Oliva, sia secondo il Gesta Comitum Barchinonensium, sia secondo lo storicocatalanoPròsper de Bofarull i Mascaró, nel suo Los condes de Barcelona vindicados, Tome I, era il figlio maschio secondogenito del Conte di Cerdanya, di Conflent e di Besalú, Oliba Cabreta[1] e di Ermengarda d'Empúries[2] (?-dopo il gennaio 995, data in cui compare citata in un documento[3]) di cui non si conoscono gli ascendenti, come conferma il Bofarull[4].
Oliba Cabreta, secondo il Gesta Comitum Barchinonensium[5], era il figlio maschio terzogenito del Conte di Cerdanya, di Conflent e di Besalú, Miró II e di Ava[1] (?-prima del 26 febbraio 961, data in cui secondo Pròsper de Bofarull i Mascaró, Ava risultava defunta[6]), che, secondo alcuni storici figlia del conte Fedele di Ribagorza.
Biografia
Oliva lo troviamo citato in documento, per la prima volta, assieme ai fratelli, Bernardo e Goffredo (Bernardus prolis, Wifredus prolis, Oliba prolis) nel documento n° 5 del Diplomatari i escrits literaris de l'abat i bisbe Oliba, datato 981, inerente ad una donazione fatta dai genitori (Oliba comes et coniux mea Ermengards)[7].
Poi, lo troviamo citato, assieme al fratello, Berengario (Berengarius et Olibanus filii mei) nel documento n° 7 del Diplomatari i escrits literaris de l'abat i bisbe Oliba, datato 983, inerente ad una conferma di una donazione fatta dal padre, Oliba (Oliba comes)[8].
Il Bofarull riporta che Oliba morì nel 990 e fu tumulato a Montecassino[9]; la morte nel 990 viene confermata sia dal Chronicon alterum Rivipullense (990. Obiit Olibanus Capreta comes)[11], sia dalle Gesta Comitum Barchinonensium[1].
Venuta a conoscenza della morte di suo padre, Oliba, sua madre, Ermengarda, assieme a Oliva (Ermengardis, gratia Dei comitissa, cum suo prole Olibane), nel 990, fece una donazione in suffragio dell'anima del marito[12].
Oliva, nella divisione dei domini del padre, aveva ricevuto la contea di Berga, che governò col titolo di conte, come ci conferma il documento n° 38 del Diplomatari del monestir de Santa Maria de Serrateix, ancora assieme alla madre, Ermengarda, il conte Oliva (Ermengardis comitissa una cum prole meo Olibane gratia Dei comes), fece una donazione al monastero di Santa Maria de Serrateix[13].
Oliva (Oliba gratia Dei comes), secondo il documento n° 2 del Diplomatari del monestir de Sant Pere de la Portella fece poi, nel 997, una donazione al monastero in oggetto[14].
Rinunciato ai suoi titoli, Oliva fece vita monastica e nel 1008, divenne abate nel Monastero di Ripoll e, poi, nell'Abbazia di San Michele di Cuxa[17].
Nel 1017, per l'intercessione della contessa di Barcellona, Ermesinda di Carcassonne, di cui era consigliere, fu nominato vescovo ausiliare di Borrell di Vic[18][19]; alla morte di quest'ultimo, Oliva fu nominato vescovo di Vic[17]; il documento n° 74 del Diplomatari i escrits literaris de l'abat i bisbe Oliba, datato marzo 1017, attesta che Oliva era vescovo di Vic (Oliba, bisbe de Vich)[20], mentre nel documento n° 75 del Diplomatari i escrits literaris de l'abat i bisbe Oliba, datato 1023, Oliva viene citato col titolo di vescovo di Osona e abate (Olive, pontificis Ausonensis et abbatis)[21].
Da allora, il governo di Oliva fu diviso tra la diocesi di Osona ed i suoi monasteri[18][19].
