Atella è una città di origine osca, una delle più antiche della Campania e una delle prime ad aver ottenuto la cittadinanza romana.[1] Era attraversata dalla via Atellana, che la conduceva a sud-ovest a Cuma e a nord-est a Capua.[1] Parte del tracciato della via Atellana è conservato oggi, con lo stesso nome, nel tratto che attraversa Frattaminore.[1] Dalla città prende nome l'atellana, una delle forme di spettacolo d'origine locale che influenzò il teatro latino.[1]
Fu occupata dai Romani nel 210 a.C. e ridotta a prefettura[3]: i sopravvissuti furono mandati in esilio e la città fu successivamente rifondata come rifugio per i profughi provenienti da Nocera.[1] Infatti, poiché, gli abitanti di Nuceria e Acerra, si lamentavano di non sapere dove andare a vivere, in quanto Acerra era stata in parte incendiata e Nuceria completamente distrutta, essi furono inviati dal proconsoleFulvio Flacco al Senato di Roma a fare le loro rimostranze.[4] Ai primi, gli Acerrani, venne concesso di ricostruire gli edifici incendiati; ai Nucerini si permise loro di trasferirsi ad Atella, mentre agli Atellani fu imposto di spostarsi a Calatia.[4]
Le rovine della città, consistenti in case private, numerose tombe e il giardino di Virgilio, sono oggi conservate sui siti dei comuni di Frattaminore (più precisamente nella parte corrispondente al capoluogo del comune di Pomigliano d'Atella, soppresso con Decreto Regio del 15/05/1890), Orta di Atella, Sant'Arpino e Succivo.[5] Di questi, Orta di Atella, Sant'Arpino e Succivo hanno costituito, durante il fascismo, il comune di Atella di Napoli. Questi paesi, inoltre, sono soci fondatori dell'Associazione dei Comuni atellani, cui si sono aggiunti di recente i comuni di Cesa e Gricignano di Aversa.[15]
Il Comune di Orta di Atella ad inizio 2012 ha lasciato l'Unione.[16]
Alcuni studiosi ritengono che il territorio di Atella fosse più vasto e comprendesse anche i suoli oggi occupati da parte degli abitati di Cesa, Caivano, Sant'Antimo e la frazione Fratta Piccola del soppresso comune di Pomigliano d'Atella; altri a questi comuni aggiungono addirittura Afragola, Casavatore, Casoria e i quartieri dell'area settentrionale di Napoli.[5]
Nel 1978 viene fondato l'Istituto di Studi Atellani, ente dotato di personalità giuridica, di rilevante interesse regionale, con lo scopo di incentivare gli studi sull'Antica Atella e le fabulae, raccogliendone e conservandone ogni testimonianza e diffondendo il tutto mediante pubblicazioni.[17]
Nel marzo del 2012 per far riaffiorare il ricordo dell'antica città della Campania, centro di cultura e patria delle famose "Fabulae Atellanae" nasce Atella Multimedia, associazione culturale con lo scopo di diffondere la cultura mediante le nuove tecnologie e la multimedialità.[18]
Nel luglio del 2012 la medesima associazione fonda Atella.TV,[19] la Web TV della cultura.[18]
Note
^abcdefgh W. Johannowsky, Atella, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1973. URL consultato il 13 marzo 2020.
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