Nata come schiava in Italia, fu concessa in dono al monarca dei Parti Fraate IV (regnante dal 37 al 2 a.C.) dall'imperatore romanoAugusto (r. 27 a.C.-14 d.C.). Grazie alle sue capacità, riuscì a diventare presto una delle preferite di Fraate IV e, successivamente, una regina, dando alla luce Fraate V. Nel 2 a.C. fece avvelenare Fraate IV e divenne, assieme a Fraate V, co-governante dell'impero. Il loro regno si dimostrò di breve durata, poiché furono costretti a fuggire a Roma dopo essere stati deposti dai nobili partici, i quali elevarono Orode III al ruolo di re.
Musa fu la prima in ordine cronologico delle tre sole donne nella storia dell'Iran ad avere esercitato il potere in prima persona; le altre sono le due sorelle sasanidi del VII secolo Boran (r. 630-630; 631-632) e Azarmidokht (r. 630-631).
Musa era una schiava nata in Italia che fu data in dono al monarca dei PartiFraate IV (regnante dal 37 al 2 a.C.) dall'imperatore romanoAugusto (27 a.C.-14 d.C.). Fraate IV la ricevette alla sua corte all'incirca nel periodo in cui fu stipulato un trattato con Roma, ovvero il 20 a.C.[1] Ai sensi di quest'ultimo, suo figlio fu liberato dalla prigionia in cambio di diversi stendardi legionari rubati durante la battaglia di Carre del 53 a.C. e di vari prigionieri di guerra.[2] I Parti considerarono tali condizioni un prezzo da pagare dalla portata irrisoria per poter tornare ad accogliere il principe.[3] Emma Strugnell ha ipotizzato che Augusto potrebbe aver inviato Musa nel tentativo di ottenere informazioni o influenzare il re dei Parti a vantaggio dei romani.[4] Secondo le pergamene di Avroman, Fraate IV aveva già almeno altre quattro regine a quel tempo: Olennieire, Cleopatra, Baseirta e Bistheibanaps.[5] Musa riuscì ad assicurarsi le simpatie del suo signore, divenendo presto regina e una delle preferite di Fraate IV, oltre a dare alla luce Fraate V intorno al 19 a.C.[6] Cercando di assicurare il trono per suo figlio, nel 9/10 a.C. convinse Fraate IV a mandare i suoi quattro figli primogeniti a Roma per evitare conflitti relativi alla successione.[7]
Regno
Nel 2 a.C., Musa fece avvelenare Fraate IV e, assieme a Fraate V, assunse il ruolo di co-reggente dell'impero partico.[8] La parte posteriore delle monete realizzate durante il mandato di Fraate V fornisce un ritratto di sua madre, Musa, con un'iscrizione circolare che recita "celeste", contrariamente alle classiche formule quadrate; ciò avvalora l'ipotesi che, se non si vuole credere che uno dei due godesse di maggiore potere, la coppia agì quantomeno come se fosse un duumvirato.[9][10] Inoltre, le fu assegnato da Fraate V il titolo di basilissa ("regina"), che non era necessariamente impiegato soltanto dalla moglie del re in epoca ellenistica, ma anche da altre donne reali.[11]
Lo storico romano del I secolo Flavio Giuseppe riporta le malevoci secondo cui Musa avrebbe sposato suo figlio.[12] Tuttavia, non ci sono altre prove che supportano o contraddicono la notizia riferita da Flavio Giuseppe; né sotto i Parti, né sotto i loro predecessori iranici, gli Achemenidi, si conoscono testimonianze incontrovertibili secondo le quali il matrimonio veniva praticato tra genitori e figli.[13] La storica moderna Joan M. Bigwood definisce il resoconto di Flavio Giuseppe «seriamente fuorviante» e ne sottolinea le sue sorprendenti somiglianze con la storia della regina assiraSemiramide, deducendo che il racconto relativo a Musa si limitava a trascrivere molto probabilmente una tradizione popolare.[14] Anche Leonardo Gregoratti mette in dubbio la storicità del testo di Flavio Giuseppe, definendolo «pseudo-storico».[15] Lo studioso ritiene che quest'ultimo aveva creato un «ruolo immaginario per le donne dei Parti per dimostrare la debolezza istituzionale degli Arsacidi».[16]
Dopo una breve parentesi al potere, la nobiltà dei Parti, irritata dal recente riconoscimento da parte di Fraate V della sovranità romana in Armenia e dalla discendenza schiava italiana di sua madre, li depose entrambi dal trono e insediò un certo Orode III come re.[17] Fraate V e Musa cercarono rifugio nell'Urbe, dove Augusto li accolse e conversò con loro.[18]
Presunti ritratti
Vi sono alcune opere artistiche che si crede possano ritrarre Musa, così come esistono degli oggetti che si pensa fossero da lei utilizzati, ovvero un anello d'oro e una gemma. Tuttavia, quest'associazione con la regione partica è stata di recente messa in discussione.[19] Un busto di una figura femminile di Susa, scoperto nel 1939 dall'archeologo Roland de Mecquenem, fu realizzato da un artista greco di nome Antioco ed è stato attribuito per la prima volta a Musa dall'archeologo belga Franz Cumont.[20] Quest'associazione ha trovato diversi altri studiosi favorevoli.[19] Le caratteristiche facciali del busto, tuttavia, hanno poco in comune con le monete che ritraggono la regina. Il busto indossa una corona merlata, simile a quelle indossate nell'era achemenide, mentre le monete di Musa la ritraggono con indosso un diadema insieme a una corona ingioiellata a tre strati.[19] La corona merlata, sebbene spesso indossata dai membri della famiglia reale, era indossata anche dalle divinità.[19] La dea greca Tiche è talvolta raffigurata con una corona simile sulle monete dei Parti.[19] Di conseguenza, alcuni studiosi hanno suggerito che il busto risulti un ritratto di Tiche.[19]
(EN) Gene Ralph Garthwaite, The Persians, Oxford e Carlton, Blackwell Publishing, Ltd., 2005, ISBN978-1-55786-860-2.
(DE) Leonardo Gregoratti, Parthian Women in Flavius Josephus, in Jüdisch-hellenistische Literatur in Ihrem Interkulturellen Kontext, Martina Hirschberger, 2012, pp. 183-192.
(EN) K. Schippmann, Arsacids ii. The Arsacid dynasty, in Ehsan Yarshater, Encyclopædia Iranica, II/5: Armenia and Iran IV–Art in Iran I, Londra e New York, Routledge & Kegan Paul, 1986, pp. 525-536, ISBN978-0-71009-105-5.