Un impero (dal latinoimperium, "potere militare", "potere coercitivo") è convenzionalmente un'entità statale costituita da un esteso insieme di territori e/o di popoli diversi (per lingua, religione, origine, usi e costumi), a volte anche molto lontani, sottoposti ad un'unica autorità, normalmente (ma non necessariamente) rappresentata dalla persona fisica dell'imperatore (raramente: imperatrice). Quando invece il popolo, la lingua e l'origine sono compatti e coesi, si parla non di impero ma piuttosto di regno.
Pur essendo indicate come impero strutture statali anche estremamente diverse tra loro, per le sue caratteristiche, un impero presenta quasi sempre spiccate caratteristiche di multiculturalità e multietnicità, accompagnate però da una marcata distinzione tra i territori metropolitani e i territori periferici, normalmente indicati come province oppure come colonie (in entrambi i casi, spesso, con governatori, viceré o vassalli nominati dall'autorità centrale anziché eletti dal basso per amministrare le colonie per conto dell'Imperatore) e tra l'etnia dominante e i popoli assoggettati.
L'impero è inoltre in genere caratterizzato da un'ideologia imperiale, cioè dell'ideologia fondante dell'architettura del sistema imperiale, spesso connotata di caratteri di egemonismo ed universalità, sulla base della quale si modellano i meccanismi di controllo politico, sociale, religioso ed economico del gruppo dominante sui gruppi dominati.
«Un impero è un insieme articolato di conquiste militari, dominio politico, sfruttamento economico e penetrazione culturale.»
Hardt e Negri, nel libro Impero, in qualche modo definiscono l'impero tramite la sua controparte: la moltitudine, necessitando di tornare ad un concetto pre-moderno per identificare le masse che si contrappongono al potere dell'impero e limitandolo lo definiscono. Per l'origine del concetto di moltitudine è interessante leggere Virno:
«Nel descrivere le forme della vita associata e lo spirito pubblico dei grandi Stati appena costituiti, non si parlò più di moltitudine, ma di popolo.»
Tiberio Graziani[2], rigettando un'analisi puramente geografica o limitata ai soli rapporti interni tra i territori, scrive:
«L'impero non è dunque definibile per il suo gigantismo territoriale, né per la eterogeneità etnica e culturale, né per un centro geografico definito e la sua correlata periferia. La definizione di tale entità geopolitica va trovata, quindi, altrove.[...] Ciò che contraddistingue e qualifica l'impero rispetto alle altre costruzioni politiche, o più precisamente geopolitiche, sembra essere invece la funzione equilibratrice che esso tende ad esercitare nello spazio che lo delimita.»
Tale funzione equilibratrice consiste nel regolare i rapporti tra le nazioni e le etnie che compongono l'impero stesso, impedendo alle une di sopraffare le altre e, quindi, preservando i particolarismi e le specificità interne. Tratti distintivi dell'impero, secondo Graziani, sono quindi: la funzione equilibratrice tra le sue componenti; la continuità spaziale; l'unità spirituale al suo interno.
Paradigmi imperiali
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Da tempi molto antichi, fin quasi ai nostri giorni, due sono le idee di Impero, che si confrontano rivaleggiando fra loro. Il primo è un impero concepito sull'ideale di equilibrio interno nel rispetto della diversità. Ogni clan, gruppo, tribù e successivamente, nazione, riconosce un'unica fonte di potere sovrano, spesso attribuendole qualifiche divine o semidivine. L'unico riferimento dell'uomo inteso come appartenente alla specie umana in ogni campo del vivere e dello scibile, dal punto di vista sociale, economico, politico, religioso, militare od altro, sarebbe dunque divenuto il vertice imperiale, quale penultimo passaggio antecedente nella scala dell'autorità, alla divinità stessa
A questa concezione dell'Impero, assai ambiziosa, se ne contrappone un'altra, meno pregna dal punto di vista ideale, ma assai più concreta nelle forme di realizzazione politica. La seconda concezione di Impero infatti, intende occuparsi anch'essa di ogni aspetto della vita di una comunità, e se possibile elevare la comunità di riferimento alla sola presente, annettendo o sciogliendo al proprio interno ogni altra comunità, posta in condizione di inferiorità e sottomissione politica, economica e culturale, alla "comunità imperiale" e dal suo vertice, unica fonte di qualsiasi regola del vivere. Nate entrambe in Oriente, la prima in Akkad, dove Naram Sin fu il primo sovrano a farsi considerare divino, la seconda in Media e in Persia divennero nel corso dei secoli le concezioni tipiche del Potere la prima in Oriente, la seconda in Occidente.
