Harry Jacob Anslinger nacque ad Altoona (Pennsylvania) il 20 maggio 1892, ottavo figlio di un barbiere di origini svizzere. Studiò al Pennsylvania State College e, negli anni della giovinezza, imparò a suonare il pianoforte, facendosi assumere come pianista in alcuni cinema che proiettavano film muti per pagarsi gli studi.[3] Assunto come impiegato presso la Pennsylvania Railroad, fece carriera nella polizia ferroviaria arrivando al grado di capitano e, in questo periodo, ebbe modo di indagare sulle attività della Mano Nera, una tenebrosa organizzazione formata da immigrati italiani poi conosciuta come mafia.[3] Nel 1916 Anslinger si trasferì a Harrisburg, in Pennsylvania, come collaboratore del nuovo sovrintendente della Polizia di Stato della Pennsylvania e un anno dopo divenne vice-commissario dei vigili del fuoco.[3]
A metà degli anni venti, in pieno proibizionismo, ottenne l'incarico di vice-console a Nassau, nelle isoleBahamas, dove riuscì a promuovere una campagna internazionale per boicottare i contrabbandieri di rum che facevano scalo nelle isole e, del tutto ignorati dalle autorità britanniche, ripartivano per gli Stati Uniti d'America per rivendere il loro alcol di contrabbando.[5] Reso celebre da questa campagna, fu chiamato a Washington nel 1929 e cominciò la sua carriera come ispettore del Bureau of Prohibition (Dipartimento della Proibizione), alle dipendenze del Dipartimento del Tesoro, occupandosi della repressione del traffico illecito di alcolici.[5]
I primi anni al FBN e la campagna contro la marijuana
Tre anni prima della fine del proibizionismo degli alcolici, nel 1930 Anslinger fu nominato dal Presidente Herbert Hoover commissario ad interim dalla Divisione narcotici del Bureau of Prohibition e, subito dopo, direttore del neonato Ufficio narcotici (Federal Bureau of Narcotics) del Dipartimento del Tesoro.[5] L'anno successivo, fece parte della delegazione statunitense che partecipò alla Conferenza internazionale di Ginevra conclusasi con la stipula della Convenzione per la limitazione della produzione e la regolamentazione della distribuzione di stupefacenti (cui aderirono 25 Stati), la quale stabilì limiti significativi alla fabbricazione industriale di eroina, morfina e cocaina istituendo il sistema delle quote di produzione assegnate dalla Società delle Nazioni a ciascun Paese per i propri fabbisogni medici o scientifici.[6][7][8]
L'attività del FBN sotto la guida di Anslinger si rivolse principalmente contro il traffico e lo spaccio clandestino dell'eroina, della morfina e della cocaina e contro la pratica del doping dei cavalli da corsa e, presto, arrivò a coinvolgere anche la canapa o marijuana promuovendone l'inserimento nella lista degli stupefacenti nocivi e delle sostanze che creano dipendenza[6][9].
La campagna dì Anslinger per sensibilizzare l'opinione pubblica sul "pericolo marijuana" avvenne attraverso un lavoro intenso e capillare sui mass media. Ad esempio, in un articolo pubblicato sull'American Magazine (luglio 1937), Anslinger descriveva il caso di un giovane, normalmente tranquillo, che dopo aver fumato marijuana ammazzava a colpi di scure padre, madre, due fratelli e una sorella.
Nel 1937, durante l'audizione al Congresso degli Stati Uniti, Anslinger dichiarò: «ci sono 100 000 fumatori di marijuana negli Stati Uniti e la maggior parte sono negri, ispanici, filippini e gente dello spettacolo; la loro musica satanica, jazz e swing, è il risultato dell'uso di marijuana. Il suo uso causa nelle donne bianche un desiderio di ricerca di relazioni sessuali con essi»[10][11]. Anslinger fece infatti spiare e schedare come consumatori di droga importanti musicisti jazz come Louis Armstrong, Dizzy Gillespie, Thelonius Monk, Count Basie, Jimmy Dorsey, Duke Ellington, Lionel Hampton e Cab Calloway[12][13] e questa dura campagna antidroga culminò in una sorta di persecuzione contro la leggendaria cantante afroamericana Billie Holiday, che lottava con la dipendenza da eroina: oltre all'arresto per droga da parte degli agenti di Anslinger, le fu revocata la licenza per esibirsi nei cabaret di New York e continuò ad essere perseguitata dal FBN fino alla sua morte.[14]
Il 14 giugno il presidenteRoosevelt firmò il Marijuana Tax Act, che di fatto impediva la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa, anche a scopo medicamentale.
