Nacque il 13 gennaio 1894, nella tenuta di famiglia di Skotniki, nell'allora distretto di Sandomierz del Governatorato di Radom, figlio di Maksymilian Bogoria (1863–1922) e Wanda Russocka (1866–1941).[4] La sua famiglia discendeva da una famiglia di proprietari terrieri patriottici di Sandomierz, con lo stemma di Bogoria.[5] Nel 1912 superò l'esame di maturità presso la Scuola di commercio di Radom e poi andò in Svizzera, dove iniziò gli studi presso l'Accademia di Commercio di San Gallo e si unì alla Związek Strzelecki.[6] Nel 1913, dopo essersi diplomato alla Oficerska Szkoła Strzelecka w Stróży a Stróża, divenne comandante del ramo della Związek Strzelecki di San Gallo.[6]
Era un membro della cosiddetto pattuglia a cavallo di Władysław Belina-Prażmowski, la cosiddetta "pattuglia dei sette", che nella notte tra il 2 e il 3 agosto attraversò per primo il confine della partizione russa a Kocmyrzów e la sera del 3 agosto ritornò a Cracovia.[5] Il compito di questa pattuglia, inviata da Pilsudki, era quello di entrare nella Nazione della Vistola per stabilire un contatto con l'agenzia dell'Unione di lotta attiva nel Regno e di localizzare le unità militari, le guardie di frontiera e la polizia russe. Inoltre, questa pattuglia aveva lo scopo di creare confusione nelle retrovie delle truppe russe e di identificare il percorso da Cracovia a Kielce.[5] Il 6 agosto partì con la Prima Compagnia di Quadri penetrando all'interno del Regno del Congresso.[2] Preso parte all'avanzata su Miechów e Kielce, il 9 ottobre 1914 fu nominato sottotenente e subentrò come aiutante del colonnello Władysław Belina-Prażmowski.[2] Quando andò in guerra adottò il soprannome di "Grzmot", che divenne poi parte integrante del suo cognome.[5]
Prestò servizio nel 1° Reggimento ulani delle Legioni polacche, comandando un plotone e uno squadrone.[2] Prese parte alle battaglie sul fiume Nida, nella zona di Nowy Korczyn, Szczytniki, Lublino, Kościuchnówka e Trojanówka.[2] Insieme all'intero reggimento di Belina-Prażmowski combatte a Krzywopłoty, Wolbrom e Ulina Mała.[2] Poi combatté a Podhale vicino a Limanowa, Nowy Sącz e nella battaglia, durata di diversi giorni, di Łowczówek.[2] Inoltre, insieme al suo squadrone, assicurò la marcia della fanteria della Legione verso Łódź e Częstochowa.[2] Il 5 marzo 1915 fu nominato tenentedi cavalleria.[2] Nel febbraio e marzo del 1917 tenne lezioni di addestramento al corso per ufficiali di cavalleria a Ostrołęka.[2] Nell'estate del 1917, dopo la crisi del giuramento, fu internato inizialmente nel campo di Szczypiorno, e dal 20 luglio dello stesso anno in Germania: Havelberg, Rastadt e Werl.[7][8] Liberato il 14 ottobre 1918, ritornò nel Paese.[8]
Nel novembre dello stesso anno, ricostruì il suo reggimento originale (in seguito il 1° Reggimento cavalleggeri di Józef Piłsudski), nel quale prese parte alla guerra polacco-ucraina.[2] Il 17 dicembre 1918 fu accettato nell'esercito polacco con l'approvazione della sua promozione a capitano, "annunciata per ordine del maggiore generale Edward Rydz-Śmigły".[9]
Nel dicembre 1918 combatté a Sokol e Dołnobyk. Il 28 gennaio 1919 lui e il suo reggimento caricarono vicino a Krystynopol. Nell'autunno del 1919 fu inviato alla Scuola di equitazione per ufficiali di Varsavia e poi alla Scuola di applicazione di cavalleria a Saumur, in Francia.[5] L'11 giugno 1920 fu al grado di maggiore di cavalleria, appartenente al gruppo degli ufficiali delle ex legioni polacche.[10] Dal 18 agosto 1920 comandò l'8ª Brigata di cavalleria e fino aal 1 maggio 1921, temporaneamente, la 2ª Divisione di cavalleria.[5][3] Il 17 settembre 1920 conseguì una vittoria sulle unità della Prima armata di cavalleria russa vicino a Klevan.[3]
Dal 1 maggio al 1 luglio 1921 frequentò il Corso per Comandanti Superiori a Varsavia.[8] Il 30 giugno 1921 Józef Piłsudski lo decorò personalmente con la Croce d'argento dell'Ordine Virtuti militari.[1] Negli anni 1921–1924 prestò servizio come capo istruttore presso la Scuola centrale di cavalleria di Grudziądz.[11] Il 3 maggio 1922 fu promosso al grado di tenente colonnello, e il 31 marzo 1924 fu nominato colonnello.[12]