La contrapposizione divenne insanabile all'interno dell'Impero Romano, con la fondazione dell'Impero Romano d'Occidente, ove rimanevano presenti l'aristocrazia senatoria, il cui potere venne assorbito dalle élite militari barbariche, e l'idea di Impero come organismo capace di annettere e dominare tutte le popolazioni ad esso sottomesse con la forza, contrapposta all'Impero d'Oriente. All'interno di quest'ultimo l'Imperatore aveva, anche in epoca cristiana, maggior peso di qualsiasi rappresentante religioso, e trattava le popolazioni soggette o abitanti i territori vicini ai propri territori, come nel caso degli Armeni, su un piano di rispetto della diversità e dell'equilibrio.
La notte di Natale dell'anno 800 quando il Papa Leone III incoronò Carlo MagnoImperatore del Sacro Romano Impero, fornisce la cartina di tornasole delle due concezioni imperiali. Se infatti il Papa, ancora influenzato dalle idee orientali, bizantine, intendeva fare di Carlo il "proprio Imperatore", capo di un impero universale ove ogni uomo riconoscesse nell'autorità imperiale sia pure "cristianizzata" e nelle mani di un esponente di un popolo "barbaro" l'unica fonte del Diritto in ogni campo della vita dell'uomo, ovunque vivesse e sotto qualunque autorità si trovasse a vivere, essendo l'imperatore investito dal Papa superiore a qualsiasi altra corona. Carlo intendeva invece l'Impero semplicemente come una vasta area geografica unitaria, ove le genti franche, da lui dominate, avessero l'egemonia su qualsiasi altro popolo, come i Longobardi residenti in Italia e sottomessi da Carlo stesso. A conferma di ciò, fu Carlo a incoronare il proprio figlio, Ludovico il Pio, Imperatore, giacché si trattava di una semplice investitura politica che quasi nulla aveva della idealità del concetto imperiale sostenuto dal Soglio Pontificale Romano.
Le due idee di Impero continuarono a confrontarsi con le epoche successive e a modificarsi con il passare di esse. Per un lunghissimo periodo sembrò che la seconda idea di Impero, sostenuta da Carlo Magno e da altri, fosse assai prevalente e vittoriosa. Vale a dire che l'imperialità consistesse nella sottomissione di popoli contigui e nel raggruppamento di molte province periferiche attorno a una sola capitale e dinastia o casata regnante, destinata al dominio di un popolo. In questo modo si formarono ad esempio i regni europei di Spagna, Francia e Inghilterra. L'idea di un impero fortemente connotato dal punto di vista religioso come unico riferimento e insieme speranza dell'umanità sembrava essere definitivamente declinata con la fine della dinastia imperiale sveva e contemporaneamente con la fine delle Crociate di Terrasanta, missione ad esso strettamente connessa.
Ma le radici comuni del diritto e della religione divennero esplicite quando, all'epoca dell'impero napoleonico esso si presentò come la fusione dei due concetti. Se infatti certamente l'idea imperiale napoleonica era per un verso quella della annessione alla Nazione Francese, per i territori circonvicini, per la maggior parte del suolo europeo essa si esplicitò con l'arrivo, sulle baionette francesi, dei codici di legge napoleonici e della eredità politica sociale e legislativa della rivoluzione francese. Questa ideologia ancora una volta, seppure secolarizzata dalle forme religiose originarie a quelle giuridiche vedeva una unitarietà di regole e un'unica fonte del diritto capace nel rispetto delle diversità di tenere sotto il proprio ombrello, tutte le popolazioni del mondo entro un sistema di diritti e garanzie dal potere politico esaltante i valori rivoluzionari di Uguaglianza, Solidarietà e Libertà.