Nel 1938, il sindaco di New YorkFiorello La Guardia nominò una commissione d'inchiesta e nel 1944, con il noto Rapporto La Guardia (La Guardia Committee), contestò duramente la campagna di Anslinger[15].
La lotta alla mafia e alla droga
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, poiché l'FBN era la sola agenzia governativa statunitense ad avere agenti operanti sotto copertura, Anslinger e i suoi uomini furono trasferiti all'appena istituito Office of Strategic Services (OSS), precursore della CIA, dove tennero corsi per insegnare al personale le tecniche di infiltrazione e di sorveglianza.[6]
Negli anni '40, Anslinger cercò di sensibilizzare gli studios di Hollywood sul problema della droga a seguito dei clamorosi arresti dell'attore Robert Mitchum e del batterista Gene Krupa per possesso di stupefacenti: infatti Anslinger partecipò in prima persona come attore nel ruolo di se stesso nel film To the Ends of the Earth (1948, uscito in Italia con il titolo Oppio), in cui il protagonista, interpretato da Dick Powell, è un agente del FBN che indaga su un traffico di droga internazionale.[16]
Nel 1951 Anslinger collaborò attivamente con il Comitato speciale del Senato degli Stati Uniti presieduto dal senatore Estes Kefauver che investigava sul crimine organizzato e presentò ad esso un elenco basato sulle indagini dei suoi agenti che annoverava circa 800 persone con sospetti legami con la mafia e con il traffico di droga.[18] Infatti, nel corso della sua audizione dinanzi al Comitato Kefauver, Anslinger affermò: «I membri di questa organizzazione si conoscono benissimo tra loro in tutto il Paese. I compagni di New York, della Florida e della California si conoscono tutti.. È una vera e propria rete».[19] Nello stesso anno, ispirò la promulgazione da parte del Congresso degli Stati Uniti del Boggs Act, poi modificato dal Narcotics Control Act nel 1956, che aumentavano le pene detentive per i trafficanti di droga ad un massimo di 50 anni di carcere e prevedevano la pena di morte per chi vendeva droga ad un minorenne[11][18]; nel 1961 Anslinger giunse a convincere l'ONU a unificare tutti i singoli trattati internazionali già esistenti sul controllo della droga: nacque così la Convenzione unica sugli stupefacenti (Single Convention on Narcotic Drugs), alla quale aderivano oltre 150 nazioni. La convenzione stabiliva un tribunale internazionale per il controllo delle sostanze stupefacenti ed impegnava i singoli stati a combattere per sradicare al più presto la coltivazione della cannabis. Nell'arco di pochi anni, la coltivazione di cannabis divenne illegale in gran parte del mondo.[senza fonte]
A partire dagli anni '50, Anslinger dispose l'apertura di diversi uffici esteri del FBN in Francia, Italia, Turchia, Libano, Thailandia e poi in altri Paesi, al fine di coadiuvare le forze dell'ordine locali nella lotta al contrabbando internazionale di stupefacenti verso gli Stati Uniti.[18]
«Quando i russi sbarcheranno sulla luna, il primo uomo che incontreranno sarà Anslinger, alla ricerca di droga.[18]»
Nel 1957 Anslinger, sentito come testimone davanti alla Sottocommissione d'inchiesta del Senato presieduta dal senatore John L. McClellan, accusò pubblicamente la Cina maoista di essere uno dei principali produttori mondiali di oppio e la Cubacastrista di produrre quasi tutta la cocaina consumata negli Stati Uniti, denunciando quindi l'esistenza di un "complottocomunista" per "corrompere la gioventù americana con la droga".[18][23]
Andò in pensione nel 1962 e si ritirò a vita privata.[24] Morì d'infarto al Mercy Hospital[25] di Altoona, Pennsylvania, all'età di 82 anni.
^ Sen. Michele Zuccalà, Capitolo II. Il dominio di Lucky Luciano (PDF), in Relazione sul traffico mafioso di tabacchi e stupefacenti nonché sui rapporti tra mafia e gangsterismo italo-americano - Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA.
^(EN) United States Congress, Reports and Documents, 1965. URL consultato il 7 giugno 2022.
Selwyn Raab, Five families: The rise, decline, and resurgence of America's most powerful Mafia empires, New York, Thomas Dunne Books, 2005; trad. it. Le famiglie di Cosa Nostra. La nascita, il declino e la resurrezione della più potente organizzazione criminale americana, Milano, Newton Compton, 2007.