È ritenuto uno dei più grandi estremi difensori della storia del calcio.[2][3][4]
Caratteristiche tecniche
Atletico, sicuro dei propri mezzi ed elegante negli interventi, Beara spese parole di elogio verso il proprio allenatore Luka Kaliterna, già portiere dell'Hajduk Spalato, che ebbe un ruolo decisivo nel suo perfezionamento tecnico: durante gli allenamenti, Kaliterna era solito lanciargli una pallina da baseball, esercizio che permise a Beara di sviluppare una presa ferrea.[3] L'eccezionale abilità nel bloccare il pallone, unità alla plasticità delle sue parate, portò Beara ad essere soprannominato Il ballerino dalle mani d'acciaio.[3][4] Efficace nelle uscite, sia alte che basse, era noto per la tendenza a fronteggiare i calci di punizione senza avvalersi della barriera, in modo da godere di una visuale più ampia.[4] Secondo il giornalista scozzese (nonché ex portiere dell'Arsenal) Bob Wilson, Beara era «come una molla, sempre pronto a scattare», mentre Lev Jašin, contemporaneo di Beara e generalmente riconosciuto come il miglior estremo difensore della propria epoca, lo riteneva più forte di lui.[3][4]
Con la Nazionale jugoslava ha disputato 59 incontri e vinto la medaglia d'argento alle Olimpiadi del 1952, parando peraltro un rigore a Ferenc Puskás nella finale persa contro l'Ungheria. Ha inoltre preso parte a tre edizioni del campionato del mondo: 1950, 1954 e ai 1958. Nel 1953 è stato convocato dalla FIFA per lo scontro Resto d'Europa-Inghilterra, insieme al collega austriaco Walter Zeman. La partita si disputa a Wembley e finisce 4-4 (due gol "europei" sono segnati da Giampiero Boniperti), ma lui subisce solo una rete.