L'impero nell'accezione araldico-diplomatica
Le definizioni di impero fin qui fornite sono tipicamente di tipo geopolitico, secondo un'interpretazione consueta negli ambienti storiografici e politologici nel corso del Novecento. Tuttavia il significato di "impero" nelle lingue europee è quello di territorio il cui sovrano ha il titolo di "imperatore". Inizialmente si trattava dei (pretesi) successori dell'Impero Romano, che hanno il titolo araldico di imperatori. Col prosieguo dei contrasti fra cattolici e ortodossi, culminati nel Grande Scisma, si consolidarono in Europa due tradizioni imperiali, entrambe con pretese di derivazione dall'impero romano: il Sacro Romano Impero in Occidente e l'Impero bizantino (sostituito dopo la caduta dagli Zar russi); i sultani dell'impero ottomano cercarono di affermarsi come legittimi successori dei bizantini, proclamandosi Basileus, ma non trovarono riconoscimenti nell'Europa cristiana. Con Napoleone Bonaparte venne abolito il tradizionale titolo imperiale e da lì vi fu un fiorire di imperi e imperatori particolari, come l'Impero francese (e la sua restaurazione), l'Impero austriaco, l'Impero britannico e l'Impero tedesco.
Per quanto riguarda gli stati extraeuropei, in conseguenza delle esplorazioni dell'età moderna gli Europei iniziarono a riconoscere il titolo di imperatore al maggior sovrano di ogni area religiosa. Così chiamarono "imperatore" quello Ottomano (pur senza riconoscerne la discendenza da Roma), in quanto riconosciuto califfo dai sunniti; quello Persiano, in quanto vertice degli sciiti; il Gran Mogul (sebbene fosse sunnita) per l'India; quello cinese; il Negus per i cristiani monofisiti; il khan dei Mongoli fino a che non divenne vassallo dei Qing, il Tenno per il Giappone. Tali titoli imperiali potevano essere acquisiti da sovrani europei in seguito a conquiste coloniali: è il caso di Vittoria del Regno Unito che fu proclamata Imperatrice d'India (formalmente unico titolo imperiale all'interno dell'Impero britannico) e di Vittorio Emanuele III di Savoia che fu proclamato Imperatore d'Etiopia. Caso particolare fu l'Impero Centrafricano del dittatore Bokassa, già presidente, autoproclamatosi tale per motivi di prestigio nel 1976 e deposto tre anni dopo, segnando così la fine del suo effimero impero.
Struttura
Le forme di governo
Hardt e Negri scavano implicitamente un fossato abissale tra l'impero e la democrazia; non solo nell'impero non esiste la sovranità popolare, caratteristica essenziale della democrazia, ma non esiste nemmeno il popolo. Del resto nel linguaggio comune si parla di sudditi dell'impero, più che di cittadini. Per quanto l'idea di impero venga tradizionalmente associata ad un potere di tipo monarchico che si estende oltre i confini di una nazione, essa è invece in qualche modo compatibile con il concetto di repubblica: nell'antica Roma la transizione dalla repubblica all'impero fu abbastanza graduale; visioni di tipo imperiale sono inoltre state usate ripetutamente sia per gli USA che per l'URSS (nominalmente repubblica federale i primi, stato socialista la seconda).
Un controesempio sul concetto di impero è l'Italia fascista, per quanto tale stato fosse giunto ad avere delle colonie, difficilmente essa viene vista come un impero, probabilmente più per la sua breve estensione spaziale/temporale che per l'assenza di un sistema di significati (visto che lo stesso Mussolini proclamò la nascita dell'Impero italiano dopo la conquista dell'Etiopia). Serve quindi una estensione temporale e spaziale, ed il sistema di simboli deve essere diffuso ed accettato anche nelle colonie.
Anche il potere sovrano imperiale non sempre è stato concentrato in un'unica figura istituzionale (imperatore). Sono molti gli esempi storici in cui al sovrano titolare sono affiancate figure politiche che di fatto governano un impero. Soprassedendo alla complessità strutturale del Sacro Romano Impero, dove l'imperatore nel tempo ha assunto un ruolo di presidenza e quasi di ruolo subalterno alla volontà espressa dalla Dieta, vi sono organismi imperiali strutturati su una sorta di dualismo dove, a fianco del sovrano titolare, è posto un effettivo governante che gestisce la vita politica e militare dello Stato. Si ricordano in proposito per l'impero del Giappone la figura dello shōgun, per l'impero Moghul quella del visir, per l'impero Maratha quella del peshwa o, infine, quella del Tengnaaba per l'impero dei Mossi. In questi organismi gli imperatori assunsero spesso solo un ruolo simbolico-religioso dell'unità statale, senza quindi prendere parte attivamente alla vita politica del proprio Stato.
