Alla morte del padre nel 1705, assunse il titolo di principe Farnese e quello di principe di Campagnano che venne riconosciuto anche dall'imperatore Leopoldo I col titolo di principe del Sacro Romano Impero. Dal 1712papa Clemente XI concesse ad Augusto ed ai suoi discendenti primogeniti maschi l'assegnazione in perpetuo dell'incarico di Maresciallo di Santa Romana Chiesa (o Maresciallo del conclave), rimasta vacante per la morte di Giulio Savelli, principe di Albano, e per l'estinzione della sua casata. Tale incarico verrà tenuto ininterrottamente dalla famiglia Chigi sino alla riforma della curia romana voluta da papa Paolo VI nel 1966 che eliminò questo titolo ed incarico. Divenuto maresciallo del conclave, Augusto si prodigò subito per un'attenta opera di ricerca e raccolta dei documenti di chi aveva ricoperto tale incarico dalle origini nel 1644 sino ai suoi giorni.
Dopo le pesanti spese sostenute personalmente nello svolgimento delle sue funzioni in occasione del conclave del 1721, fu proprio Augusto Chigi ad indirizzare al nuovo pontefice eletto Benedetto XIII la proposta di riformare i compiti della sua posizione, non solo ottenendo un assegno mensile per tutta la durata del suo ufficio (trasformando quindi l'incarico da "occasionale" a "fisso" nella corte pontificia) ma chiese ed ottenne anche di poter riformare le cosiddette "guardie del conclave": queste erano un reggimento "levato" in occasione di ogni conclave per mantenere l'ordine pubblico in Roma e negli ambienti del conclave stesso. Il Chigi propose di ricorrere ad ogni occasione ad una compagnia scelta fra le truppe regolarmente di stanza a Roma, di modo da poter evitare le onerose spese della levata di un reggimento ogni volta. Chiese ed ottenne infine anche l'abolizione della giurisdizione speciale che il maresciallo del conclave aveva sulle sue truppe di guardia, essendo che queste erano già sottoposte alla giurisdizione militare.
Il Chigi esercitò le funzioni proprie della sua carica in altre due occasioni (1730 e 1740), nell'ultima delle quali chiese al collegio cardinalizio di poter essere affiancato dal figlio Agostino, stante la sua età avanzata (aveva all'epoca settantotto anni).
Nella propria residenza romana radunò una copiosa biblioteca di libri antichi e preziosi, la quale venne sapientemente diretta dall'abate Pucci, noto bibliotecario dell'epoca.
Morì a Roma nel 1744 e venne sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria del Popolo in città.
Matrimonio e figli
Agostino sposò il 14 febbraio 1707 Maria Eleonora Rospigliosi (5 settembre 1682 - 5 dicembre 1734)[1], figlia di Giovanni Battista Rospigliosi, I principe Rospigliosi, e di sua moglie, la principessa Maria Camilla Pallavicini. La coppia ebbe quattro figli[2]:
Laura Chigi Albani della Rovere (20 ottobre 1707 - 8 ottobre 1792), sposò nel 1726 il principe Gaetano I Boncompagni Ludovisi, principe di Piombino e duca di Sora