Figlio di un certo Bartolomeo di Giovanni di Carlo di Cocco, rimase orfano in tenera età e fu allevato da un parente, Pasquino di Carlo, e poi dalla famiglia Capponi. Il nome "del Garbo", con cui il pittore è conosciuto, deriva dalla via del Garbo, a Firenze, dove tenne bottega dal 1513 al 1517. Tale via è esistita e corrisponde all'attuale Via della Condotta nei pressi della Chiesa della Badia.[1]
Andrea del Sarto fu un suo discepolo: questo legame sembra confermato da una tavola L'incoronazione della Vergine dipinta da Raffaellino per l'altare maggiore della chiesa di San Michele a San Salvi, per lo stesso committente che affidò ad Andrea del Sarto l'affresco con l'Ultima cena nel refettorio, sempre a San Salvi.
Anche il figlio Bartolomeo, detto il Bontaca, fu pittore e morì il 25 novembre 1555. Di lui non si conoscono né i fatti della vita né l'opera pittorica.
la Vergine in gloria con san Giovanni Battista, san Girolamo, san Francesco e san Vivaldo, conservata nella chiesa di San Vivaldo facente parte del complesso architettonico del convento di San Vivaldo;
^Maria Grazia Carpaneto, Raffaellino del Garbo, I. parte, sta in Antichità viva, Rassegna bimestrale d'arte, Casa editrice Edam, anno IX, n. 4, Luglio - Agosto 1970.
Bibliografia
Anna Padoa Rizzo, Raffaello dei Carli, detto Raffaellino del Garbo, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 20, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, 1977