La lingua
Nel sistema di significati, di valori e segni dell'impero la lingua è una componente essenziale: essa definisce e limita i concetti esprimibili nel territorio (o nei territori) dell'impero. Interessante a questo proposito (per quanto non rivolta specificamente all'impero) l'utopia negativa1984 di George Orwell, con la sua descrizione di una neolingua, associata al bipensiero. Più mirato a descrivere l'aspetto sistemico della lingua il romanzo Babel-17 di Samuel R. Delany, di ambientazione esplicitamente fantascientifica.
La legge
Gli imperi sono spesso produttori di leggi, utili a diffondere uniformità di regole in territori variegati. La legge dell'impero coopera con la lingua nell'instaurare e mantenere l'egemonia culturale dell'impero. Esemplari sono il Codice di Hammurabi, creato quando Hammurabi era riuscito a creare l'impero babilonese, e l'ordinamento giuridico del Diritto romano, studiato ancora oggi nelle università. Anche gli imperi coloniali mostrano la diffusione del diritto europeo (spagnolo, francese, inglese) nelle colonie. L'espansione dell'impero francese dopo la Rivoluzione del 1789 coincide con l'espansione del diritto di matrice illuministica (Codice Napoleonico).
La moneta
La moneta è uno dei simboli dell'impero e ne richiama la potenza. La moneta è essenziale per lo sfruttamento economico dei territori controllati ed è parte integrante del sistema di simboli per la creazione e mantenimento dell'egemonia. Anche là dove esiste una valuta locale la moneta dell'impero prevale nell'immaginario collettivo delle popolazioni grazie al suo contenuto simbolico.
Le strade e le vie di comunicazione
Un impero ha sempre vie di comunicazione efficienti. Le strade dell'impero servono a spostare rapidamente milizie imperiali dove servono, e a trasportare verso il centro le ricchezze delle colonie. Le vie di comunicazione trasportano anche messaggi in un senso e nell'altro ed in questo senso sono oggi sostituite da mezzi di comunicazione che non hanno bisogno di un trasporto materiale.
Il primo impero paragonabile a Roma in organizzazione è stato l'impero assiro (2000-612 a.C.), esteso per 1,6 milioni di km², seguito dall'impero medo. Quest'ultimo fu il primo ad espandersi in tre diversi continenti nel VII secolo e raggiunse un'estensione di 2,8 milioni di km² nel 585 a.C.[3], dominando il 41% della popolazione mondiale e addirittura il 68-72% di quella del proprio continente.
L'impero di maggior successo, esteso e multi-culturale, è stato l'impero persiano achemenide (550-330 a.C.), successore dell'impero medo che occupò la Mesopotamia, l'Egitto, parte della Grecia, la Tracia, il resto del Medio Oriente, gran parte dell'Asia centrale e l'India nord-occidentale. Governava nel 486 a.C. una superficie di 5,5 milioni di km²[3] il primo impero rispetto alla popolazione mondiale. Davanti a esso solo la confederazione nomade Xiongnu con un'estensione di 9 milioni di km² nel 176-174 a.C.
Periodo classico
L'Impero romano è stato l'impero europeo più vasto fino alla prima età moderna, con una superficie di 5,0 milioni di km² nel 117 d.C.[3][4] In esso permanevano formalmente le istituzioni repubblicane il cui potere tuttavia gli imperatori svuotarono progressivamente con la loro autorità super partes.[5]
Anteriore all'Impero romano, il regno di Macedonia, sotto Alessandro Magno, divenne un impero che si estendeva dalla Grecia all'India nord-occidentale (circa 5,2 milioni di km²). Dopo la morte di Alessandro (323 a.C.), il suo impero fu suddiviso in quattro regni separati governati dai Diadochi, i quali, pur essendo indipendenti, sono denotati come l'"impero ellenistico".
