Benché una menomazione alla vista lo rendesse del tutto cieco dall'età di sei anni, proseguì gli studi grazie all'assistenza del fratello Augusto, aiutato da una formidabile memoria e da una non comune volontà, frequentò con successo l'Università di Coimbra nelle discipline umanistiche e letterarie.[1]
Il suo primo lavoro importante è Cartas de Echo e Narciso ("Lettere di Eco a Narciso") (1821), nel quale dimostrò di aver assimilato la lezione dei classici, mentre nelle opere successive, Amor e melancolia (1828),A noite do Castello ("Note di Castello") (1836) e Os Ciúmes do bardo ("Le gelosie del bardo") (1838), evidenziò moderata apertura ai temi Romantici: vedi la descrizione dell'amore passionale folle capace di portare al suicidio-omicidio. Pur rimanendo, fondamentalmente, un arcade, ligio alle regole della struttura classica, acuto conoscitore della metrica, difensore della purezza linguistica, accolse alcune novità culturali del suo tempo , come l'attenzione alla ricerca nel campo del folclore, approfondito in Escavações Poéticas ("Liriche tradizionali") (1844), come il neo-umanitarismo liberale, occupandosi di pedagogia da un punto di vista a tratti utopista.[1]
Dopo aver soggiornato lungamente a Coimbra, al suo ritorno a Madera fondò la rivista Revista Universal Lisbonense, tramite la quale difese la purezza della lingua dalle improvvisazioni e dagli eccessi, oltre che un prezioso collaboratore per la scrittura del Livraria Classica Portugueza (1845-47, 25 volumi).[1]
Mostrandosi preoccupato per l'endemico analfabetismo della popolazione portoghese, ideò un metodo di lettura rapida e semplificata, denominato in seguito Metodo portoghese di Castilho, che ebbe una discreta diffusione europea.[2]
Ricoprì vari incarichi istituzionali durante la sua lunga carriera, non ultimo quello di Commissario Generale di Istruzione Primaria nel 1853.[3]
Trasferitosi in Brasile nel 1855, vi compose l’Estudo Histórico-Poético de Camões, avviando la fondazione di una tipografia ove fu stampato, tra l'altro, il giornale Agricultor Michalense, del quale Castilho fu redattore principale.[3]
Inoltre fondò la Sociedade dos Amigos das Letras e Artes e dedicò molta attenzione alla composizione di inni musicali, come l'Hino do Trabalho, e l'Hino dos Lavradores.[3]
Quando Pietro V del Portogallo istituì nel 1858 il corso Superiore di Lettere a Lisbona, Castilho ricevette la cattedra di letteratura portoghese.[3]
Negli anni successivi scrisse le Lettere e si impegnò in una serie di preziose traduzioni in portoghese di opere di Anacreonte, Ovidio e Virgilio.[2]
La sua traduzione-versione del Faust di Goethe venne invece criticata, specialmente dalla giovane critica post-romantica sorta all'indomani della celeberrima "Questione di Coimbra", perché considerata un libero rifacimento dell'originale, dove la scena dell'azione fu ambientata in Portogallo, la trasposizione metrica fu tratta in versi lusitani.[1]
Opere principali
A Chave do Enigma
Eco da Voz Portugueza por Terras de Santa Cruz
O Presbyterio da Montanha
Cartas de Echo a Narciso (1821)
A Primavera (1822)
Amor e Melancholia (1828)
A Noite do Castello (1836)
Os Ciúmes do Bardo (1836)
Presbyterio da Montanha (1844)
Quadros Históricos de Portugal (1838)
Felicidade pela Agricultura (1849)
Felicidade pela Instrução (1854)
A Chave do Enigma, riedizione di Amor e Melancholia (1862)
O Outono (1863)
Mil e Um Mistérios (1845)
Fausto, di Goethe, traduzione (1872)
Note
^abcdle muse, III, Novara, De Agostini, 1964, p. 150.