della nave da guerra USS Pennsylvania nella baia di San Francisco, il 18 gennaio 1911.
La creazione dell'aviazione navale viene fatta risalire al giugno del 1912, quando il tenente Dimitrios Kamberos dell'Hellenic Aviation Service volò col "Daedalus", un Farman convertito in idrovolante, ad una velocità media di 110 km/h, realizzando un nuovo record mondiale.[2]
In seguito, il 24 gennaio 1913 sui Dardanelli ebbe luogo la prima missione di guerra navale di tipo coordinato tra marina e esercito. Il sottotenente dell'Esercito greco Michael Moutoussis e il guardiamarina della Marina militare greca Aristedes Moraitines, volando sul loro idrovolante Farman, rilevarono e disegnarono sul loro rapporto le posizioni delle navi della flotta turca contro cui lanciarono anche quattro bombe. Questo episodio bellico fu largamente riportato dalla stampa, sia greca che internazionale dell'epoca.[3]
Negli Stati Uniti, il capitano Henry C. Mustin è spesso definito "Il padre dell'Aviazione Navale". Fu lui a introdurre con successo il concetto del lancio da catapulta, e nel 1915 eseguì il primo decollo di un aereo da catapulta da una nave in navigazione.
Prima guerra mondiale e primi impieghi delle portaerei
I quattro idrovolanti Farman bombardarono obiettivi terrestri tedeschi (centri di comunicazione e centri di comando) e danneggiarono un posamine tedesco nella penisola dello Tsingtao, operando da settembre fino all'8 novembre 1914, quando i tedeschi si arresero.[6]
Sul fronte occidentale, la prima incursione aeronavale avvenne il 25 dicembre 1914, quando dodici idrovolanti britannici partiti dalle HMS Engadine, HMS Riviera e HMS Empress (piroscafi per servizio traghetto nel canale della Manica, in seguito convertiti in porta idrovolanti) attaccarono la base degli Zeppelin a Cuxhaven. L'attacco non fu un successo, sebbene un dirigibile tedesco fu danneggiato.
Sviluppo nel periodo tra le guerre mondiali
Negli Stati Uniti, nel 1921Billy Mitchell dimostrò la capacità da parte di bombardieri pesanti con base a terra di affondare navi. Molti ammiragli della United States Navy manifestarono contrarietà dopo la dimostrazione e uomini come il capitano (poi contrammiraglio) William A. Moffett, videro nella dimostrazione pubblica organizzata da Mitchell solo un mezzo per farsi pubblicità e ottenere più fondi e approvazione per la costruzione di portaerei. Moffett era sicuro di doversi muovere con decisione per evitare che la componente aerea navale cadesse nelle mani di una nuova forza armata che combinasse le forze basate a terra e per impiego sul mare, unificata per tutti gli Stati Uniti. Il precedente si era già verificato esattamente in questi termini nel Regno Unito, dove le due componenti aeree autonome esistenti nel 1918; il Royal Flying Corps e il Royal Naval Air Service erano stati fusi tra loro per diventare la Royal Air Force, costituita in forza armata indipendente e responsabile esclusiva di tutti i velivoli britannici, una condizione che sarebbe rimasta fino a 1937. Moffett, riuscito a mantenere indipendente la componente navale della U.S.Navy, soprintese allo sviluppo delle tattiche aeronavali per tutti gli anni venti.
In Italia, la Regia Marina comprese nello stesso periodo la necessità di equipaggiare le proprie navi principali con catapulte per gli aerei. Dopo aver utilizzato inizialmente diversi modelli (Macchi M.18, Piaggio P.6, CANT 25), la scelta cadde nel 1934 su un idrovolante biplano biposto in configurazione con galleggiante centrale già in produzione di serie, l'IMAM Ro.43 un velivolo con autonomia 100 km e velocità massima 300 km/h. L'aereo, privo di carico bellico, veniva usato come piattaforma di osservazione e guida del tiro dei cannoni. Era dotato di ali ripiegabili e ne furono disponibili 42 esemplari allo scoppio della seconda guerra mondiale.[7]
Grande sviluppo diede complessivamente agli idrovolanti e alla realizzazione di idroscali.
«Taranto, and the night of November 11th - 12th, 1940, should be remembered for ever as having shown once and for all that in the Fleet Air Arm the Navy has its most devastating weapon.»
(IT)
«Taranto, e la notte dell'11-12 novembre 1940, dovrebbero essere ricordate per sempre, per aver dimostrato una volta per tutte come la Marina abbia nella flotta aerea la sua arma più devastante.»
Con l'evoluzione avvenuta nella seconda metà del XX secolo del mezzo aereo, la dottrina militare ha affiancato al tradizionale potere navale, definito come la capacità di conquistare e mantenere il dominio militare dei mari, il potere aereo, che consiste nella conquista del dominio militare nei cieli.
Il potere aereo sviluppato dalle portaerei ebbe un ruolo centrale in tutti i teatri navali del conflitto. Notevoli episodi bellici di impiego dello strumento aeronavale furono l'attacco di Taranto e l'attacco di Pearl Harbor. Ma furono la battaglia del Mar dei Coralli e la seguente decisiva battaglia delle Midway nel teatro del Pacifico a marcare una svolta epocale nella storia marittima, quando per la prima volta la portaerei sostituì la nave da battaglia come "capital ship" di una flotta in battaglia.
