Sichelgaita di Salerno

Sichelgaita di Salerno
Sichelgaita e Roberto il Guiscardo alla corte di Salerno.
NascitaSalerno, 1036
MorteCetraro, 16 aprile 1090
PadreGuaimario IV di Salerno
MadreGemma di Capua
FigliOlimpia d'Altavilla
Héria
Matilda
Ruggero Borsa
Guido
Sibilla
Mabilia
Roberto ([1])

Sichelgaita di Salerno (Salerno, 1036Cetraro, 16 aprile 1090) è stata una principessa longobarda, seconda moglie di Roberto il Guiscardo.

Biografia

Figlia di Guaimario IV, principe di Salerno, sposò Roberto il Guiscardo dopo il 1059, dopo che quest'ultimo ebbe ripudiato la prima moglie Alberada,[2] per motivo di consanguineità.[3][4][5]

Il fratello di Sichelgaita, il principe Gisulfo II, manifestò un ostinato rifiuto alle nozze, che furono comunque subito celebrate.

Sua sorella Gaitelgrima aveva invece già sposato Drogone d'Altavilla, fratellastro di Roberto.

Donna di grande cultura e fermo carattere, seppe affermare la propria personalità a corte ed esercitare una notevole influenza sull'energico marito, che accompagnò spesso nei suoi viaggi di conquista. Infatti era con lui quando conquistó Palermo nel 1072.

La partecipazione al Concilio di Melfi

La principessa si recò nella capitale Melfi e, nell'estate del 1059, riservò al pontefice Niccolò II un'accoglienza maestosa. Sichelgaita organizzò il Concilio di Melfi I e preparò lo svolgimento degli incontri che portarono prima al Trattato di Melfi e, poi, al Concordato di Melfi.

L'alleanza tra la Chiesa ed i Normanni avvenne tramite l'abate di Montecassino, Desiderio di Benevento, futuro papa Vittore III, mentre le trame degli accordi vennero tessute da Godano, vescovo di Acerenza, legato a Roberto il Guiscardo. Niccolò II tolse la scomunica allo stesso Guiscardo, lo ricevette come suo fidelis e lo benedisse insieme alla consorte Sichelgaita.

La famiglia

Dal matrimonio con Roberto d'Altavilla nacquero:

La guerra in Oriente

Malgrado gli iniziali tentativi di convincere il Guiscardo a non attaccare l'Impero bizantino, Sichelgaita fu comunque al suo fianco in questa campagna militare. Durante la battaglia di Durazzo (1081) combatté in prima persona armata di corazza, guidando le truppe di Roberto quando queste furono inizialmente respinte dall'esercito nemico. Secondo la cronista bizantina Anna Comnena, Sichelgaita era «come un'altra Pallade, se non una seconda Atena». Anna le attribuisce una citazione dall'Iliade.

«Sichelgaita partecipò alla battaglia di Durazzo del 18 ottobre 1081 e al vittorioso assedio della città. Diverse fonti testimoniano la sua effettiva presenza sul campo vicino a Roberto e Guglielmo Apulo racconta che in un’occasione Sichelgaita fu anche ferita da una freccia. È però soprattutto la principessa bizantina Anna Comnena, nella sua Alessiade, a insistere sulle virtù militari di quella che ella chiama Gaita, tanto da dar origine al vero e proprio mito, sviluppatosi in seguito, di una Sichelgaita amazzone. Anna rammenta come la longobarda si fosse in realtà inizialmente prodigata per evitare il conflitto, cercando di dissuadere il marito dall’aggredire Bisanzio; ma una volta avviate le operazioni belliche, costei aveva dimostrato un eccezionale animo guerriero. In particolare, quando sul campo di Durazzo i Normanni, di fronte alla prime avversità, cominciarono a ritirarsi, Sichelgaita li avrebbe bloccati con grida e sguardi furenti, per poi incitarli a riprendere la lotta lanciandosi a cavallo verso di loro con una lancia in pugno.[6]»

Nel 1083 Sichelgaita fece ritorno in Italia insieme a Roberto per difendere papa Gregorio VII contro l'imperatore Enrico IV. Fu al fianco di suo marito in una seconda campagna contro i Bizantini, quella che costò la vita a Roberto durante l'assedio di Cefalonia del 1085.

Gli ultimi anni di vita

Si dedicò allo studio della medicina e dell'erboristeria presso la Scuola medica salernitana, che all'epoca rappresentava un polo di eccellenza nel campo medico-officinale. Tuttavia le sue conoscenze le costarono un'infamante accusa: secondo alcune fonti, Sichelgaita avrebbe tentato di avvelenare il figlio che Roberto aveva avuto dal primo matrimonio, Boemondo di Taranto, sebbene i due giunsero successivamente ad un accordo in base al quale la successione di Roberto fu attribuita al primo figlio nato dal matrimonio tra Roberto e Sicheilgaita, il futuro duca Ruggero Borsa.

Note

  1. ^ Probabilmente alcuni di questi figli/figlie erano nati da Alberada, la prima moglie del Guiscardo. La tradizione li attribuisce a Sichelgaita, la quale non può aver partorito cinque figli in tre anni.
  2. ^ a b Sichelgàita di Salerno, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 19 agosto 2015.
  3. ^ Gaufredus Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae Comitis et Roberti Guiscardi Ducis fratris eius, a cura di Ernesto Pontieri, collana Rerum Italicarum Scriptores, direzione generale di Antonio Ludovico Muratori, fasc. 2, V 1, Bologna, Zanichelli, 1928, SBN PUV0107060.
  4. ^ I Normanni nella Piana di Gioia Tauro, su tuttostoria770638580.wordpress.com, 12 marzo 2023. URL consultato il 25 novembre 2023.
  5. ^ Goffredo Malaterra, Ruggero I e Roberto il Guiscardo, premessa al testo, traduzione, e note, di Vito Lo Curto, Cassino, Francesco Ciolfi, 2002, ISBN 978-88-86810-10-4.
  6. ^ Sichelgaita

Bibliografia

Fonti antiche
Fonti moderne
  • Patricia Skinner, "Halt! Be Men!": Sikelgaita of Salerno, Gender, and the Norman Conquest of Italy, in Gender and History, vol. 12, n. 3, 2000.
  • Michele Scozia, Sichelgaita: signora del Mezzogiorno, Napoli, Guida, 1994, ISBN 88-7188-075-7.
  • Thalia Peterson-Gouma, Anna Komnene and Her Times, 2000.
  • Lynda Garland, Byzantine Empresses, 1999.
  • Graham Loud, The Age of Robert Guiscard: Southern Italy and the Norman Conquest, 2000.
  • Franco Pastore, Gaita, la moglie del Guiscardo, in “La saga dei Longobardi”. Cinque drammi storici, presentazione di Anna Burdua, Salerno, AITW Edizioni, 2014 [2007], SBN MO10037976.
  • Dorotea Memoli Apicella, Sichelgaita tra longobardi e normanni, Profili e personaggi, n. 3, Salerno, Laveglia & Carlone, 2009, ISBN 978-88-88773-89-6.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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