Giulio Cesare de' Rossi nacque a San Secondo Parmense nel 1519 ultimogenito del marchese Troilo I e di Bianca Riario. Protagonista in gioventu' di giostre e tornei da quali uscì spesso vincitore[1], ricevette dal padre in eredità il feudo di Basilicanova.[2]
Di carattere irascibile e ambizioso, Giulio Cesare, al quale era preclusa la successione diretta sulla contea di San Secondo, decise di ingrandire i propri possedimenti rapendo la primogenita delle due figlie di Roberto Sanseverino, conte di Caiazzo e Colorno, ereditiera di un grosso patrimonio. La giovane, orfana di padre, si trovava con la madre a Venezia, protetta dallo zio naturale con il quale Giulio Cesare, recatosi a Venezia, entrò prima in confidenza e quindi si accordò per rapirla nel 1539. Celebrato immediatamente il matrimonio, Giulio Cesare fuggì da Venezia riparando in armi a Colorno.
I veneziani, non potendo perseguirlo perché il Rossi era fuggito in un territorio al di fuori della loro giurisdizione, emisero un bando in perpetuo dai territori della repubblica di Venezia nei suoi confronti. Tuttavia Paolo III, di cui Giulio Cesare era suddito essendo all'epoca Parma di pertinenza dei Farnese, non accettò il misfatto e punì il Rossi non solo espellendolo da Colorno, ma anche privandolo del lascito paterno di Basilicanova.[2]
Giulio Cesare riparò quindi a Caiazzo dove aveva ereditato dei beni attraverso il matrimonio forzoso con la Sanseverino. Tuttavia Giulio Cesare non si limitò a governare il feudo campano, discusse aspramente con i propri vassalli e armò dei sicari per porre fine alle contese, finendo in carcere a seguito del suo coinvolgimento nei tumulti di Napoli contro il viceré Toledo.[2]
Nel frattempo la morte di Pier Luigi Farnese, da poco nominato duca di Parma, fece balenare al Rossi l'idea di poter recuperare le sue terre: si decise a tornare al nord per abboccarsi con Ferrante Gonzaga, generale di Carlo V, che nel frattempo aveva occupato Piacenza, prima capitale del neonato ducato. Il Rossi gli promise appoggi per la presa di Parma in cambio della promessa di essere reinsediato nei possedimenti confiscati dai Farnese.[1]
Nel 1551 scoppiò la guerra in Lombardia che vide contrapposti la Francia e il Duca di Parma Ottavio Farnese da una parte e il Papa Giulio III alleato degli imperiali di Carlo V dall'altra. Giulio Cesare, colonnello degli imperiali, tentò più volte senza successo la sortita su Colorno e quando si siglò la pace, nel 1552, la sua posizione venne totalmente ignorata dai contendenti.[2]
Accordatosi nel 1554 con Cosimo I de' Medici per servirlo nella Guerra di Siena, indugiò nel raggiungerlo cercando il momento propizio per eliminare il duca di Parma Ottavio Farnese. Sorpreso dai sicari ducali presso l'abbazia di Chiaravalle, venne ucciso insieme a nove suoi fedelissimi.[2]
Discendenza
Dalla moglie Maddalena Sanseverino ebbe sei figli:
Ippolita, che sposò Alberto Pio signore di Meldola;