Nel secondo decennio del XIX secolo in provincia di Varese prese a svilupparsi quella che presto divenne una fiorente attività industriale e che oggi, a causa dei lunghi periodi di crisi economica spesso accentuati dalla forte rivalità dei paesi un tempo considerati sottosviluppati, lascia sul territorio della Provincia un grande patrimonio di archeologia industriale.
Nella maggioranza dei casi, queste nuove attività produttive nacquero affiancate (oppure ne rappresentarono l'evoluzione) ai tanti e più antichi mulini ad acqua già presenti sul territorio e si evolsero trasformando le precedenti attività di macinazione dei semi e delle farine, pilatura del riso e taglio del legname in assi, verso strutture lavorative più moderne.
Intorno al 1820 ed in piena rivoluzione industriale, queste realtà un tempo artigianali furono trasformate in lavorazioni organizzate e di grande complesso produttivo che, specializzandosi negli ambienti della lavorazione conciaria delle pelli, nella tessitura ed i suoi derivati, follatura dei tessuti o carta ed anche per la cottura di laterizi o calci, divennero presto una realtà destinata ad ingrandirsi ulteriormente.
Nel periodo intercorso tra il 1870 ed il 1900 il loro sviluppo subì un incremento tale da rendere spesso necessaria anche la costruzione di strutture di collegamento collettivo (trasporto ferroviario con binari di derivazione verso le aziende) e, grazie a questo vantaggio molte industrie della Provincia di Varese giunsero ad essere tra le prime e più importanti realtà produttive italiane.
All'inizio del XX secolo prevalevano i settori cartario e tessile, ma non mancavano le industrie chimiche o le concerie e fecero la loro parte anche le industrie meccaniche, le fornaci e le aziende in cui venivano lavorate le ossa degli animali. L'ingrandimento e la costruzione di nuove strutture industriali proseguì sino agli anni trenta e, dopo l'interruzione dovuta al secondo conflitto mondiale, esse mantennero un livello di produzione costante fino alla fine degli anni cinquanta.
Negli anni sessanta (ed a causa della concorrenza degli allora paesi dell'est) l'intera realtà produttiva subì una crisi che, facendosi sempre più acuta, portò alcuni settori verso la chiusura ed altri verso un forte ridimensionamento: dagli anni settanta chiusero molte delle industrie tessili, chimiche e conciarie, negli anni ottanta ci fu il declino dell'intera produzione cartaria, mentre dagli anni novanta iniziò la fase discendente del settore meccanico. Questa catena di fallimenti ha lasciato sul territorio un grande patrimonio di infrastrutture in genere abbandonate e dove, eccetto qualche fortunato caso, lo stato d'incremento dell'incuria e del degrado fa temere l'impossibilità di un recupero adatto a mantenere vivo il loro valore storico.[1]
Importanti esempi di archeologia industriale nella provincia di Varese sono:
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