In Cina sorse un Impero di vastissime dimensioni (8 milioni di km², contro i 5 milioni dell’Impero romano di Traiano) sotto la dinastia Han, poi governato da varie altre dinastie. In Asia spiccavano anche gli imperi Xiongnu (9 milioni di km²), Yuezhi (5,7 milioni di km²[senza fonte]), Maurya (6 milioni di km²), Partico (4,5 milioni di km²), tibetano (4,4 milioni di km²), unno (4,0 milioni di km²[3]) e Sasanide (3,5 milioni di km²[3]). L'impero sasanide mantenne il primato di stato più vasto del mondo per un record di 140 anni, di cui un secolo consecutivamente dal 450 al 550 d.C.[senza fonte]
All'inizio dell'VIII secolo, era diventato il più grande impero della storia fino a quel momento, con una superficie di 13,4 milioni di km²; è stato poi superato in estensione dall'Impero mongolo nel XIII secolo (24 milioni di km² nel 1279 e successivamente 1309).
Col tempo, nell'Occidente medievale, il titolo di "impero" assunse un significato tecnico specifico che è stato applicato solo agli Stati che si consideravano gli eredi e successori dell'Impero romano, come l'Impero bizantino, l'Impero carolingio, il Sacro Romano Impero Germanico o l'Impero russo, ma non sempre questi sono stati tecnicamente - geograficamente, politicamente, militarmente - imperi nel senso moderno del termine. Per legittimare il proprio imperium, questi Stati rivendicavano il titolo di Impero da Roma.
L'Impero mongolo, sotto Genghis Khan nel XIII secolo, è stato forgiato come l'impero contiguo più esteso nel mondo. Il nipote di Genghis Khan, Kublai Khan, fu proclamato imperatore (in sostituzione della dinastia imperiale di Cina), e stabilì la capitale del suo impero a Beijing; comunque, mentre ancora era in vita, l'impero venne suddiviso in quattro separati Khanati.
Il cosiddetto periodo coloniale inizia con la scoperta dell'America secondo alcuni, o anche prima, in quanto di impero coloniale già si parla con la repubblica veneziana, poiché l'impero bizantino divenne una vera e propria colonia in cui l'intero commercio e le risorse balcaniche ed elleniche finirono in mano ai mercanti veneziani. La novità del sistema coloniale era che lo sfruttamento non veniva tramite conquista e annessione come negli imperi ellenici, romani o arabi ma con lo sfruttamento delle risorse tramite monopoli commerciali come in Africa o in Cina, oppure nella maniera diretta come nel caso delle Americhe. Caso emblematico è l'impero spagnolo dove in seguito alla conquista di Aztechi, Maya e Incas si trasformarono quei territori in colonie in cui i sudditi spagnoli potevano emigrare e in cui le popolazioni assoggettate non godevano di alcun diritto se non quello di lavorare nelle miniere per la gloria del re.
Inoltre lo sfruttamento coloniale inizia con la storia dell'espansione europea e precisamente del desiderio di arricchimento della nascente classe borghese che vedeva nel guadagno l'unico mezzo per sfuggire dalle leggi feudali, ciò costituì anche la nascita dei nuovi sistemi di scambio e di produzione che porteranno alla rivoluzione industriale nella Gran Bretagna, paese che più di tutti diverrà il simbolo del colonialismo europeo (detto anche Imperialismo).
Periodo moderno
Dopo la decolonizzazione la maggior parte degli imperi europei sono scomparsi, non senza lasciare importanti tracce nella lingua, nella cultura e nella religione dei popoli colonizzati; e in alcuni casi, sono stati sostituiti da altre istituzioni internazionali che si occupano non soltanto di economia ma anche di scambi culturali e di qualsiasi altro tipo. Particolarmente significativi sono i legami tra Portogallo e Brasile, tra Spagna e paesi sudamericani, tra Francia e le ex-colonie africane (restano di diretta gestione francese alcuni importanti territori d'oltremare) e soprattutto tra la Gran Bretagna e il cosiddetto Commonwealth delle Nazioni, che in un certo senso sostituisce l'Impero britannico. La Repubblica Popolare Cinese riconosce al suo interno 56 etnie, ma non identifica se stessa come se fosse erede dell'Impero geopolitico delle Dinastie cinesi.
