Il padre era un saldatore e la madre bustaia. Nato in via dei Volsci, nel quartiere San Lorenzo a Roma, vi è rimasto fino all'età di trentasette anni. Il primo impiego fu a 18 anni come ragioniere alla Breda. Due anni dopo la madre "ottenne una raccomandazione per la Cassa di Risparmio di Roma" a suo favore, dove rimase a lavorare per dodici anni.[1][2]
Il 22 maggio 2000 su consiglio di Barbara Palombelli[1] apre il portale internet Dagospia, sito di rassegna stampa[7] ma anche collettore di indiscrezioni e scoop; molto seguito per le anticipazioni sugli scenari politici, economici e sociali italiani.
«(...) poi ho scoperto che l'economia e la finanza avevano preso il sopravvento sulla politica.
Una settimana dopo aver lanciato il sito mi arrivò la notizia che Tatò, amministratore delegato dell'Enel, stava studiando lo sposalizio fra telefonini e televisione. Nel frattempo aveva fatto in modo che sua moglie Sonia Raule venisse nominata direttore dei programmi di Telemontecarlo. Io all'epoca non ero così smaliziato da capire che dando la notizia avrei bruciato l’operazione. Titolai "Sonia e lumière" e successe un casino. Così capii che non erano le scopatine degli attori ad interessare i miei lettori, ma l'insieme gossip-potere-economia.[1]»
«Dagospia è un bollettino d'informazione, punto e basta.[10]»
La definizione del sito è di «Risorsa informativa online a contenuto generalista che si occupa di retroscena. È espressione di Roberto D'Agostino».[11]
Vita privata
Dopo la nascita del figlio Rocco, nel 1997 ha sposato Anna Federici, erede di una famiglia di costruttori edili.[12]
È un collezionista di Damien Hirst, di cui possiede le opere "The wounds of christ" e "New Religion".[13]
Controversie
Battibecchi in TV
Roberto D'Agostino è stato protagonista di alcuni battibecchi televisivi. Celebre il litigio con Vittorio Sgarbi, con cui si scontrò una prima volta nel novembre 1989 all'interno del programma Uno su cento di Pippo Baudo,[14] e una seconda volta nell'aprile 1991 ne L'Istruttoria, condotta da Giuliano Ferrara: in questa occasione, dopo essere stato provocato da Sgarbi che gli gettò addosso dell'acqua, D'Agostino reagì dandogli uno schiaffo.[15] L'oggetto del contendere era Sgarbi stesso in qualità di critico d'arte e di professore universitario, che D'Agostino metteva in discussione, sostenendo non avesse nessuna cattedra universitaria e non fosse apprezzato dai suoi colleghi.
«Su quello schiaffo ho campato per anni. Mi fermavano per strada e mi dicevano: "In quella mano c'ero anche io".[16]»
Sponsorizzazione Eni
Nel 2011 fece scalpore la notizia, emersa dall'interrogatorio del faccendiere Luigi Bisignani nell'ambito dell'inchiesta P4, che Bisignani aveva procurato al sito Dagospia una pubblicità Eni da 100 000 euro all'anno. Bisignani dichiarò di essere molto amico di D'Agostino, che è sposato con Anna Federici, figlia di un noto costruttore romano amico di Andreotti. Secondo il quotidiano la Repubblica, Bisignani userebbe Dagospia per "ammansire le sue vittime e orientare la grande stampa". Ne sarebbero esempio "il fango sul vicepresidente del Csm Michele Vietti" e "il tormentone sulla relazione tra Italo Bocchino e il ministro Mara Carfagna".[17] Il Corriere della Sera scrisse che D'Agostino "rivendica la libertà di scegliersi le fonti".[18] D'Agostino ha querelato la Repubblica per diffamazione.[19][20]
Ordine dei Giornalisti e caso Vittorelli
Nel 1981 si è iscritto all'Ordine dei giornalisti come giornalista pubblicista[21], ma in seguito è stato radiato dall'albo[22]. Nonostante ciò molte notizie di Dagospia vengono ancora avvalorate da importanti quotidiani e periodici. Nel caso dell'ex abate Piero Vittorelli, nel 2015 travolto da illazioni calunniose diffuse anche dal sito di D'Agostino, il contenuto si è rivelato infondato, portando nel maggio 2023 all'assoluzione del prelato[23][24].
^Fortunato best seller degli anni ottanta, che faceva del «vivere bene» lo slogan dell'Italia di quel decennio, stanca delle ideologie che avevano insanguinato il clima politico e il vivere civile, a cominciare da quella comunista la cui egemonia cominciò proprio allora a declinare, essendo divenuta copertura di una retorica ormai vuota e fallace, che sarebbe stata progressivamente e silenziosamente sostituita da un'atmosfera di edonismo e pragmatismo (cfr. S. Bondi, La cultura è libertà, pag. 73, Mondadori, 2011 ISBN 978-88-04-61236-0).