Il 1° giugno 1924 fu trasferito, in qualità di comandante, al 15° Reggimento ulani a Poznań.[13] Durante il colpo di Stato di Maggio 1926 lui e il suo reggimento si schierarono con il governo.[2] Dovette scegliere tra il suo dovere di soldato, che gli imponeva di venire in aiuto del governo, e le sue convinzioni personali, perché in fondo era un sostenitore di Piłsudski.[2] Nonostante ciò, non fu trasferito nella riserva dopo l'attacco, come molti altri ufficiali.[5] Dopo il colpo di stato la sua carriera militare continuò senza interruzioni, e fu membro della commissione di liquidazione del generale Lucjan Żeligowski, che indagò sulle operazioni militari nel maggio 1926.[3]
Il 15 luglio 1927 fu nominato comandante della 9ª Brigata di cavalleria indipendente a Baranowicze.[14] Il 24 dicembre 1929, il presidente della Repubblica di Polonia, Ignacy Mościcki, lo promosse generale di brigata con anzianità dal 1° gennaio 1930.[15]
Nella primavera del 1937 prese il comando della Brigata di cavalleria della Pomerania.[5] Nel 1938, insieme all'intera Brigata, prese parte all'azione che portò all'occupazione della regione di Zaolzie, che allora apparteneva alla Cecoslovacchia.[3][2] Dedicava quasi tutto il suo tempo libero alle attività sociali.[3] Era il presidente del consiglio di amministrazione del distretto scolastico madre polacco e del club ippico del confine orientale.[3]
Nella campagna del settembre 1939 comandò il gruppo di copertura "Czersk" e la brigata di cavalleria della Pomerania, unità in forza all'Armata "Pomorze".[5] Nei primi giorni della seconda guerra mondiale i suoi soldati combatterono contro i tedeschi vicino a Krojanty, nella difesa di Chojnice e nella foresta di Tuchola.[5] Nella battaglia del fiume Bzura comandò il Gruppo operativo di cavalleria che portava il suo nome.[16]
Il 18 settembre, durante l'attacco a Stogi da dove veniva diretto il fuoco, il generale correva con i soldati quando fu ferito gravemente da un colpo da una mitragliatrice pesante tedesca al petto e all'addome. Ordinò al suo vice, il tenente colonnello Kazimierz Max, di assumere il comando e condurre la gente nella foresta.[5]
Catturato dai tedeschi fu curato da un loro medico e trasferito in una vicina casetta forestale vicino a Tułowice (contea di Sochaczew), dove morì la mattina successiva.[16] Sepolto nel luogo della morte, venne riesumato nel 1940 dalla popolazione locale con il consenso degli occupanti e trasferito nel cimitero di Janówek,[16] riesumato nuovamente nel 1952[16] e trasferito nel cimitero militare Powązki a Varsavia (sezione A 29-6-30).[16]
(PL) Otton Laskowski (a cura di), Encyklopedia Wojskowa T. VII: Przemysł wojenny – Rada Narodowa, Warszawa, Towarzystwo Wiedzy Wojskowej i Wojskowy Instytut Naukowo-Oświatowy, 1937.
(PL) Cezary Leżeński e Lesław Kukawski, O kawalerii polskiej XX wieku, Wrocław, Zakład Narodowy im. Ossolińskich, 1991, p. 20, ISBN83-04-03364-X.
(PL) Stanisław Łoza (a cura di), Czy wiesz kto to jest?, Warszawa, Warszawa: Wydawnictwo Głównej Księgarni Wojskowej, 1938.
(PL) Bogusław Polak (a cura di), Kawalerowie Virtuti Militari 1792–1945. T. 2/1, Koszalin, Wydawnictwo Uczelniane Wyższej Szkoły Inżynierskiej w Koszalinie, 1991, ISBN83-900510-0-1.
(PL) Zbigniew Puchalski, Dzieje polskich znaków zaszczytnych, Warszawa, Wyd. Sejmowe, 2000.
(PL) Waldemar Rezmer, Armia „Pomorze” w kampanii polskiej 1939 roku, Bydgoszcz, Światowy Związek Żołnierzy Armii Krajowej, 2004.
(PL) Piotr Stawecki, Słownik biograficzny generałów Wojska Polskiego 1918–1939, Warszawa, Wydawnictwo Bellona, 1994, ISBN83-11-08262-6.
(PL) Bolesław Wieniawa-Długoszowski, Bronisław Rakowski, Władysław Dziewanowski, Karol Koźmiński, Stanisław Strumph-Wojtkiewicz, Stanisław Ostoja-Chrostowski e Stanisław Haykowski, Księga Jazdy Polskiej, Warszawa, Zakłady Graficzne Instytutu Wydawniczego „Biblioteka Polska Państwowe Wydawnictwo Naukowe”, 1938.
(PL) Mieczysław Wrzosek e Stanisław Skotnicki, Polski Słownik Biograficzny. T. XXXVIII, Polska Akademia Nauk, 2006.
(EN) Steven J. Zaloga, Poland 1939. The Birth of Blitzkrieg, Botley, Osprey Publishing, 2003, ISBN83-11-08262-6..