Oro verde

Oro verde
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneSvizzera
Anno2014
Durata93 min
Generecommedia
RegiaMohammed Soudani
SoggettoEnzo Pelli, Mohammed Soudani
SceneggiaturaWalter Pozzi, Davide Pinardi, Lara Fremder
FotografiaPietro Zürcher
MontaggioJacopo Quadri
MusicheMaria Bonzanigo
ScenografiaFabrizio Nicora
Interpreti e personaggi
  • Mario: Fausto Sciarappa
  • Clara: Giorgia Würth
  • Augusto: Carlos Leal
  • Ivan: Leonardo Nigro
  • Leo: Ignazio Oliva
  • Monica: Simona Bernasconi
  • Il professore: Diego Gaffuri
  • Scilla: Gaia Parisi
  • Ketty: Roberta Fossile
  • Luca & Luca: Davide Frizzo
  • Luca & Luca: Yari Copt
  • Il contadino: Giuseppe Stanga
  • Prima guardia: Vito Gravante
  • Seconda guardia: Massimiliano Zampetti
  • Poliziotto ballerino: Enzo Scanzi
  • Ufficiale giudiziario: Federico Caprara
  • Manager call center: Alessandro Otupacca
  • Collocatore: Stefano Barcella
  • Guardiano obitorio: Davide Gagliardi
  • Michele: Luca Campanile
  • Poliziotto: Marco Cassiano
  • Giornalista: Julie Arlin

Oro verde è un film del 2014 diretto da Mohammed Soudani che trae spunto da fatti di cronaca avvenuti nel Canton Ticino. I fatti non furono di per sé significativi, ma gli sceneggiatori hanno individuato nel processo che è scaturito dopo l'arresto dei responsabili, l'elemento originale della storia sviluppata poi in Oro verde.[1] Il film è stato presentato in anteprima mondiale il 25 gennaio 2014 alle giornate del cinema di Soletta (Svizzera)[2] dove Leonardo Nigro ha vinto il premio come miglior attore non protagonista; il film è stato presentato anche all'Ariano International Film Festival.

Trama

Mario De Bortoli è un ex-alto dirigente di una società informatica. Uomo molto competente e rigoroso, sposato con Clara senza figli, è stato licenziato per una ristrutturazione aziendale e ormai è disoccupato da tempo, da troppo tempo. Infatti, nonostante tutti i suoi continui tentativi, non riesce più a trovare un lavoro che gli permetta di affrontare i notevoli impegni finanziari della coppia, contratti quando le cose andavano bene e nessuna nuvola si profilava all’orizzonte. Fino a quando Mario scopre che un colossale carico di canapa indiana, appena sequestrato dalle forze di polizia è stato stipato per ordine dell'autorità giudiziaria in un ex-deposito militare in attesa di essere incenerito con un grande falò a norma di legge. La coincidenza vuole che Mario, vari anni prima, abbia fatto il servizio militare proprio in quel deposito; ma, soprattutto, che lui stesso in seguito abbia fatto montare, con la vecchia ditta nella quale lavorava, tutti i sistemi di vigilanza che ancora lo proteggono. Se qualcuno riuscisse a prelevare quella cannabis scambiandola con del banale fieno all'insaputa di tutti, quel qualcuno si troverebbe poi un autentico tesoro da smerciare... milioni e milioni... un vero tesoro verde. E nessuno appunto verrebbe mai a conoscenza del reato che è stato compiuto perché il fieno verrebbe subito dopo bruciato: scomparso il corpo del reato, scomparso anche il reato...

Ormai ben determinato a realizzare il suo grande progetto, si dà da fare per reclutare gli “uomini giusti” per portare a termine l'impresa. La fase del reclutamento della banda è delicatissima perché lui non dispone certo dei contatti giusti e l'idea non deve assolutamente trapelare. Ma dopo vari ed esilaranti tentativi di “casting” la gang si forma. È composta da:

  • Ivan, un suo ex-collaboratore (licenziato anch’egli dalla ditta) tiranneggiato da una moglie sanguisuga;
  • Leo, un imprenditore funebre vanamente innamorato di una “artista di night” con velleità di grande attrice
  • Augusto, un “disoccupato seriale” dalla devastante capacità di combinare guai.

Al gruppo si aggiungono via via:

  • Monica, l’aspirante attrice;
  • Clara, la moglie di Mario che ha scoperto cosa sta tramando il marito;
  • Scilla, la figlia di Ivan capricciosa e loquace;
  • il “Professore”, un grande scassinatore che ha dovuto ritirarsi dalla “professione” per l’avvento dell’elettronica.

Il piano prevede che la canapa trafugata venga poi smerciata attraverso i canali conosciuti da due giovani che lavorano in un call-center, entrambi di nome Luca.

Il colpo alla fine riesce perfettamente – grazie a una serie di coincidenze fortunate o addirittura miracolose, all'abilità delle donne del gruppo (le uniche che ragionano per davvero) e a una frenetica serie di espedienti che evitano continuamente disastri e guai. Un futuro di bella vita e di sogni realizzabili sembra perciò schiudersi per gli estemporanei malavitosi.

Accade infatti che, per involontaria colpa di Augusto, una bara (nella quale è stata astutamente celata una parte della cannabis) venga banalmente scambiata al crematorio e bruciata al posto di quella con il corpo del morto. E accade anche che, poco dopo, la parte rimanente della droga - la cosiddetta “riserva strategica” - finisca mangiata al posto fieno da centinaia di mucche di una grande stalla. Così, mestamente, tutti i componenti della gang tanto abile quanto sfortunata, tanto geniale quanto improvvisata, dovranno tornare alla loro dura vita di sempre, abbandonando i sogni infranti di ricchezza e di libertà.

Note

  1. ^ Scheda del film a cura dell'editore, in calce al documento vengono riportate le copie degli articoli della stampa locale inerenti ai fatti di cronaca
  2. ^ Giornale del Cinema di Soletta, su solothurnerfilmtage.ch. URL consultato il 1º febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2015).

Collegamenti esterni

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