L'iniziativa vedeva la partecipazione di personale di tutte le forze americane.[3] La US Navy così elencava le risorse che aveva schierato nell'area al 19 gennaio: "17 navi, 48 elicotteri e 12 velivoli ad ala fissa" oltre a 10 000 marinai e marine.[4] Il 26 gennaio, le forze armate USA avevano 17 000 effettivi ad Haiti e dintorni.[5] Tra l'inizio della missione umanitaria ed il 18 febbraio la US Air Force aveva trasportato quasi 6 000 soccorritori e 19 milioni di libbre di carico ed inoltre evacuato 15 000 cittadini americani ed eseguito aerotrasporti sanitari per 223 pazienti haitiani in condizioni critiche.[6]
La missione comprendeva il trasporto via aerea di provviste, l'allontanamento degli sfollati e delle persone bisognose di cure mediche, il caricamento di provviste sugli elicotteri presso il PAP, la disseminazione in vari punti intorno a Port-au-Prince, l'aviolancio delle provviste con aerei ad ala fissa, l'allestimento di un ospedale da campo presso il porto internazionale di Port-au-Prince, la riparazione di un molo al porto, la ricognizione per immagini da risorse satellitari, Global Hawk e U-2.
Al 14 gennaio, personale USAF delle operazioni speciali aveva preso il controllo dell'aeroporto Internazionale Toussaint Louverture in Port-au-Prince, dopo aver sgombrato le piste e istituito un controllo permanente del traffico aereo.[11]
Il 15 gennaio la portaerei USS Carl Vinson (CVN-70) giunse in rada a Port-au-Prince per prestare soccorso sanitario, con il suo personale addestrato, dotazioni di emergenza e 19 elicotteri sul ponte.[12]
Quattro feriti, membri del personale dell'ambasciata americana, furono evacuati alla base navale di Guantánamo (Cuba) da elicotteri della guardia costiera statunitense.[23][24]
Al 21 gennaio circa 10 500, di cui 8 300 cittadini USA, erano stati evacuati da Haiti agli Stati Uniti.[25] Si ritenne che i cittadini americani presenti ad Haiti al momento del terremoto fossero circa 45 000. Nella stessa data il 260th Air Traffic Control Squadron (ATCS) in collaborazione con il 248th e 258th ATCS assunsero il controllo aereo, più che raddoppiando realmente la consegna di aiuti e provviste.
Il 1 febbraio, le navi Carl Vinson, Bunker Hill e USNS Henson (T-AGS-63), terminata la loro missione, lasciarono Haiti.[26]
Il 3 febbraio la Higgins terminò la sua missione di soccorso e fece rotta verso il suo porto di origine.[27]
L'8 febbraio la 24th MEU e l'amphibious ready groupNassau ricevettero l'ordine di ripristinare il loro dispiegamento originario in Medio Oriente.[28]
Il 12 febbraio la forza di soccorso USA era stata ridimensionata da circa 20 000 a circa 13 000 effettivi.[29]
Il 13 febbraio la Gundston Hall terminò la sua missione e ritornò alla missione originaria.[30]
Il 18 febbraio la Oak lasciò Haiti e rientrò al porto di origine.[32]
Il 1 marzo la Carter Hall ricevette l'ordine di rientrare in patria.[33]
L'8 marzo la Comfort aveva dimesso l'ultimo paziente,[33] e partì il 10 marzo.[34]
Il 24 marzo il 22nd MEU e l'ARG Nassau furono esonerati dalla missione e ripresero la via di casa.[35][36]
Reazioni internazionali
Le Nazioni Unite espressero approvazione per la missione, e dichiararono che le truppe americane non sarebbero rimaste a lungo.[37][38]
Parte dell'opinione pubblica francese manifestò insoddisfazione sia per la preponderanza dell'attività di soccorso americana rispetto a quella europea, sia per il ruolo di comando assunto dalle truppe USA sul terreno.[39]
Rispecchiando questi sentimenti il Ministro francese per la francofonia, Alain Joyandet, descrisse gli Stati Uniti come "occupanti" di Haiti, portando ad esempio l'assunzione del controllo del traffico aereo nel paese.[40]
In una dichiarazione il governo italiano prese le distanze dal capo della Protezione civileGuido Bertolaso, che aveva affermato che l'iniziativa USA era mal condotta e mal gestita. per la mancanza di "rapporto" con le organizzazioni di soccorso e la popolazione locale.[41]
Parecchi leader latino-americani accusarono gli Stati Uniti di occupare militarmente Haiti. Questi leader socialisti, tutti critici da tempo verso gli Stati Uniti, comprendevano il presidente venezuelano Hugo Chávez[42][43] l'ex presidente cubano Fidel Castro,[44] il presidente boliviano Evo Morales[45] e il presidente nicaraguegno Daniel Ortega.[46][47] Attraverso il loro Dipartimento di Stato gli Stati Uniti respinsero le accuse e posero in risalto il fatto che le forze USA si trovavano laggiù dietro invito del governo haitiano.[48] Nonostante questo, Ron Paul, esponente repubblicano del Texas presso il Congresso degli Stati Uniti d'America, contestò la risoluzione 1021[49] della Camera dei rappresentanti menzionando le preoccupazioni circa "la possibilità di un'occupazione militare USA a tempo indeterminato di Haiti".[50][51]
Altre conseguenze
Il sergente maggiore capo USAF Antonio D. Travis è stato nominato uno delle 100 persone più influenti del mondo per il 2010 dalla rivista TIME per il suo ruolo nell'operazione Unified Response. Il Capo Travis è un combat controller intervenuto a Port-au-Prince 30 ore dopo il terremoto. La sua squadra mise insieme un organismo per condurre operazioni di controllo del traffico aereo per l'aeroporto internazionale Toussaint L'Ouverture, e gli fu riconosciuto il merito di aver organizzato la più grande operazione su pista singola della storia.
Il combat control team governò l'aeroporto per 12 giorni dopo che l'US Air Force ne aveva preso il comando. In questi 12 giorni il team sorvegliò più di 4 000 decolli e atterraggi, in media uno ogni cinque minuti. La loro opera è ritenuta essenziale per assicurare l'approdo in sicurezza di molte squadre di soccorso da ogni parte del mondo e la consegna di migliaia di tonnellate di forniture salva-vita.[52][53][54][55]
^ Jon Stock, AMC Total Force provides hope to Haiti, su af.mil, Air Mobility Command Public Affairs, 18 febbraio 2010. URL consultato il 19 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2012).
^ Dan Lamothe, 24th MEU, Nassau ARG complete Haiti work, su marinecorpstimes.com, Marine Corps Times, 8 February 2010. URL consultato il 9 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2010).
^Bataan, 22nd MEU headed home from Haiti, su marinecorpstimes.com, Marine Corps Times, 25 March 2010. URL consultato il 25 marzo 2010 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2010).
^ David Small, TIME magazine recognizes Airman in top 100, su af.mil, US Air Force Public Affairs, 29 aprile 2010. URL consultato il 28 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2012).
^ Bernie Davis III, TIME magazine honors Airman at New York City gala, su af.mil, US Air Force Public Affairs, 5 maggio 2010. URL consultato il 28 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2012).
^ Joe McFadden, One more hooah left in me, su www2.hurlburt.af.mil, US Air Force Public Affairs, 11 maggio 2010. URL consultato il 28 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2011).
^(EN) Chesley Sullenberger, Chief Master Sergeant Tony Travis, su 205.188.238.181, TIME Magazine, 29 aprile 2010. URL consultato il 14 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2011).