Francesco Ognibene, figlio di Gaetano (tra i maggiori autori di collages siciliani[3]) e Concetta Costa[4], era un giovane artista nato a Palermo nel 1785. A detta di Agostino Gallo studiò pittura per due anni a Napoli con Giuseppe Sciabbas e Carlo Borelli, e poi a Palermo. Era un allievo di Giuseppe Velasco e successivamente di Vincenzo Riolo[5], un altro pittore siciliano genero di Velasco, e presto si distinse per le sue abilità artistiche. In seguito si recò a Roma dove soggiornò per ben 10 anni. Cominciò a studiare l’incisione sotto Pietro Nocera e Melchiorre di Bella in compagnia di Pietro Vaincher[6].
Tuttavia Ognibene aveva un carattere malinconico e spesso si lasciava prendere dalla tristezza. Infatti era incline al suicidio, tanto che alla fine fu rinchiuso in un manicomio per proteggerlo da se stesso[7].
Racconta Agostino Gallo che dopo che Ognibene provò a ferirsi il collo con un rasoio, Gallo gli salvò la vita e Ognibene gli ribatté che doveva lasciarlo morire[8].
Gallo gli diede del brodo con l'uovo e una pagnotta e Ognibene la divise con un povero che scorse dal balcone.
Sempre secondo Gallo, la sua pazzia è da attribuire ad un episodio avvenuto nel 1834, quando furono tolti ad Ognibene diversi suoi quadri della chiesa dei Liguorini all'Uditore. Inoltre nello stesso periodo Giambattista Bertino rovinò completamente un'opera che costò due mesi di duro lavoro ad Ognibene, solo perché aveva un piccolo difetto.
Malgrado questi problemi, Francesco realizzò numerose opere. Era soprattutto noto per i suoi ritratti e i dipinti a soggetto religioso e mitologico. Fu anche chiamato a disegnare le illustrazioni per la "Fata galante" e il "Don Chisciotte" di Giovanni Meli, due famose poesie siciliane dell'epoca. Inoltre, nel 1835 sotto la supervisione dell'adornista Vincenzo Li Greci, eseguì degli affreschi per la Villa Castelnuovo ai Colli[9], una prestigiosa residenza siciliana.
Ognibene lasciò una serie di quadri di grande valore artistico, soprattutto di argomento religioso, che ancora oggi sono presenti nelle chiese siciliane. Tra le sue opere più famose si possono citare quelle conservate presso la chiesa di Santa Maria la Croce a Regalbuto, il palazzo Abatellis a Palermo e, sempre nel capoluogo siciliano, nelle chiese di Santi Filippo e Giacomo e Santa Lucia[10]. Fu anche maestro del pittore Francesco Zerilli.
Morì durante l'epidemia di colera del 1837 insieme a tanti artisti dell'epoca come i già citati Riolo e Zerilli. Si sposò con Valeria Fiorelli, che morì anche lei a causa del colera. Per proteggere i figli, vennero rinchiusi nell'interrato del loro palazzo, finché il primogenito Gaetano scappò fino a Napoli. Lì si dedicò ad affrescare alcune chiese vesuviane come faceva il defunto padre Francesco.
Opere
Tra le varie opere ricordiamo le seguenti, elencati anche nel libro Memorie sulla Sicilia e Enciclopedia della Sicilia[11]:
Affreschi
il Giudizio di Paride nella volta della casa di Pasquale Rinaldi a Petralia Soprana
La divisione di Ettore da Andromaca con il figlio Astianatte nella volta della casa di Salvatore Malato a Trapani, e le soprapporte rappresentanti Le avventure di Telemaco
Soprapporte rappresentanti storia sacra presso la casa del barone Consiglio a Sciacca
Affreschi che occupano i pennacchi e le lunette della cupola del Salone presso Palazzo Cottone di Villa Castelnuovo[12]. In particolare:
Sileno ubriaco sull'asino
Cerere che insegna ad un angelo ad arare la terra
Donna che munge un bovino
Minerva che ammaestra nella scienza agraria un giovinetto
Infine ai quattro spigoli della cupola in chiaro-scuro il disegno delle quattro stagioni
Incisioni e Collage
Illustrò i poemetti Don Chisciotte e Fate Galanti di Giovanni Meli e alcuni suoi fogli sono conservati presso la collezione di Sgadari lo Monaco presso la Galleria Regionale di Palermo, dove si trova firmato l'unico collage a soggetto sacro raffigurante La Trinità e le Anime purganti[13].
Altri suoi lavori:
’’La Madonna di Porto Salvo’’ a bulino
‘’L’Immacolata Concezione’’ sul disegno di ‘’La Farina’’, rame a bulino fatto per Cefalù
Santa Rosa di Lima presso Chiesa di Santa Lucia del Borgo, Palermo
San Benedetto presso Chiesa di Santa Maria la Croce, Regalbuto
San Basilio Magno, in concorrenza con Patania e Farina, presso Monastero Basiliano del SS. Salvatore della Placa, Randazzo
San Luigi Gonzaga vestito da spagnolo che presenta il giglio della purità alla Madonna presso Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo a Porta Carini, Palermo
La Trinità presso Chiesa di San Giusto, Monreale e altri quadri nelle volte
Sant'Isidoro che fa scaturire l'acqua e nella parte superiore La Beata Vergine con il bambino nella chiesa di Sant'Isidoro nel feudo di Baucina e Calamigna
Riconoscimenti
In suo ricordo è stata dedicata una strada di Palermo, Via Francesco Ognibene, vicino via Olivella[14][15].
Note
^Dizionario degli Artisti Siciliani di Luigi Sarullo, vol. II Pittura, pubblicato da Sicilcassa per l'editrice Novecento nel 1993 pp. 381-382