Velivoli di aviazione navale durante la 2ª guerra mondiale
Nel secondo dopoguerra, la necessità di una stretta cooperazione tra gli strumenti bellici navali e aerei ha portato a riconsiderare la suddivisione dottrinale e negli anni 2000 si è iniziato a parlare di potere aeronavale affiancato a potere aereo[8].
Il potere aeronavale è una componente a sua volta del potere marittimo che è costituito anche da fattori civili e commerciali. In sintesi, il potere marittimo è definito come:[9]
«la capacità di uno Stato o di una Coalizione, di rendere sempre e pacificamente percorribile le zone di mare di particolare interesse per le attività lecite e reprimere quelle illecite»
In alcune trattazioni si distingue tra aviazione navale e aviazione marittima, considerando quest'ultima come composta da aerei con base a terra, ma che operano sul mare. Esempi di aviazione marittima sono il RAF Coastal Command o l'aviazione della United States Coast Guard.
Con queste premesse, l'aviazione navale deve risiedere in una posizione il più possibile vicina all'area marittima delle operazioni e ciò avviene tipicamente per mezzo di navi portaerei o portaelicotteri. I velivoli imbarcati su queste navi, devono essere costruiti in modo relativamente robusto per resistere alle sollecitazioni derivanti dal decollo e dall'appontaggio sulle navi, eventualmente utilizzando un gancio di coda. È richiesto che abbiano una corta corsa di decollo e devono essere sufficientemente robusti per subire l'arresto improvviso sui ponti di volo; normalmente i velivoli imbarcati sono dotati di meccanismi per il ripiegamento delle ali o per la chiusura del rotore principale nel caso di elicotteri (procedura detta folding), per consentire l'immagazzinamento negli hangar sotto il ponte di volo in maggior numero.
L'aviazione navale basata su portaerei fornisce alle forze navali di un paese una copertura aerea in aree che non possono essere raggiunte da aerei basati a terra, fornendo un vantaggio considerevole nei confronti delle marine militari costituite essenzialmente da sole navi.
Nel caso della marina militare degli Stati Uniti durante e dopo la guerra fredda, il dominio virtuale dei mari in molte delle vie d'acqua del mondo, permise lo schieramento di portaerei e la proiezione della propria potenza aerea quasi dovunque nel globo. Operando da acque internazionali, le portaerei americane hanno potuto sopperire alla indisponibilità di aeroporti alleati o di permessi di sorvolo nella vicinanza delle zone di operazioni richieste, entrambe politicamente difficili da acquisire.
Guerra anti-sottomarino
La proiezione di potenza non è l'unica funzione dell'aviazione navale. Durante la guerra fredda, le marine militari della NATO affrontarono una minaccia significativa da parte dei sottomarinisovietici appartenenti alle forze d'attacco, più precisamente i tipi sottomarino nucleare (SSN) e sottomarino lanciamissili (SSGN), armati di missili balistici con testate nucleari (SLBM) a corto-medio raggio. Questo confronto diede luogo presso i paesi NATO europei allo sviluppo e impiego di portaerei leggere con una specifica capacità per la guerra anti-sottomarino (ASW) . Una delle armi più efficaci contro i sottomarini è l'elicottero ASW, molti dei quali venivano imbarcati su queste navi.
Queste portaerei leggere o portaelicotteri avevano una dislocamento tipico di circa 20.000 tonnellate e imbarcavano un misto di elicotteri ASW e di aerei V/STOLBAeSea Harrier o Harrier II. Esempi di queste unità navali sono:
Le origini della moderna aviazione navale italiana vengono fatte risalire al 1º agosto 1956, quando alla Marina Militare vennero consegnati gli elicotteri AB-47G che costituirono il I gruppo elicotteri di base ad Augusta.
Il ruolo della aviazione navale italiana ebbe un ulteriore forte impulso con la costruzione dell'incrociatore "tuttoponte" "Garibaldi" entrato in servizio il 30 settembre 1985 che a causa della legislazione vigente all'epoca non ebbe alcuna dotazione di aerei, ma solo di elicotteri, poiché una legge del 1931 rimasta in vigore nell'ordinamento repubblicano aveva assegnato all'allora Regia Aeronautica la gestione di tutti i velivoli ad ala fissa.[10]
Solo con l'approvazione il 1º febbraio 1989 della legge 36 (che recepiva la proposta di legge 2465) la Marina fu autorizzata a dotarsi di velivoli ad ala fissa.[10] e dopo una valutazione tra il Sea Harrier britannico e il VAV-813/Harrier II americano, la scelta italiana ricadde su quest'ultimo.[11] per imbarcarsi sulla prima portaeroemobili, la Garibaldi.
Note
^(EN) Eugene B. Ely, Aviator, (1886-1911), su history.navy.mil. URL consultato il 9 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2012).
^(EN) Hellenic Air Force History - Balcan Wars, in sito web ufficiale, Hellenic Air Force. URL consultato il 16 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2009).
^La Wakamiya è accreditata di aver condotto la prima incursione aerea della storia partita da una portaerei (fonte:GlobalSecurity.org) e anche della prima ad aver avuto successo. (fonte:GlobalSecurity.org).
^ Sebastiano Tringali, L'aviazione navale italiana, su regiamarina.net, www.regiamarina.net. URL consultato il 13 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2008).
^ab Saverio Zuccotti, La Marina militare italiana e le sue portaerei, su paginedidifesa.it, www.paginedidifesa.it, Data pubblicazione 08-02-2004. URL consultato il 16 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2008).