Per il periodo 2014-2020 ha ricevuto una dotazione di 185 miliardi di euro[1].
Storia
Nasce con il regolamento 724/75 promosso il 18 marzo 1975 per promuovere la crescita delle zone più arretrate degli allora nove paesi membri della CEE, inviduate nell'Italia meridionale, la maggior parte dell'Irlanda, le regioni occidentali e sudoccidentali della Francia, Olanda Settentrionale, parte della Germania Ovest lungo il confine orientale e gran parte del Regno Unito, in particolare Galles e Scozia. Finanziava fino al 50% del costo dell'intervento. Solo all'Italia andava il 40% dei fondi, seguita da Regno Unito (28%) e Francia (15%)[2].
Destinatari dei finanziamenti erano le attività industriali ed artigianali a patto che fossero sane e che potessero creare (o mantenere, nei processi di trasformazione) almeno 10 posti di lavoro e la costruzione di infrastrutture[3].
Quest'ultimo regolamento è stato delineato in un’ottica di concentrazione tematica e di specializzazione, al fine di contribuire al perseguimento della strategia Europa 2020. Le aree su cui agisce sono:
innovazione e ricerca;
agenda digitale;
sostegno alle piccole e medie imprese (PMI);
economia a basse emissioni di carbonio.
Le risorse FESR stanziate a favore di tali priorità dipendono dalla categoria di regione:
nelle regioni più sviluppate almeno l'80 % dei fondi deve concentrarsi su almeno due priorità;
nelle regioni in transizione la concentrazione concerne il 60 % dei fondi;
nelle regioni in ritardo di sviluppo la concentrazione concerne il 50 % dei fondi.
Alcune risorse FESR, inoltre, devono essere specificamente destinate a progetti attinenti all'economia a basse emissioni di carbonio:
regioni più sviluppate: 20%;
regioni in transizione: 15%;
regioni in ritardo di sviluppo: 12%.
Interventi
Nell'ambito dei compiti indicati il FESR partecipa al finanziamento di:
investimenti produttivi che permettono di creare o salvaguardare posti di lavoro durevoli;
investimenti nel settore delle infrastrutture, come il progetto URBACT;
sviluppo del potenziale endogeno attraverso misure di animazione e di sostegno alle iniziative per lo sviluppo locale e l'occupazione nonché alle attività delle piccole e medie imprese (PMI), segnatamente attraverso:
aiuti ai servizi in favore delle aziende, in particolare nei settori della gestione, degli studi e ricerche di mercato e dei servizi comuni a varie aziende;
il finanziamento del trasferimento di tecnologia, con particolare riferimento alla raccolta e alla diffusione dell'informazione, all'organizzazione comune di imprese e istituti di ricerca nonché al finanziamento dell'attuazione dell'innovazione aziendale;
il miglioramento delle possibilità di accesso delle aziende al finanziamento e al credito, attraverso la creazione e lo sviluppo di idonei strumenti di finanziamento ai sensi dell'articolo 28 del regolamento (CE) n. 1260/1999;
gli aiuti diretti agli investimenti di cui all'articolo 28, paragrafo 3 del regolamento (CE) n. 1260/1999, in assenza di un regime di aiuti;
la realizzazione di infrastrutture di dimensioni consone allo sviluppo locale e dell'occupazione;
aiuti alle strutture di servizi zonali per la creazione di nuovi posti di lavoro, escluse le misure finanziate dal Fondo sociale europeo (FSE);
le misure di assistenza tecnica di cui all'articolo 2, paragrafo 4, secondo comma, del regolamento (CE) n. 1260/1999.
Nelle regioni che rientrano nell'obiettivo n. 1, il FESR può partecipare al finanziamento di investimenti per l'istruzione e la sanità che contribuiscano all'adeguamento strutturale di dette regioni.