Oggi, all'alba del XXI secolo, l'unico Impero rimasto al mondo è l'Impero del Giappone, che si presenta come una moderna monarchia parlamentare secondo la Costituzione del 1946. L'Imperatore(天皇 tennō, sovrano celeste) è il "simbolo dello stato e dell'unità del suo popolo", ha principalmente doveri cerimoniali e non detiene un vero potere politico. Tuttavia, col sostegno della popolazione, si comporta come un normale Capo di Stato. La dinastia regnante è il clan Yamato, la più antica al mondo, di circa 2500 anni. L'attuale 126º imperatore del Giappone è Sua Maestà Imperiale Naruhito, nato nel 1959 e succeduto al padre Akihito nel 2019.
Anche se non governata da una figura imperiale e autodichiarata anti-imperialista, l'Unione Sovietica mostrò molte tendenze comuni agli imperi nella storia:
espansione territoriale ottenuta attraverso l'invasione o la sovversione (come in Polonia, Lettonia, Lituania, Estonia, Romania e Finlandia).
forte potere centrale che controllava i governi di tutti gli stati satelliti
interferenze (incluso l'uso della forza militare) nelle politiche interne degli alleati (come in Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Bangladesh[6]).
Per queste ragioni, l'URSS è talvolta considerata da alcuni storici come uno dei principali imperi della storia, simile all'impero britannico e a quello romano, utilizzando anche alcuni elementi della politica estera zarista. I sostenitori dell'URSS rigettano tale teoria e ritengono che le relazioni tra l'Unione Sovietica e i paesi del suo "impero" erano stabilite da un rapporto di cooperazione volontaria.
Una parte dell'opinione pubblica utilizza il concetto di impero con riferimento agli Stati Uniti del XXI secolo, per quanto tale associazione non sia da tutti condivisa. Un esempio è Slavoj Žižek nel libro Iraq:
«Il problema degli Stati Uniti oggi non è che sono un nuovo impero globale, ma che non lo sono: in altre parole, pur pretendendo di esserlo, continuano ad agire come uno stato-nazione, perseguendo i propri interessi senza sosta.»
Appare a costoro ben percettibile l'esistenza di un sistema simbolico degli USA, come pure sono facilmente ravvisabili, secondo la loro opinione, nella politica estera degli USA i segni caratteristici dell'imperialismo.
Non tutti gli imperi qui inseriti presentano la figura classica dell'imperatore, al contrario in diversi casi non è presente o è dubbia (l'impero romano, ad esempio, ufficialmente rimase sempre una repubblica con i propri consoli, ma il potere effettivo era nelle mani di un Princeps o un Dominus). Non sempre, comunque, è possibile definire il concetto di impero in modo univoco o chiaro; il primo sovrano effettivamente titolato come imperatore fu forse Qin Shi Huangdi (o Qin Shi Huang, della dinastia Qin), ma d'altra parte il termine "impero" comparve per la prima volta con l'impero achemenide (Xšāça). I Re dei Re degli antichi imperi mesopotamici erano con buona probabilità la prima figura di questo tipo, insieme ai primi sovrani cinesi. Il primo monarca ad utilizzare la parola imperatore, invece, fu Carlo Magno; prima di lui la parola "imperator" indicava semplicemente un condottiero, con un significato anche religioso, e non fu mai assunto nel cognomen di un monarca prima di Vespasiano.[8][9][10]
Impero neo-sumero - 0,25 milioni di km², 23 ÷ 32,5% della popolazione mondiale (2200 a.C.)[38]
Medioevo (dal 476 al 1492)
Khaganato mongolo - 24,0 milioni di km², 25,6% della popolazione mondiale (1279 o 1309) (Il primo dato si riferisce alla massima espansione e il secondo all'ultima riunificazione formale tra il 1309 e il 1310, la cui superficie era pari a circa 23,5 milioni di km²; dopo l'ennesima divisione l'impero continuò formalmente a esistere con la dinastia Yuan fino al 1368)[71][72][73]
Impero Tu'i Tonga - 1,5 ÷ 3,1 milioni di km² (fine del XV secolo o inizio del XVI secolo) (l'effettiva area governata da questo impero non è nota, e molti dei suoi vassalli erano in realtà del tutto liberi dalla sua influenza)[13][133]
