Figura anomala del cinema hongkonghese, Wong Kar-wai, che pure ha influenzato numerosi cineasti, risulta stilisticamente isolato rispetto al cinema cinese contemporaneo. Con la sua opera ha messo in scena il fluire del tempo, filtrato attraverso una percezione sentimentale in grado di isolare e dare forma anche alle modificazioni più impercettibili della realtà.[3]
Dopo aver conseguito nel 1980 il diploma di design grafico presso il Politecnico di Hong Kong, ha iniziato il suo apprendistato presso la Hong Kong Television Broadcasts Ltd., la principale rete televisiva della città, dove comincia a lavorare come assistente di produzione. In quegli anni la crisi della casa di produzione degli Shaw Brothers, la società cinematografica hongkonghese di punta, specializzata in film d'arti marziali, aveva permesso alla televisione di diventare il centro principale di formazione dei nuovi talenti. In questa fase di rinnovamento, Wong Kar-wai lavora come assistente alla regia e sceneggiatore per il regista Patrick Tam e fa il suo primo esordio alla regia con As Tears Go By (Wong gok ka moon) (1988), un melodramma urbano dai toni noir, successo immediato ad Hong Kong.
Già con il film successivo, Days of Being Wild (A Fei jing juen) (1991), si è andato incrinando il miracoloso equilibrio tra successo di pubblico e libertà creativa del regista, rappresentata dalla forte tensione modernista del linguaggio cinematografico, affiancata da un uso antispettacolare di alcuni dei divi più amati a Hong Kong; sebbene il film fosse stato progettato originariamente come un dittico, la produzione è stata sospesa a causa della lunghezza dei tempi di lavorazione. Days of Being Wild ha inaugurato non solo quella riflessione sulle forme del tempo che ha poi caratterizzato tutti i film di Wong Kar-wai, ma anche la collaborazione con il direttore della fotografia Christopher Doyle, divenuto suo principale collaboratore.
Nonostante l'insuccesso economico e popolare, il film riuscì a riscuotere un enorme consenso critico e il regista poté affrontare la sua sfida più ambiziosa: Ashes of Time (Dung che sai duk) (1994), una rivisitazione del wuxia. Film lunare, convulso, astratto e onirico, Ashes of Time scompone ogni linearità narrativa sostituendola con ipotesi di percorsi e di relazioni frammentate in cui i protagonisti si perdono in un labirinto di specchi immagini multiple. Durante un intervallo di tre mesi nel corso della lavorazione di Ashes of Time (protrattasi per quasi due anni), Wong Kar-wai, con l'aiuto di una troupe minima, riuscì a realizzare Hong Kong Express (Chungking Express) (1994). Girato con malinconica leggerezza, il film (diviso in due episodi) è una divagazione notturna nei territori di Hong Kong. Un terzo episodio, che era previsto nel piano originale, ha fornito l'occasione per Angeli perduti (Fallen Angels) (1995).
Due anni dopo in Happy Together(Chunguang zia die) (1997), Wong Kar-wai ha affrontato il tema della passione, ma anche quello dell'esilio e del ritorno di Hong Kong alla Repubblica popolare cinese. Con In the Mood for Love (Fa yeung nin wa) (2000), sullo sfondo della Hong Kong del 1962 in via della imminente occidentalizzazione, Wong Kar-wai ha intrecciato il destino di due amanti che vivono una passione incompiuta, indifferenti agli stravolgimenti politici di quell'area geografica in quei tempi. Nel 2004 presenta in concorso al Festival di Cannes2046, struggente storia d'amore ambientata un anno prima rispetto a quello che sarà l'anno di riannessione di Hong Kong alla Cina.[4][5]