Sanshiro Kurenai è un ragazzo il cui padre, ammirato maestro di judo e fondatore della scuola nella quale anch'egli è stato allievo, viene un giorno ucciso durante un duello (o un agguato a sorpresa) da un nemico più esperto.
Al suo arrivo il ragazzo trova il padre gravemente ferito, ormai senza più alcuna speranza di poter sopravvivere. Unico indizio che egli trova sul luogo del delitto è un occhio di vetro vicino al corpo del padre: ciò dimostrerebbe che l'assassino era un uomo con un occhio solo. Così, dopo aver superato un primo momento d'angoscia e sconforto, si mette in viaggio alla ricerca dell' "uomo con un occhio solo" per vendicarsi. Alla guida della sua moto girerà il mondo, accompagnato da un orfanello di nome Ken e dal suo fedele cane Bobo.
Tutti gli episodi dell'anime ruotano attorno alla ricerca ossessiva da parte di Sanshiro. Molti degli avversari da lui affrontati nel corso della serie hanno un occhio solo oppure un occhio nascosto da una benda. Quando combatte, il protagonista indossa un keikogi, un vistoso kimono rosso fattogli dalla madre, che solleva vivacemente in aria prima di stringerlo in vita con una nera cintura e dar inizio ad ogni combattimento.
Quasi sempre Sanshiro incontra anche qualche bella ragazza che vorrebbe trattenerlo con sé, dopo essere stata da lui salvata: ma ognuna di esse lo lascerà andare, seppure a malincuore, convincendosi che il giovane deve seguire il suo destino senza dunque fermarsi o cedere alla tentazione di una vita ordinaria.
L'anime si conclude senza che si veda l'eroe raggiungere il suo scopo: nell'ultima puntata infatti Sanshiro si congeda per l'ennesima volta da una ragazza per continuare quindi la sua ricerca dell' "uomo con un occhio solo".
Sono due le sigle italiane dell'anime. La prima, scritta da Andrea Lo Vecchio su musica e arrangiamento di Detto Mariano[1], ha per titolo Judo Boy ed è stata eseguita dai JudoBoy. La seconda, anch'essa intitolata Judo Boy e usata solo ed esclusivamente per la replica su TMC, è stata invece cantata da Antonio Galbiati, su testo scritto da Fabrizio Berlincioni e musica composta da Silvio Amato.