Impero britannico - 33,5 ÷ 35,5 milioni di km², 26,3% della popolazione mondiale (1921 o 1922)[132][153][154] (Stato più vasto di sempre, con territori in ogni continente inclusa l'Antartide; l'incertezza sulla superficie dipende dalle varie dispute territoriali, molte delle quali si concentrano sull'Antartide stessa)[154][155][156][157]
Impero russo - 22,8 milioni di km², 9,84% della popolazione mondiale (1865 o 1866)[123][158]
Repubblica della Cina (post Rivoluzione Xinhai) - 11,077 milioni di km², 32,21% della popolazione mondiale (1912) (Ufficialmente non può essere considerata un impero ma diversi storici hanno proposto questa definizione)[16][161][167]
Giappone moderno - 0,379 milioni di km² (1945 - oggi) (Unico stato attuale a fregiarsi del titolo di impero, seppure controllando una sola nazione)[191][192]
Top 10 imperi più vasti della storia, elencati per superficie (ove vi siano dispute, la classifica segue sempre il dato minimo o calcolato per difetto; i motivi di tali discrepanze sono indicati nelle sezioni relative a tali imperi):
Top 10 imperi più vasti della storia, elencati per percentuale di superficie terrestre (si assuma l'area totale delle terre emerse pari a 134,742 milioni di km² escludendo l'Antartide; ove vi siano dispute, la classifica segue sempre il dato minimo o calcolato per difetto; i motivi di tali discrepanze sono indicati nelle sezioni relative a tali imperi):
Top 10 imperi per abitanti, elencati per percentuale di popolazione mondiale (ove vi siano dispute, la classifica segue sempre il dato minimo o calcolato per difetto; i motivi di tali discrepanze sono indicati nelle sezioni relative a tali imperi):
Impero achemenide - 44 ÷ 52% (480 a.C.) (La più alta percentuale mai raggiunta da un impero o uno stato nella storia; governava inoltre il 64-68% della popolazione continentale in Asia)[198][199][200] (la prima percentuale si riferisce alla stima minima considerata, ovvero il 44,48 ÷ 44,6%, arrotondato per difetto; la seconda invece designa la stima massima ipotizzata e tenuta in conto, ovvero il 51,5%, arrotondato per eccesso; per questi calcoli si sono considerati i dati relativi alla popolazione presunta dell'impero medo, suo predecessore, nonché degli altri imperi assoggettati nel VI secolo a.C., in particolare l'impero neo-babilonese e quello egizio)[49][201][202]
^(EN) Kallie Szczepanski has a Ph D. in history, Has Taught at the College, high school level in both the U.S, Korea., Who Were the Xiongnu?, su ThoughtCo. URL consultato il 18 ottobre 2019.
^(EN) Ulrich Theobald, Wusun 烏孫, su chinaknowledge.de. URL consultato il 14 ottobre 2019.
^ Jesse H. Ausubel e Cesare Marchetti, Quantitative Dynamics of Human Empires (PDF), in International Journal of Anthropology, p. 11. URL consultato il 29 ottobre 2020.
^ T. N. Mukhajanova e A. M. Asetilla, Kipchak" Ethnonym and the History of Its Origin, in International Scientific and Practical Conference World Science, vol. 3, 12 (16), 2016, pp. 39-41. URL consultato il 29 novembre 2019.
^Comprendendo la Louisiana francese annessa dal 1763 al 1800; la rivendicazione sull'intera Patagonia; comprendendo anche la rivendicazione dell'antico territorio dell'Oregon, vedi Atlante Storico. Cronologia della storia universale, collana Le Garzantine, Garzanti, 2005.
^La maggiore estensione territoriale fu raggiunta con le conquiste ottenute durante la seconda guerra mondiale (1939-1945) e confermate nei trattati di pace del 1947, questa estensione fu conservata sino al 1991.
^Atlante Storico. Cronologia della storia universale. Le Garzantine. AA.VV. ed. Garzanti 2005; fino al 1935 l'Italia e le sue colonie raggiungevano una superficie di circa 2,8 milioni di km², dopo la conquista dell'Etiopia nel 1936 e dell'Albania nel 1939 si sono raggiunti i 3,9 milioni di km²; nel 1940 con la effimera conquista della Somalia Britannica, di Cassala, di Moyale, di Mentone e di altri territori (principalmente in Egitto ed in Grecia) si sono superati i 4,1 milioni di km².