«[...] Cantiamo piano, che non senta la morte – può essere nei pressi – questo canto di vita, coraggioso»
(Da Canto a due, 1965)
Nata ad Arcola, in Lunigiana, le fu dato il nome di una sorellina morta di meningite l'anno prima con altri due fratelli. Dal 1910 la famiglia abitò a Spezia, dove Rina studiò fino alle magistrali. Nel 1927 fu maestra di scuola a Bocca di Magra, e l'anno dopo pubblicò la sua prima raccolta poetica, Frulli d’ala, seguita cinque anni dopo da altre due raccolte, nel segno di Pascoli e di Elpidio Jenco, poeta contemporaneo cultore di Ungaretti e della lirica giapponese.[1]
Grazie alla sua esplicita fede fascista e in particolare dopo la composizione di un Inno dei legionari in Africa Orientale, nel 1937 Rina Pellegri fu assunta a Roma al Ministero della cultura popolare con l'incarico di divulgare le direttive del Partito fascista e nel 1939 uscirono i Vespri còrsi, una rivendicazione in rima della Corsica all'Italia. Contemporaneamente pubblicava articoli per i quotidiani, scriveva testi per l'EIAR e nel 1942 sposava il giornalista Raoul Lucidi.[2]
Caduto il fascismo e sciolto il Minculpop, Rina Pellegri fu assunta al Sottosegretariato per la stampa e lo spettacolo e lavorò per la RAI. Iscritta dal 1956 al Partito Nazionale Monarchico, scrisse Il vessillifero della bianca croce, dedicato al senatore Raffaele Paolucci.[3]
Separatasi dal marito e annullate le nozze dalla Sacra Rota, si risposò nel 1965 e diede alla luce il Canto a due, che seguiva altre due raccolte poetiche intonate al realismo lirico di Aldo Capasso, Lionello Fiumi ed Elpidio Jenco. Nel 1966 si trasferì col marito a Sarzana, vicino alla nativa Arcola. Collaborò con riviste locali e pubblicò nel 1969 Le predilette, tradotte l’anno dopo in francese con il titolo La guirlande éphémère.Marzia Minutelli, "effimera ghirlanda" di una poetessa dimenticata: dodici liriche di Rina Pellegri, cit..
Il marito Antonio Del Santo morì investito da un’automobile nel dicembre del 1971, quando la Pellegri stava per dare alle stampe il libro Miracolo d’amore a rate, dedicato al nonno Innocente. Trasferitasi a Spezia, vi morì nel 1975. Le sue spoglie sono conservate nel cimitero di Arcola.[3]
Opere
Frulli d’ala, Aulla, Tipografia Mori, 1928
Musiche d’acque, Genova, Emiliano degli Orfini, 1933
Fiori sulla sabbia, Como, Emo Cavalleri, 1934
Vespri còrsi, Livorno, Corsica antica e moderna, 1939
Àncore e vele, Siena, Quaderni di «Ausonia», 1950
Il vessillifero della bianca croce, Milano, Gastaldi, 1956
Richiamo da una stella, Sarzana, Carpena, 1959
Canto a due, Sarzana, Carpena, 1965
Le predilette, Savona, Editrice Liguria, 1969
Miracolo d'amore a rate, Savona, Editrice Liguria, 1972
Note
^Marzia Minutelli, "effimera ghirlanda" di una poetessa dimenticata: dodici liriche di Rina Pellegri, in «Soglie», XV, 2013.
^Marzia Minutelli, "effimera ghirlanda" di una poetessa dimenticata: dodici liriche di Rina Pellegri, cit.
Mario Gastaldi, Donne luce d'Italia. Panorama della letteratura femminile contemporanea, Milano, Quaderni di Poesia, 1936, pp. 739 e ss.
Piero Raimondi (a cura), Rina Pellegri, Savona, Sabatelli, 1970.
Maria Bandini Buti (a cura), Poetesse e scrittrici, in Enciclopedia biografica e bibliografica Italiana, II, Milano, Istituto editoriale italiano B. C. Tosi, 1942, pp. 120 e ss.
Marzia Minutelli, "effimera ghirlanda" di una poetessa dimenticata: dodici liriche di Rina Pellegri, in «Soglie», XV, 2013, 3, pp. 29-56.