Il Museo dell'olivo e dell'olio è un museo privato specializzato, situato a Torgiano, in ambienti che furono sede di un frantoio attivo fino agli anni sessanta del Novecento[1].
Attraverso collezioni di arti applicate e raccolte di cultura materiale documenta le tecniche di olivicoltura ed elaiotecnica, gli usi tradizionali e i significati simbolici dell'olivo e dell'olio d'oliva.
Storia
Curato da Maria Grazia Marchetti Lungarotti e gestito dalla Fondazione Lungarotti, il Museo dell'Olivo e dell'Olio è stato aperto al pubblico nel 2000. Insieme al Museo del vino di Torgiano è inserito nel Sistema Museale dell'Umbria.
Il percorso museale
Tavole botaniche raffiguranti le diverse varietà d'olivo diffuse in Umbria introducono la sezione che documenta le caratteristiche botaniche della pianta, le tecniche tradizionali e i sistemi innovativi di coltura.
La presenza di una mola a trazione animale e di un imponente frantoio a trazione idraulica testimoniano, affiancati da documentazione fotografica e da schemi didattici, la lunga evoluzione dei sistemi di estrazione olearia.
Il percorso prosegue con la trattazione del tema mitologico: un alábastron attico a figure rosse, attribuibile al Pittore della Fonderia (sec. V a.C.), ritrae Atena, divinità che avrebbe fatto dono dell'olivo all'umanità[2]. Gli altri reperti esposti attestano l'azione civilizzatrice della dea – depositaria del sapere tecnologico – in ambito domestico femminile, agricolo, navale e bellico.
La sezione dedicata al paesaggio conserva cabrei, carte e oggetti evocativi del Grand Tour: la ricorrenza, in Umbria, di terreni condotti a oliveto colpisce l'immaginazione dei viaggiatori che riportano nei loro taccuini, sotto forma di descrizioni o di rapidi schizzi, il loro interesse per il paesaggio.
Gli ambienti successivi documentano gli impieghi tradizionali dell'olio: l'uso più remoto – l'olio come fonte di luce – è documentato da una collezione di lucerne da età preclassica al neoclassicismo.
Gli usi rituali dell'olivo e dell'olio nell'Ebraismo, nel Cristianesimo e nell'Islam, il loro impiego nell'alimentazione, nello sport, nella preparazione di unguenti e profumi, nella sfragistica, nella tessitura, nell'ebanisteria e in numerose altre attività, costituiscono gli spunti per le rimanenti sale espositive.
Il complesso di significati simbolici che, per diretta derivazione dall'antico, conferisce all'olivo e all'olio valenze di sacralità e poteri magico-terapeutici, è documentato nell'ultima sala del percorso espositivo.
Note
- ^ Gian Luigi Bravo, Italiani. Racconto etnografico, Roma, Meltemi, 2001, p. 229
- ^ Concetta Masseria, L'aristeia del Banausos. L'athlon di uno scudo per Atena, Loffredo Editore, Napoli, 2001
Bibliografia
- Monica Amari, I musei delle aziende. La cultura della tecnica tra arte e storia, Franco Angeli, Milano, 1997
- Gian Luigi Bravo, Italiani: il racconto etnografico, Meltemi, Roma, 2001
- Fondazione Lungarotti, Museo dell'Olivo e dell'Olio. Itinerario, Perugia, 2001
- Madel Castra, I musei del gusto: mappa della memoria enogastronomica, Carsa, Pescara, 2007
- Marcello Calzolari, Musei da gustare. Guida ai musei del cibo italiani, Toriazzi Editore, Parma, 2012
Altri progetti
Collegamenti esterni