Il miglio è definito "d'oro" per i giardini ricchi di pometi (arance, limoni e mandarini), per la ricchezza storica e paesaggistica, e per la presenza di splendide ville vesuviane del Settecento.
Il Miglio d'oro propriamente detto è un tratto di strada rettilineo tra Ercolano e Torre del Greco la cui lunghezza misurava esattamente un miglio secondo il sistema di unità di misura in uso nella prima metà del Settecento. Per due terzi si estende nel territorio di Ercolano e per un terzo in quello di Torre del Greco e aveva due termini precisi: poco prima del portale d'ingresso della Villa De Bisogno in Corso Resina a Ercolano (pietra miliare IV), dopo l'ingresso degli scavi archeologici, e Corso Vittorio Emanuele n. 87 (pietra miliare V purtroppo oggi scomparsa) a Torre del Greco, prima di giungere all'incrocio con Via Cesare Battisti; entro questi termini sorgevano, fra le altre, la Villa Campolieto, Villa Favorita, Villa Aprile a Ercolano, Palazzo Vallelonga e Villa Mennella a Torre del Greco.
Nel XX secolo questa definizione così precisa è sfumata, in quanto per finalità politiche, di promozione turistica e di sviluppo territoriale, il concetto di Miglio d'oro si è esteso anche ai comuni di Portici e di San Giorgio a Cremano; ciò ha creato un equivoco logico in quanto non si può parlare di "miglio" d'oro per un territorio allungato su ben quattro miglia. L'intera fascia del Miglio d'oro fu servita, per quasi un secolo, da un'infrastruttura di trasporto, la tranvia Napoli-Portici-Torre del Greco che ne favorì lo sviluppo e gli interscambi con il capoluogo.
In realtà sul territorio dei quattro comuni del Miglio d'oro, oltre che su quello dei quartieri napoletani di Barra e San Giovanni a Teduccio, insistono le 122 ville vesuviane del XVIII secolo censite dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, fra cui la Reggia, Palazzo d'Elboeuf, Villa Meola e Palazzo Ruffo di Bagnara a Portici, Villa Bisignano a Barra, Villa Bruno, Villa Vannucchi e Villa Pignatelli di Montecalvo a San Giorgio a Cremano, Villa Prota e Villa delle Ginestre a Torre del Greco; esse sono altrettanto belle e grandiose (sebbene alcune in condizioni di fatiscenza) rispetto alle coeve ville di Ercolano, ma non rappresentano un unicum così concentrato e quasi integro come sul tratto di Corso Resina ad Ercolano.
La tutela
I proprietari delle ville lungo il Miglio d'oro, per lo più eredi degli aristocratici borbonici che le avevano costruite, non furono in grado di garantirne la conservazione, già pregiudicata dai saccheggi e dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e dalla successiva speculazione edilizia. Il parlamento italiano, con la legge n. 578 del 29 luglio 1971 istituì l'Ente per le Ville Vesuviane «allo scopo di provvedere alla conservazione, al restauro e alla valorizzazione del patrimonio artistico costituito dalle Ville Vesuviane»[2].
122 sono le ville censite e tutelate dall'ente. Nonostante ciò, il 17 marzo 2011 è crollata una villa nel comune di Portici, il Palazzo Lauro Lancellotti da tempo lasciata in stato di abbandono, e varie altre hanno subito danni più o meno gravi.
Note
^Il Miglio d'oro, su Cose di Napoli. URL consultato il 15 settembre 2022.
Nicola Nocerino, La real villa di Portici, presso Raimondi, Napoli 1787
Pierro, Il Miglio d'Oro, Monumenti e Miti della Campania Felix, Il Mattino, 1996.
Luigi Balzano, I 13 Comuni del Parco Nazionale del Vesuvio, Agenda dei Comuni Vesuviani 2007, 15ª Edizione.
Roberto Di Stefano, Il Miglio d'oro: Itinerario fotografico attraverso le ville vesuviane, Napoli, Il laboratorio edizioni, 1979.
Mario Carotenuto, a cura di Vincenzo Proto, Il Vesuvio e il Miglio d'Oro: San Giorgio a Cremano, Portici, Resina. Torre del Greco, Electa, Napoli 1995.
Antonio Formicola, "PORTICI Storia di una città", Napoli 1999, S.i.p.