Deriva dall'ebraico נָעֳמִי (Na'omi, Nō'omî), passato come Νωεμίν (Noemìn) nella Septuaginta greca e come Noemi nella Vulgata latina[2]; viene ricondotto da svariate fonti al sostantivo ebraico no'am ("dolcezza", "gentilezza", "gioia", "delizia")[1][2][3][4] o a n'm ("essere piacevole", "essere gradito")[2], e il significato viene talvolta interpretato come "mia delizia", "mia gioia"[3][5] (simile quindi per semantica a Gioia, Letizia, Eufrasia, Hephzibah e Noam), tuttavia altre fonti relegano queste ipotesi all'etimologia popolare[2].
Il nome ha tradizione biblica, riprendendo quello di Noemi, moglie di Elimelech e suocera di Rut, che cambiò il suo nome in Mara (dall'ebraico Marah, "amareggiata", "infelice") dopo la morte del marito e dei due figli. Era comunemente usato negli ambienti ebraici[1], mentre giunse solo più tardi in quelli cristiani (ad esempio, per quanto riguarda la lingua inglese, solo dopo la Riforma Protestante)[1]. La sua introduzione in Italia sembra invece essere ancora più recente, dovuta probabilmente a ragioni letterarie[2].
Va notato che la forma inglese, Naomi, coincide con il nome giapponese femminile 直美 (Naomi), composto da 直 (nao, "onesta", "corretta") e 美 (mi, "bella")[6].
Onomastico
Alcuni calendari e siti web riportano una "santa Noemi" o "beata Noemi", commemorata il 14 o il 15 dicembre[4][2]; tuttavia, nessuna figura con questo nome è registrata dalle fonti agiografiche, compresi il martirologio romano e l'elenco dei santi composto dai bollandisti[2]; alle volte, tale figura viene identificata con la Noemi biblica, per cui però non vi è alcuna traccia di culto, nemmeno locale (al contrario di sua nuora Rut, che come "santa" è commemorata al 1º settembre nel martirologio di Canisio)[2].