Intorno all'anno 1011, oliva aveva preso in carico il Monastero di Santa Cecilia de Montserrat (Barcellona), ma, poiché i monaci non accettarono il suo governo, fondò il Monastero di Santa María, nel 1025, nel luogo in cui si trovava esisteva già una piccola colonia eremita[22].
Nel 1020 circa, Oliva (Oliva episcopus Ausoniensis) fu tra i testimoni del testamento di suo fratello, Bernardo, conte di Besalú (Bernardo quondam Comite)[23].
Nel 1023, Oliva (fratris mei Olive pontifice Ausonensis), viene citato nel documento n° XXVI del Cartulaire roussillonnais, inerente ad una donazione di suo fratello Goffredo, Conte di Cerdanya[24].
Notevole fu l'impulso che Oliva diede all'architettura romanica catalana, che si rifletté nelle costruzioni dei monasteri di Ripoll e Cuixá e nell'ampliamento delle navate della Cattedrale di Vic[17]. Grazie al suo impulso intellettuale, l'archivio del monastero di Ripoll si arricchì di settantuno nuovi codici, che Oliva tutelò con decreto di scomunica immediata per chiunque osava rubarli o danneggiarli[17]. Allo stesso modo, lo stesso Oliba si distinse come scrittore illustre: scrisse una lettera conciliare a tutti i monaci del suo ordine, diverse epistole a re, prelati e magnati e un libro di memorie in cui lasciò ai suoi successori una serie di regole e documenti relativi al governo del monastero[17]. Infine, il 15 gennaio 1032, come già accennato Oliva consacrò la Basilica di Santa María de Ripoll, di cui aveva diretto e consigliato i lavori, come centro religioso e intellettuale di prima grandezza[17].
Durante il governo delle abbazie di Oliva uscirono codici lussuosi come la Bibbia erroneamente conosciuta come Farfa (oggi nella Biblioteca Apostolica Vaticana), realizzati tra gli anni 1015 e 1020, e la Bibbia Roda (oggi nella Biblioteca nazionale di Francia), regalata forse al Monastero di San Pedro de Rodas (Gerona) in occasione della consacrazione della nuova chiesa nel 1022, nonché una terza persa nel 1835[22]. Basti pensare che quando Oliba divenne abate trovò una biblioteca di quasi duecento manoscritti, e che alla sua morte aveva raggiunto quasi mille titoli[22].
Oliva viaggiò molto: per due volte si recò a Roma, fu in Lombardia e diverse volte a Narbonne, che furono l'occasione per portare in Catalogna operai per la fabbrica delle sue chiese, che hanno introdotto le loro forme artistiche nella Penisola iberica, e insegnanti per le loro scuole, che hanno trasformato Ripoll in un centro culturale di grande importanza[22]. Papa Benedetto VIII (1012-1024), da lui visitato, lo teneva in grande considerazione[22]. La sua importanza politica non fu trascurabile, poiché nel 1021 partecipò alla grande assemblea dei notabili della Catalogna, dedicando molti sforzi alla difesa e al ripopolamento dei confini della diocesi di Vic[22].
All'età di 75 anni, Oliva morì nell'Abbazia di San Michele di Cuxa, a Codalet, oggi in Francia il 30 ottobre 1046[18][19]. L'enciclica mortuaria scritta in suo elogio dai monaci di Ripoll e Cuixà, girò per l'Europa raccogliendo lodi da ambienti monastici e cattedrali lontane dalla Catalogna[18][19].
Anche il Gesta Comitum Barchinonensium, riporta che Oliva, il figlio terzogenito di Oliba Cabreta fu prima monaco e poi abate al Monastero di Ripoll, quindi vescovo di Vic, che governò il Monastero di Cuxa; fu vescovo per 28 anni e abate per 38 anni, e dopo aver costruito chiese, morì nel 1047, nel Monastero di Cuxa, dove aveva vissuto e dove fu sepolto[25].
Discendenza
Oliva non prese moglie e di lui non si conosce alcuna discendenza[26][27].