Terzogenito maschio di Ludovico e di Francesca Fieschi dei conti di Lavagna[1], fu soprannominato “Cagnino” dal padre che da fanciullo lo vedeva piccolo e vivace come un cagnolino.
Nel 1529 incontrò a BolognaCarlo V al quale consegnò una petizione atta a favorire il matrimonio del fratello Luigi Rodomonte con Isabella Colonna.
Rimase sempre fedele alla causa francese, procurando grandi difficoltà al padre Ludovico, filoimperiale, che nel 1536 lo diseredò e, nell'estate del lo stesso anno, assieme al conte Guido Rangoni, Pietro Strozzi e Cesare Fregoso, fu tra i capitani che tentarono di attaccare Genova, in appoggio alle truppe di Francesco I di Francia, riportando perdite gravissime fra i suoi soldati.
Due anni prima della morte venne perseguitato da Cesare Fregoso e il re Francesco I fu costretto a mettere pace tra i due tramite un suo ambasciatore. Per vendicarsi Gianfrancesco pubblicò delle lettere di Pietro Aretino che mettevano in scherno il Fregoso.