La torre venne costruita a partire dal 1880 sul colle più alto di San Martino, dove il 24 giugno 1859 gli eserciti di Regno di Sardegna, Francia e Austria combatterono la fase più cruenta della battaglia di San Martino nel corso della seconda guerra d'indipendenza; durante il combattimento l'altura venne persa e riconquistata a più riprese dall'Armata Sarda, che alla fine riuscì a prevalere sull'Imperial Regio Esercito austriaco pagando un elevato prezzo in termini di vite umane. La torre sorge nei pressi dell'Ossario di San Martino, che raccoglie e custodisce le ossa dei caduti nel corso della battaglia.
L'erezione della torre, resa possibile grazie a una sottoscrizione pubblica che raccolse 600 000 Lire, fu promossa dalla Società Solferino e San Martino, fondata nel 1870 per volere del conte senatore Luigi Torelli (1810-1887) con lo scopo di mantenere e di onorare la memoria dei caduti nella memorabile battaglia di Solferino e San Martino.[1]
La torre monumentale di San Martino della Battaglia
L'edificio venne progettato dall'ingegnere e architetto Giacomo Frizzoni, bergamasco, che attese alla parte tecnica del progetto e fornì i disegni, poi modificati in parte dagli ingegneri Antonio Monterumici di Treviso e Antonio Cavalieri di Bologna.
La torre, di sezione rotonda e alquanto rastremata verso l'alto, è impostata su fondazioni palificate in quattro pozzi che scendono nel terreno per circa 20 metri e si innalza per 74 metri dal sommo del colle. Il basamento, fornito di quattro aperture ad arco gotico delle quali una funge da ingresso alla torre, è coronato da merlature in cotto e costruito in pietra da taglio di San Vigilio (Lago di Garda): ha al suolo un diametro di 22,8 metri che si restringe a 13 metri al piano della prima piattaforma, ovvero a quota 16 metri. La piattaforma sommitale misura 10 metri di diametro senza contare lo sporto della merlatura che la recinge, che porta il diametro a 14 metri e vi trova spazio una lanterna. Il materiale utilizzato per la costruzione della torre è in massisma parte pietrame squadrato con inserimenti di complemento e decorativi in marmo e cotto. La struttura è consolidata da travi in ferro gettate nel cemento.[2]
L'interno e le decorazioni
All'ingresso si incontra una sala principale (detta "rotonda"), al centro della quale sorge, su un piedestallo di granito rosa di Baveno, la grande statua in bronzo di Vittorio Emanuele II in divisa da alto ufficiale dei Carabinieri (1891),[3] opera dello scultore veneziano Antonio Dal Zotto (1841-1918).
Le pareti della sala sono decorate all'encausto da quattro grandi scene della vita del Re, illustrate dal veneziano Vittorio Emanuele Bressanin (1860-1941): Il Convegno di Vignale;[4]; L'entrata a Milano di Vittorio Emanuele II e Napoleone III dopo la vittoria di Magenta;[5]; Vittorio Emanuele al ponte di Palestro;[6]; Vittorio Emanuele in Campidoglio.[7] Sempre del Bressanin sulla tazza della volta sono raffigurate otto figure allegoriche femminili con l'Italia attorniata dalle sette principali città italiane.[8]
Dal piano terreno sale una rampa inclinata a spirale appoggiata alle pareti, che si sviluppa su una lunghezza di 410 metri; la rampa, intervallata da sette ripiani, porta sulla cima della torre dalla quale si gode un notevole panorama del basso lago di Garda e delle colline moreniche circostanti, sino alla pianura padana.
Negli spazi minori fiancheggianti la rampa sono inoltre presenti alcuni acquarelli del pittore Quinto Cenni (1845-1917) rappresentanti le uniformi militari dei vari corpi italiani nella varie battaglie risorgimentali.