Vladimir Beara

Vladimir Beara
NazionalitàJugoslavia (bandiera) Jugoslavia
Altezza184 cm
Peso82 kg
Calcio
RuoloAllenatore (ex portiere)
Termine carriera1964 - giocatore
1981 - allenatore
Carriera
Squadre di club1
1947-1955Hajduk Spalato136 (-)
1955-1960Stella Rossa83 (-)
1960-1963Alemannia Aquisgrana23 (-)
1963-1965Viktoria Colonia23 (-)
Nazionale
1950-1959Jugoslavia (bandiera) Jugoslavia59 (-)
Carriera da allenatore
1964-1966Freiburger
1966-1968Fortuna Sittard
1969-1970Fortuna Colonia
1970-1972Hajduk SpalatoVice
1973-1975Camerun (bandiera) Camerun
1979First Vienna
1980-1981RNK Spalato
1986-1987BŠK Zmaj Blato
Palmarès
 Olimpiadi
ArgentoHelsinki 1952
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Vladimir Beara (Zelovo, 2 novembre 1928Spalato, 11 agosto 2014[1]) è stato un calciatore e allenatore di calcio jugoslavo, dal 1991 croato, di ruolo portiere.

È ritenuto uno dei più grandi estremi difensori della storia del calcio.[2][3][4]

Caratteristiche tecniche

Atletico, sicuro dei propri mezzi ed elegante negli interventi, Beara spese parole di elogio verso il proprio allenatore Luka Kaliterna, già portiere dell'Hajduk Spalato, che ebbe un ruolo decisivo nel suo perfezionamento tecnico: durante gli allenamenti, Kaliterna era solito lanciargli una pallina da baseball, esercizio che permise a Beara di sviluppare una presa ferrea.[3] L'eccezionale abilità nel bloccare il pallone, unità alla plasticità delle sue parate, portò Beara ad essere soprannominato Il ballerino dalle mani d'acciaio.[3][4] Efficace nelle uscite, sia alte che basse, era noto per la tendenza a fronteggiare i calci di punizione senza avvalersi della barriera, in modo da godere di una visuale più ampia.[4] Secondo il giornalista scozzese (nonché ex portiere dell'Arsenal) Bob Wilson, Beara era «come una molla, sempre pronto a scattare», mentre Lev Jašin, contemporaneo di Beara e generalmente riconosciuto come il miglior estremo difensore della propria epoca, lo riteneva più forte di lui.[3][4]

Carriera

Giocatore

Club

Inizia la carriera da professionista nel 1947 con l'Hajduk Spalato, di cui diventa subito il portiere titolare, e con cui gioca per 8 stagioni, vincendo tre campionati della RSF di Jugoslavia. Nell'estate del 1955 si trasferisce alla Stella Rossa di Belgrado dove gioca per altre cinque stagioni vincendo altri quattro campionati della RSF di Jugoslavia, due Coppe di Jugoslavia e la Mitropa Cup 1958. Nel 1960 si trasferisce in Germania Ovest, all'Alemannia Aachen, dove gioca per altre tre stagioni, prima di chiudere la carriera al Viktoria Colonia.

Nazionale

Con la Nazionale jugoslava ha disputato 59 incontri e vinto la medaglia d'argento alle Olimpiadi del 1952, parando peraltro un rigore a Ferenc Puskás nella finale persa contro l'Ungheria. Ha inoltre preso parte a tre edizioni del campionato del mondo: 1950, 1954 e ai 1958. Nel 1953 è stato convocato dalla FIFA per lo scontro Resto d'Europa-Inghilterra, insieme al collega austriaco Walter Zeman. La partita si disputa a Wembley e finisce 4-4 (due gol "europei" sono segnati da Giampiero Boniperti), ma lui subisce solo una rete.

Allenatore

Sempre nella Germania occidentale iniziò la carriera di allenatore, alla guida del Freiburger FC. Tra il 1973 e il 1975 fu poi allenatore della Nazionale camerunese.

Palmarès

Giocatore

Club

Competizioni nazionali
Hajduk Spalato: 1950, 1952, 1954-1955
Stella Rossa: 1955-1956, 1956-1957, 1958-1959, 1959-1960
Stella Rossa: 1957-1958, 1958-1959
Competizioni internazionali
Stella Rossa: 1958

Nazionale

Helsinki 1952

Note

  1. ^ Ex Jugoslavia: addio a Vladimir Beara, su ansa.it, 11 agosto 2014. URL consultato il 14 marzo 2015.
  2. ^ Rossano Donnini, Guerin Sportivo, novembre 2013.
  3. ^ a b c d (EN) Jonathan Wilson, Meet Yugoslavia's ballerina Beara, once the best keeper in the world, su theguardian.com, 5 agosto 2008. URL consultato il 20 settembre 2016.
  4. ^ a b c d (EN) Vladimir Beara: One of the world’s finest goalkeepers, who played in the Busby Babes’ last game before the Munich disaster, su independent.co.uk, 13 novembre 2014. URL consultato il 23 settembre 2016.

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