Pristina (in albanesePrishtina; in serboПриштина?, Priština) è la capitale del Kosovo.
Con 211129 abitanti è la città più grande del Kosovo.
La popolazione dell'area metropolitana, agglomerato urbano e suburbano metropolitano, è calcolata in 465186 abitanti.
La città si trova su una pianura nella parte nord-orientale del Kosovo, nelle vicinanze della catena montuosa di Gollaku.
Pristina è il centro politico, economico, finanziario, commerciale, nonché culturale e religioso del Kosovo, sede del potere del governo del Kosovo, delle residenze del presidente e del primo ministro del Kosovo e del parlamento del Kosovo. È il nodo più importante del trasporto per via aerea, ferroviaria e stradale, con l'Aeroporto Internazionale di Pristina che è il più grande aeroporto del Paese e tra i più grandi della regione, mentre una serie di superstrade e autostrade, come la R6, R7 e R7.1, irradia la città e la collega con l'Albania e la Macedonia del Nord. Pristina, per l'identità, la lingua e la cultura comune, è strettamente gemellata con Tirana[senza fonte], capitale dell'Albania, con la quale è anche collegata dalla Rruga e Kombit (la Strada della Nazione).
Una diffusa ipotesi fa derivare il nome della città dal termine proto-slavo *pryščina, col significato di "sorgente", il quale è attestato nei dialetti della Moravia; tale termine a sua volta deriva dal verbo *pryskati, ossia "schizzare", "spruzzare" , corrispondente a prskati nel Serbo moderno.[2]
Dal 1945, durante il periodo dell'ex-Jugoslavia, era nota dagli slavi in serbo come Приштина/Priština.
Storia
Durante l'epoca romana, prosperava Ulpiana al posto dell'attuale Lipjan, a 15 chilometri a sud dell'attuale capitale. Essa fu distrutta ed in seguito ricostruita dall'imperatore romano d'Oriente Giustiniano I. Dopo il decadimento di quest'ultima fu scelto l'attuale luogo perché più facile da raggiungere, favorendo il commercio. Grazie a quest' ultimo fattore la città si sviluppò rapidamente, fungendo da importante passaggio attraverso i Balcani.
La scelta di trasformarla in capitale fu presa dal re serbo Milutin e i suoi successori la fecero fiorire ulteriormente. La città cadde in mano Ottomana nel 1389 a seguito della battaglia della Piana dei Merli e poi definitivamente nel 1454. Il lungo periodo sotto dominio turco portò a un cambiamento radicale della città: furono costruite numerose moschee volute dal sultano Mehmet II e, di conseguenza, si convertì all'Islam la maggior parte della popolazione residente.
Dopo alcune rivolte nazionaliste nel 1878, promosse dalla Lega di Prizren, la città passò in mano albanese. Prima del 1939 la popolazione della città era composta prevalentemente da serbi e albanesi, ma la politica della Pulizia etnica imposta dallo stato serbo, portò a far emigrare gli albanesi rendendoli una minoranza.
Tra il 1941 e il 1945, Pristina fu unita al resto dell'Albania e quindi annessa al regno d'Italia, provocando di conseguenza un aumento dell'etnia albanese ma fu anche occupata per un periodo (fino al novembre del 1944) dalle truppe naziste che attuarono una persecuzione contro i serbi provocandone la fuga.
Alla fine delle ostilità, Pristina passò sotto il controllo Jugoslavo e fu quindi integrata nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia come provincia autonoma della Repubblica Socialista di Serbia. Dopo un primo periodo caratterizzato dal centralismo di Belgrado, le riforme autonomistiche del 1966 spostarono l'equilibrio più a favore degli albanesi che furono in grado di rimpiazzare la dirigenza serba[3].
Dopo la morte di Tito le spinte autonomistiche divennero sempre maggiori e sfociarono in aperte rivolte studentesche (1981). Le manifestazioni assunsero un carattere di massa e le richieste divennero sempre più esigenti, chiedendo la creazione di una Repubblica Socialista Kosovara all'interno della Jugoslavia. Il 6 aprile, il governo kosovaro dichiarò lo stato di emergenza e la polizia federale intervenne reprimendo brutalmente le sommosse.
Nel 1990 Slobodan Milošević incrementò la politica nazionalista serba: furono licenziati parecchi lavoratori e gli studenti non terminarono i loro studi, espulsi dall'università. Per tutta risposta fu creato un governo filo albanese che reclamava l'annessione allo stato albanese adiacente. Nel 1996 si arrivò alla Guerra civile jugoslava in cui fu bombardata e rasa al suolo gran parte della città. Molti abitanti emigrarono all'estero, verso la Macedonia e altri stati europei, come risultato una diaspora kosovara. L'apice della guerra fu raggiunto nel 1999.
L'ingresso delle truppe Nato portò alla fine delle ostilità aperte ma non alle violenze tra civili, di cui furono vittima in particolare i serbi[4] che, di conseguenza, lasciarono in massa la città.
In seguito, Pristina divenne capitale e sede dell'amministrazione dell'ONU (UNMIK), beneficiando di aiuti e cooperazione internazionale, oltre che di donazioni da parte dei connazionali emigrati all'estero. L'arredo urbano è stato ripristinato e migliorato generando un periodo di sviluppo sia sociale che economico.
Secondo la stima dell'Agenzia di statistica del Kosovo (KAS) dal censimento del 2011, c'erano 198.897 persone residenti nel comune di Pristina, che rappresentano la città e il comune più popolosi del Kosovo. [2] La popolazione urbana del comune di Pristina era di circa 160.000, mentre la popolazione rurale era di circa 37.000. [2] Con una densità di popolazione di 380,3 persone per chilometro quadrato, Pristina è il terzo comune più densamente popolato del Kosovo.
Come nel resto del Kosovo, la popolazione di Pristina è per la maggior parte musulmana. In città vi sono poi minoranze cattoliche e ortodosse.
Geografia antropica
La città è situata nel centro del Kosovo (che comprende la città di Pristina, il suo agglomerato urbano e si estende ai sobborghi e ai villaggi).
Suddivisioni amministrative
La municipalità si divide nei seguenti villaggi: Prugovc (in albanesePrugovc), Barilev (in albaneseBarilevë), Kećekolje (in albaneseKeqekollë) e Kolić i Hajvali (in albaneseKoliq dhe Hajvali).
Pristina ha avuto, mantiene e coltiva gemellaggi con i vari comuni e frazioni della storica comunità albanese d'Italia (nelle regioni di Basilicata, Puglia, Molise, Calabria e Sicilia).
^Sotto protettorato ONU (UNMIK), dichiaratosi unilateralmente Repubblica indipendente (riconosciuta dalla maggioranza degli stati ONU), secessionista dalla Serbia secondo cui è una Provincia autonoma
^ab(SR) Aleksandar Loma, Топонимија Бањске хрисовуље, in Onomatološki Prilozi, Belgrado, Serbian Academy of Sciences and Arts, 2013, p. 181, ISSN 0351-9171 (WC · ACNP).