Guglielmo Isárnez di Ribagorza (Guillermo in spagnolo, Guillem, in catalano e Guillaume in francese; seconda metà del secolo X – Val d'Aran, 1017) fu Conte di Ribagorza dal 1010 alla sua morte.
Origine
Secondo il Codice di Roda, Guglielmo era figlio illegittimo del Conte di Ribagorza, Isarno e di un'amante, di cui non si conoscono gli ascendenti[1], di nome Bella[2].
Ancora secondo il Codice di Roda, Isarno di Ribagorza era il figlio maschio terzogenito del Conte di Ribagorza, Raimondo II e della moglie Garsenda di Fézensac[3], che, ancora secondo il Codice di Roda era figlia di Guglielmo Garces[3] (ca. 895- ca. 960), primo conte d'Armagnac e di Fézensac, che, secondo la Genealogia Comitum Guasconiæ, era figlio del duca di Guascogna, Garcia II Sanchez[4]; anche il capitolo n° XXXVI del libro XLVI della España sagrada. 46, De las santas iglesias de Lérida, Roda y Barbastro conferma che era figlio di Raimondo II Garsenda, precisando che proveniva dalla Gallia (Garsendi nomine de galiis)[5].
Biografia
Guglielmo fu allevato dalla nonna paterna, Garsenda di Fézensac, e, dopo la sua morte, a Burgos, alla corte di sua zia (sorella di suo padre), Ava, contessa consorte di Castiglia[2].
Suo padre, Isarno finì i suoi giorni nel castello di Monzón, affrontando l'attacco di Abd al-Malik, figlio di Almanzor nel 1003[6]; anche il capitolo n° XXXVI del libro XLVI della España sagrada. 46, De las santas iglesias de Lérida, Roda y Barbastro conferma la morte in battaglia contro i Saraceni, in una località detta monte di Sion (in Monte Sion)[7]; lo scontro viene ricordato come battaglia di Albesa[8][9]..
Dopo la morte di Isarno, come viene precisato dal capitolo n° XXXVI del libro XLVI della España sagrada. 46, De las santas iglesias de Lérida, Roda y Barbastro, nel governo della contea gli succedette l'altra sorella di Isarno, sua zia, Tota[7], che già collaborava col fratello[10][11].
Nella confirmatio V dell'anno 1005 delle Noticias históricas de las tres provincias vascongadas, Parte 3,Volume 3 Guglielmo viene già citato come conte di Ribagorza (Comite Guillelmo in Ripa-curtia)[12].
Siccome Abd al-Malik continuava l'invasione della Ribagorza, Toda decise di prendere marito che potesse affiancarla, nella difesa della contea, scegliendo il conte Suniario I di Pallars[7][10][11][13].
Rimasta vedova nel 1010, Toda abdicò in favore di Guglielmo, che intervenne in Ribagorza, assiema al cugino, il figlio di Ava, il conte indipendente di Castiglia e conte di Burgos, Lantarón, Cerezo e Álava, Sancho Garcés, con un forte esercito che sconfisse i Saraceni e liberò la contea[7].
Al seguito di Sancho Garcés vi era anche la sorella, Mayor, che, in quello stesso anno, sposò il conte Raimondo III di Pallars-Jussà, figliastro di Tota[7], e che, secondo il gesuita storico Medievalista, Gonzalo Martínez Diez, governarono una parte della contea[2].
Tra i territori liberati dai Saraceni vi era anche la Val d'Aran, che non volle riconoscere l'autorità di Guglielmo, che dovette intervenire, e nel 1017, venne assassinato[2]; secondo il capitolo n° XXXVI del libro XLVI della España sagrada. 46, De las santas iglesias de Lérida, Roda y Barbastro, gli abitanti della Val d'Aran avevano pensato che uccidendolo ne sarebbero divenuti i legittimi eredi[7]; secondo alcuni storici erano stati istigati da Raimondo III di Pallars-Jussà[2].
Siccome Guglielmo non aveva discendenza la contea venne governata da Mayor e dal marito, Raimondo III; ma il re di Pamplona e conte d'Aragona, Sancho III Garcés di Navarra, marito di Munia di Castiglia, figlia di Sancho Garcés e nipote di Mayor, reclamò la contea, per la moglie, innescando una disputa, che portò, nel 1018, all'occupazione e all'annessione al regno di Pamplona della Ribagorza.
Matrimonio e discendenza
Come viene anche precisato dal capitolo n° XXXVI del libro XLVI della España sagrada. 46, De las santas iglesias de Lérida, Roda y Barbastro Guglielmo non ebbe moglie e non ebbe discendenza legittima[7] e di lui non si conosce alcun altro discendente[14].
Note
- ^ (LA) #ES Textos-navarros-codice-roda.pdf, cap. 27, pag. 55, nota 27 (Ysarnus)
- ^ a b c d e (ES) #ES Guillermo Isárnez
- ^ a b (LA) #ES Textos-navarros-codice-roda.pdf, cap. 27, pag. 55, nota 27 (Regemundus)
- ^ (LA) Rerum Gallicarum et Francicarum Scriptires, tomus XII, Genealogia Comitum Guasconiæ, anno 872, pag. 386
- ^ (ES) #ES España sagrada. 46, De las santas iglesias de Lérida, Roda y Barbastro, cap. XXXVI, pag. 325
- ^ (ES) #ES Isarno, conde de Ribagorza
- ^ a b c d e f g (ES) #ES España sagrada. 46, De las santas iglesias de Lérida, Roda y Barbastro, cap. XXXVI, pag. 326
- ^ (CA) #ES Enciclopèdia.cat: Isarn I de Ribagorça
- ^ (EN) #ES Isarn I de Ribagorça
- ^ a b (CA) #ES Enciclopèdia.cat: Enciclopèdia.cat: Toda I de Ribagorça
- ^ a b (EN) #ES Toda i de Ribagorça
- ^ (LA) Noticias históricas de las tres provincias vascongadas, Parte 3,Volume 3, confirmatio V, pag. 48
- ^ (ES) #ES Toda de Ribagorza
- ^ (EN) #ES Foundation for Medieval Genealogy : CONDES de RIBAGORZA - GUILLEM Isárnez
Bibliografia
Fonti primarie
Letteratura storiografica
Voci correlate
Collegamenti esterni