Andrea era figlio di Jacopo di Tieni de' Magnabotti o Mangiabotti, originario di Barberino Val d'Elsa; tuttavia non è certo se Andrea sia nato a Barberino o a Firenze, dove sicuramente visse in via della Pergola.
Era proprietario di alcuni terreni agricoli della Pieve a Settimo, coltivati a vigne e grano.
Ebbe due mogli, come si ricava dalle portate catastali del 1427, dove risulta sposato con una certa Gostanza, di 26 anni più anziana di lui, e del 1430, dove risulta sposato con una donna chiamata Ricca. Tuttavia non ebbe alcun figlio e nel testamento, redatto il 14 agosto1431, è indicato come unico erede il nipote Andrea di Giovanni di Francesco, di professione materassaio.
Fu un popolare maestro di canto, cantastorie e compositore di romanzi cavallereschi in volgare fiorentino. È noto che Andrea leggesse le sue opere sulle piazze, come canterino comunale o giullare, e quella di San Martino al Vescovo era la sua favorita.
Andrea morì presumibilmente a Firenze: si ignora la data esatta del decesso, ma è noto che il testamento fu reso pubblico tra il 1431 e il 1433.[2]
Stile
Gli scritti sono per lo più stilati in lingua volgare fiorentina, nella quale l'autore è solito inserire alcune espressioni francesi. Lo stile è vario a seconda della narrazione: registro comico e realistico nei racconti delle battaglie, aulico nella descrizione della vita di corte, mediano nella rappresentazione del mondo fatato e fantastico dell'immaginario medievale, fortemente presente nei suoi romanzi.
Nei racconti sono spesso inseriti detti proverbiali, sentenze e massime, solitamente riferiti alle donne e agli ecclesiastici.
I Reali di Francia[5] (con inserita la vicenda di Buovo d'Antona[6]; in questo romanzo l'autore usa l'artificio letterario del manoscritto ritrovato: una presunta cronaca di Urmano da Parigi)
Guerrin meschino, Nella inclyta citta de Millano, Impresso per li discreti impressori magistro Leonardo Pachel et Ulderico Scincenczeler compagni, nelli anni del signore MCCCCLXXXII a di XIII mensis aprilis.
Reali di Francia, Opera impressa in Venetia, per Christophalo de Pensis da Mandello, nel anno del nostro signore MCCCCLXXXXVIIII adi XXVII de marzo.