L'espulsione fu ordinata il 23 febbraio 1944 dal dittatore sovietico Iosif Stalin[2], che accusò collettivamente i ceceni di essersi schierati con i nazisti, compresi molti di loro che avevano disertato dall'Armata Rossa. I ceceni tra il 1940 e il 1944 erano insorti contro il potere sovietico, appoggiando l'invasione nazista del Caucaso, sperando, in tal modo, di realizzare finalmente uno stato indipendente ceceno nel Nord Caucaso.
Dopo la ritirata nazista fu deportato mezzo milione di persone, interessando praticamente l'intero popolo ceceno[3]. Un quinto della popolazione fu ucciso o morì a causa di questa deportazione di massa, fino a quando con la destalinizzazione della politica sovietica i deportati fecero ritorno nel 1957 alle proprie case.[4]
^(EN) Jeffrey Burds, The Soviet War against 'Fifth Columnists': The Case of Chechnya, 1942-, in Journal of Contemporary History, vol. 42, n. 2, Sage Publications, Ltd., April 2007.