Comune della conca avellinese, situato nella valle del torrente Salzola, tributario di destra del Sabato, ai piedi delle estreme propaggini settentrionali dei Monti Picentini (Monte Serpico, 807 m).
Il centro abitato di Sorbo Serpico è adagiato nella valle del Salzola. La parte occidentale del comune è caratterizzata da dolci declivi ricoperti da fertili campagne coltivate, mentre la parte orientale, più montagnosa, è ricoperta da boschi cedui e castagneti.
Storia
Il primo nucleo fu edificato sul Monte Serpico, sul perimetro difensivo della colonia romana di Avellino, e, pare, abbia assunto questo nome da un tempio dedicato alla divinità Serapide.
Da un documento del 901 Serpico risulta casale appartenente al centro longobardo di Conza. Al tempo dei Normanni era un dominio dei conti di Avellino. Successivamente risulta come feudo delle famiglie Gesualdo, Galeota e Della Marra.
La peste del 1656 ne decimò la popolazione così che sorse, più in basso dell'antico nucleo, Sorbo per opera dei superstiti. Il centro di Serpico quindi andò sempre più spopolandosi a favore di Sorbo.
La famiglia Brancaccio detenne poi il feudo di Sorbo Serpico fino all'eversione della feudalità.
Territorio a vocazione agricola, nel corso del '900 ha visto, come tanti altri comuni dell'Italia meridionale, molti dei suoi abitanti emigrare verso le maggiori regioni industriali dell'Italia e dell'Europa. Centro gravemente danneggiato dal sisma del 23 novembre 1980, nel 1983 fu teatro di una rivolta promossa dalle donne del paese, le quali riuscirono a impedire la captazione dell'acqua della locale sorgente del Saucito (usata da sempre come fonte e lavatoio pubblico) da parte della "Società Alto Calore".[4]
Simboli
Lo stemma e il gonfalone del comune sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica dell'11 maggio 2004.[5]
Stemma
«Di azzurro, all'albero di sorbo di verde, fustato al naturale, fruttato di cinque d'oro, nodrito nella pianura di verde, sostenuto da due leoni affrontati, d'oro, allumati e linguati di rosso, il leone a destra sostenente il tronco con la zampa anteriore destra e poggiante la zampa posteriore destra sulla pianura, il leone a sinistra sostenente il tronco con la zampa anteriore sinistra e poggiante la zampa posteriore sinistra sulla pianura. Ornamenti esteriori da Comune.»
«In occasione di un disastroso terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile, affrontava la difficile opera di ricostruzione del proprio tessuto abitativo, nonché della rinascita del proprio futuro sociale, economico e produttivo. Mirabile esempio di valore civico ed altissimo senso di abnegazione.» — 23 novembre 1980
Monumenti e luoghi d'interesse
Sul Monte Serpico, tra una rigogliosa vegetazione, sono ancora visibili i resti dell'antico castello.
La chiesa parrocchiale dei SS. Nomi di Gesù e Maria, edificata nel XVII secolo, situata al centro dell'abitato, conserva affreschi attribuiti a Francesco Solimena e a Michele Ricciardi, un altare barocco attribuito a Cosimo Fanzago, un Cristo ligneo attribuito al Venuti e un soffitto ligneo cassettonato.[6]
Nel centro dell'abitato si erge poi il palazzo secentesco appartenuto alla famiglia Brancaccio, a cui è annessa la settecentesca cappella della Santissima Annunziata.
Su una collina prospiciente l'abitato è situata la settecentesca cappella della Madonna della Neve.
L'agricoltura dà ortaggi e frutta. La parte montagnosa è ricca di castagni e boschi cedui, quella collinare di peri, ulivi e viti.
Il comune di Sorbo Serpico rientra nell'area di produzione dei vini Fiano di AvellinoDOCG, Irpinia DOC e della castagna di Serino IGP. Sul territorio sono presenti importanti aziende operanti nel settore vitivinicolo.[6]
Le copiose sorgenti presenti nel comune oggi alimentano l'acquedotto di Avellino. In passato l'abbondanza di acqua veniva invece sfruttata per far funzionare mulini e cartiere. Sul territorio del comune è inoltre presente una fonte di acqua clorurato-sodica da cui in passato veniva estratto il sale necessario al fabbisogno dell'area urbana avellinese.