I Toffetti di San Giovanni o San Giovanni Toffetti spesso abbreviati in Sangiantoffetti (anche San Gian Toffetti[1], Sangiantofetti[2] o, più semplicemente, Toffetti[3]) furono una famiglia aristocraticacremasca, ascritta al patriziatoveneziano e annoverata fra le cosiddette case fatte per soldo.
Palazzo Marcello-Sangiantoffetti o Ca' Bembo a Venezia
La famiglia risiedeva a Crema[2][3][4], nella cui nobiltà figurava sin da epoca antica[4]. Vi era giunta dopo essere stata bandita da Genova[1][5].
Trasferitasi a Venezia, vi continuò con grande successo l'attività della mercatura[2][3], senza tuttavia tagliare i legami con la terra natia (estese le sue proprietà nel Veronese e nel Vicentino, pur mantenendo quelle nel Cremasco)[1].
Nel 1639, in vista di un conflitto contro i Turchi, Gasparo Sangiantoffetti allestì a sue spese dieci vascelli armati di duecento fanti ciascuno, offrendo inoltre mille ducati all'anno per sette anni[3][4]. Nel 1649, al culmine della guerra di Candia, fu il nipote Carlo a rimpinguare le finanze della Serenissima con un'offerta di argento e denari, mentre lo stesso Gasparo offriva i centomila ducati richiesti per l'accesso al patriziato, venendovi finalmente iscritta il 27 giugno 1649[1][2][3][4][5].
Questo casato, inoltre, era insignito della dignità di Grande di Spagna di seconda classe[4].
Dopo la caduta della Serenissima, il governo imperiale austriaco confermò la nobiltà di questa famiglia con Sovrana Risoluzione del 16 dicembre 1817, fregiandola successivamente del titolo comitale con Sovrana Risoluzione del 14 novembre 1819[4].
Si estinsero per via maschile con la morte del conte Vincenzo Toffetti (06/5/1797-1866), distintosi come patriota risorgimentale[1]. Per via femminile, invece, confluirono nella famiglie patrizie dei Badoer e dei Dolce.
Matteo Benvenuti, Facoltosi e nobili lombardi aggregati al Libro d'oro della Repubblica di Venezia, in Archivio Storico Lombardo. Giornale della società storica lombarda, vol. 10, n. 4, dicembre 1883, pp. 647-665.