Normalità (chimica)

In chimica, la normalità (oggi abolita nel SI e dalla IUPAC e poco utilizzata nei laboratori) è una delle misure della concentrazione del soluto in una soluzione e più precisamente indica il numero di equivalenti di un soluto disciolti in un litro di soluzione. Si calcola con la formula:[1]

dove neq è il numero di equivalenti e V è il volume.

Il numero di equivalenti corrisponde a massa della sostanza in grammi / massa equivalente. La massa equivalente corrisponde alla massa molecolare / valenza operativa. La valenza operativa (VO) varia a seconda del soluto in questione:

  • per gli acidi: VO = numero di ioni H+ rilasciati
  • per gli ossidi: VO = indice·valenza dell’ossigeno diviso indice dell’elemento x cambiato di segno
  • per i sali: VO = numero di cariche (+) o (-)
  • per gli idrossidi: VO = numero di ioni OH- rilasciati
  • per le reazioni redox: VO = numero di elettroni scambiati nella semireazione.

È molto utile esprimere le concentrazioni di soluto in termini di normalità quando si vuole sfruttare la legge dell'equivalenza chimica: un numero eguale di equivalenti di reagenti reagisce per dare un egual numero di equivalenti di prodotti (notare che invece i rapporti in termini molari spesso non sono 1:1). Nelle titolazioni si usa applicare, relativamente ai reagenti, la relazione cN1V1 = cN2V2.

Oggigiorno l'uso della normalità, come unità di concentrazione, tende ad essere abbandonato. Sopravvive nell'ambito delle titolazioni redox, dove risulta di comoda applicazione pratica.

Relazione tra normalità e molarità

Qualora si conosca la molarità di una soluzione, per calcolare la normalità si può applicare la seguente formula:

Qualora si conosca invece la normalità e si voglia ricavare la concentrazione di quantità di sostanza, si applica la stessa formula, risolvendola con la cM incognita:

Note

  1. ^ Silvestroni, p. 238.

Bibliografia

Voci correlate

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