Nel novembre del 978 Sancho era presente quando i genitori, Garcia e Ava (Garsias Ferdinandez cum coniuge mea Ava comitisa) , fondarono a Covarrubias il monastero dell'Infantado de Covarrubias[1].
Nel 990, con l'appoggio dell'hajib di al-Andalus Almanzor, Sancho si ribellò al padre, Garcia, come riportano sia il documento n° VII del Cartulario del infantado de Covarrubias[8], che gliAnnales Complutense[9], dividendo in due parti la contea di Castiglia, che da quella data, rimase divisa sino alla morte del padre[10].
Suo padre Garcia morì prigioniero a Cordova, nel 995, dopo essere stato ferito e fatto prigioniero in una scaramuccia di confine, nell'estate di quell'anno, come riportano gli Annales Complutense[11]; mentre il Chronicon Burgense riporta che fu catturato, dopo essere stato ferito in riva al Duero e che morì durante il trasferimento a Cordova; infine fu inumato nel monastero di San Pedro de Cardeña[12].
Dopo la morte del padre, Sancho gli succedette nel titolo di conte di Castiglia[12], continuando a riconoscere ai sovrani del León, una superiorità giuridica.
In quello stesso anno, per mantenere buoni i rapporti con Almanzor, gli diede in moglie la sorella Oneca Garces[13].
Nel 999, alla morte del re di LeónBermudo II, si oppose invano alla nomina a reggente del nuovo re, Alfonso V, di tre anni, del Conte di Portucale[14], Menendo González († 11ottobre 1008), come riporta la Recherches sur l'histoire et la littérature de l'Espagne pendant le moyen age, tome premier[15] con il quale ebbe rapporti conflittuali per tutto il periodo di reggenza[10].
Nello stesso anno Sancho rifiutò di pagare il tributo al califfo di Cordova, mettendosi in urto con al-Andalus; allora Sancho Garces fece un'alleanza con il re di Navarra García II Sánchez, con il re del LeónBermudo II e con García Gómez de Carrión, conte di Saldaña.
Nel 1000 Almanzor attaccò la Castiglia e lo scontro avvenne, nel luglio del 1000, nella Provincia di Palencia, alla battaglia di Cervera de Pisuerga, che fu molto cruenta, con molti morti da ambo le parti, ma alla fine vide il successo dei Mori e la sconfitta di Sancho Garcés e del conte di Saldaña, che l'aveva seguito in battaglia, come riporta il Diccionario biográfico español, Real Academia de la Historia[16].
Sancho Garcés morì prematuramente, nel 1017, come riporta la Cronaca Burgense[12], probabilmente in battaglia, come riporta la Recherches sur l'histoire et la littérature de l'Espagne pendant le moyen age, tome premier[20].
Dopo la sua morte, la contea fu ereditata, assieme al titolo di conte, da suo figlio, García Sánchez, di circa sette anni, come riporta la Historia y ficción en la épica medieval castellana[21].
Discendenza
Nel 994 Sancho aveva sposato la cugina, Urraca Gómez (?-1038), figlia di Gómez Diaz, conte di Saldaña, della famiglia dei Banu Gómez, e della zia di Sancho, Muniadomna Fernández di Castiglia, figlia di Fernan Gonzales, come riporta URRACA. UN NOMBRE EGREGIOEN LA ONOMÁSTICA ALTOMEDIEVAL.[22]. Urraca fu uccisa dai Mori nel 1038, nel convento di Covarrubias (mataron la Condesa Doña Urraca en Cuevarrubias), dove si era ritirata dopo la morte del marito, come riportano gli Anales Toledanos[23] Sancho ed Urraca ebbero cinque figli[10]:
Fernando Sánchez (994-prima del marzo 999), data in cui i genitori fecero una donazione, per la sua anima.
^abIl codice di Roda, compilato nel X secolo con qualche aggiunta dell'XI secolo, si occupa della storia e delle genealogie del periodo alto-medioevale della zona a cavallo dei Pirenei, quindi soprattutto regno di Navarra e Marca di Spagna.
^La Cronaca Burgense è composta da annali scritti, in latino, nel corso del XIII secolo e ritrovati, dopo secoli, nella cattedrale di Burgos (da cui il nome); furono compilati nella regione della Rioja e sono inerenti alla storia della Castiglia e della Navarra, dalla nascita di Gesù Cristo alla battaglia di Las Navas de Tolosa, del 1212.
Rafael Altamira, Il califfato occidentale, in L’espansione islamica e la nascita dell’Europa feudale, collana «Storia del mondo medievale», II volume, Milano, Garzanti, 1999 [1979], pp. 477–515, SBNRAV0065639.