Gregorio Vito Diamare (Napoli, 13 aprile 1865 – Sant'Elia Fiumerapido, 6 settembre 1945) è stato un vescovo cattolico e abate italiano, medaglia d'oro al valor civile.
Biografia
Nato a Napoli da Salvatore Diamare e Teresa Albano, iscritto all'università sente la vocazione verso la vita monastica nell'ordine benedettino ed entra nell'Arciabbazia di Montecassino, gli viene dato l'incarico della direzione del collegio interno. Nel 1909 viene nominato priore e l'anno successivo alla morte di Bonifacio Krug il 24 luglio diventa arciabate.
Per trentasei anni sarà l'abate di Montecassino. Fu nominato vescovo titolare di Costanza di Arabia il 12 marzo 1928. Il 18 settembre 1943 inviò tutti i monaci da Montecassino a Roma, restando nel monastero con pochi monaci, consapevole che il convento sarebbe stato bombardato durante la battaglia di Cassino.
Per merito suo e del tenente colonnello austriaco Julius Schlegel[1] della Divisione corazzata "Hermann Göring", l'archivio con i più preziosi documenti bibliografici e le opere d'arte furono posti in salvo dai bombardamenti e consegnati in Vaticano l'8 dicembre 1943.
Genealogia episcopale
La genealogia episcopale è:
Onorificenze
![Medaglia d'oro al valor civile - nastrino per uniforme ordinaria](//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/15/Valor_civile_gold_medal_BAR.svg/60px-Valor_civile_gold_medal_BAR.svg.png)
«
Luminosa figura di sacerdote, confermava, durante le lunghe e sanguinose vicende belliche svoltesi nei pressi dell'Abbazia di Montecassino, i suoi elevati sentimenti di carità cristiana, più volte affrontando con esemplare fermezza ed indomito coraggio la morte, pur di affrontare la sua parola di fede ed il suo soccorso in favore di tutti coloro che rifugiatisi nell'Abbazia, invocavano la sua paterna protezione. Unica Autorità rimasta sul posto, interveniva ripetutamente e con energia presso il comando militare tedesco, ottenendo il rilascio di numerose persone che, prelevate come ostaggio, erano state condannate a morte, ed evitando la distruzione disposta in segno di rappresaglia, di alcune località abitate. Dopo aver posto in salvo innumerevoli tesori di arte depositati nell'abbazia, riconosciuta la inutilità dei suoi sforzi diretti a preservare tale distruzione dell'insigne monumento, decideva di allontanarsene e, attraversata la linea del fuoco, profonda circa 20 chilometri, alla testa di un corteo di donne, malati e feriti, riusciva, tra l'infuriare della battaglia, a portare tutti in salvo. Cassino - Anni '43-44.
[2].»
— Decreto del Presidente della Repubblica 5 marzo 1951.
Note
Bibliografia
- Faustino Avagliano, Gregorio Diamare abate di Montecassino (1909-1945), Caramanica, Latina, 2005, ISBN 8882568040, 232pag
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