Nato a Brescia durante una tournée dei genitori Antonio e Adelaide Salsilli, celebri artisti drammatici veneziani tra i primi a recitare «commedie ancora poco note di Goldoni tra cui Il campiello, Sior Todero brontolon, I rusteghi e Le baruffe chiozzotte»[1] nei teatri italiani,[2] Morelli intraprese anch'egli la via del palcoscenico a diciotto anni. Il padre era discendente di una famiglia nobile originaria di Firenze che aveva dato alti funzionari alla Repubblica fiorentina. Dopo un lungo periodo di tirocinio nella compagnia di Giacomo Modena, insieme al di lui figlio Gustavo, il Morelli divenne ben presto attore teatrale di prosa molto conosciuto e apprezzato, grazie alla bella voce e alla naturalezza della sua recitazione.
Si dedicò per alcuni anni all'insegnamento della sua arte presso l'Accademia dei Filodrammatici di Milano, scrivendo nel 1877 un Manuale dell'artista drammatico. Anticipò i tempi curando più l'affiatamento degli attori, la composizione dello spettacolo e la qualità della scenografia, che non i trionfi personali, non esitando a riservarsi parti secondarie quando quelle principali non si attenevano alle sue caratteristiche vocali e mimiche.
Morì a Scandicci (FI) il 10 gennaio del 1893, nella casa al numero civico 74 di via Santa Maria a Greve (attuale via Dante numero 13), vicino alla dimora della sua amica e collega Marini, "per probabile perforazione intestinale", secondo il referto medico.
Fu sepolto nel cimitero di Sant'Antonio e l'orazione funebre la pronunciarono Tommaso Salvini e Gattesco Gatteschi. Il 31 agosto 1909 venne posta una lapide nella sua casa scandiccese ove spirò[3]. La tradizione artistica verrà colta dai discendenti, in particolare dalla nipote Rina.
Note
^ Leonardo Spinelli, Elvira (detta Rina) Morelli (Napoli, 24 novembre 1908-Roma, 17 luglio 1976), in Drammaturgia, n. s. 6 - 2019, XVI, p. 195.