I martiri di Fondotoce costretti a sfilare prima della fucilazione il 20 giugno 1944Lapide situata sulla Strada degli Artiglieri a Rovereto che commemora, tra gli altri, il Tenente Ezio RizzatoMonumento commemorativo sito a Monte Vecchio nella Valle Cannobina
Il 18 giugno 1944, ferito durante un rastrellamento sul versante italiano del Monte Limidario, fu catturato dalle SS nella Val Cannobina e poi torturato a Malesco. Trasferito ad Intra, custodito nelle cantine della base delle SS di Villa Caramora, fu prelevato con altri 42 detenuti e costretto a trascinarsi a piedi fino a Fondotoce dove fu fuciliato.[1][4]
Insieme a lui persero la vita: Giovanni Alberti, Giovanni Barelli, Carlo Antonio Beretta, Angelo Bizzozzero, Emilio Bonalumi, Luigi Brioschi, Luigi Brown, Dante Capuzzo, Sergio Ciribi, Giuseppe Cocco, Adriano Marco Corna, Achille Fabbro, Olivo Favaron, Angelo Freguglia, Franco Ghiringhelli, Cosimo Guarnieri, Giovanni La Ciacera, Franco Marchetti, Arturo Merzagora, Rodolfo Pellicella, Giuseppe Perraro, Marino Rosa, Aldo Cesare Rossi, Carlo Sacchi, Cleonice Tomassetti (32), Renzo Villa e Giovanni Volpati. Altri 14 caduti sono rimasti ignoti. Uno dei 43, il diciottenne Carlo Suzzi, rimase miracolosamente in vita anche se ferito.[1]
«Fiero incitatore alla rivolta contro l'oppressore, inquadratosi in una formazione partigiana, partecipava a numerose azioni dando prove continue dì valore e di ardimento. Menomato fisicamente in seguito a caduta in un burrone durante l'allestimento a lui affidato di un campo di aviolanci in terreno impervio di montagna, non volle abbandonare la lotta e, alla testa del proprio reparto, partecipava, primo fra i primi, a tutte le azioni dando sublime prova di valore. Durante una potente azione offensiva nemica, avente per obiettivo la eliminazione della formazione Valdossola, allo scopo di salvare da sicura cattura i partigiani feriti, si impegnava in cruenti scontri. Ferito, veniva fatto prigioniero e non gli furono risparmiate le torture ed i martirii che ridussero il suo corpo una massa di sanguinante e dolorante carne. Trascinato al supplizio, prima di esalare lo spirito indomito, attingeva dalla sua ardente passione ancora la forza di scoprirsi il petto e gridare: «Viva l’Italia libera». Vai Grande - Fondotoce, settembre 1943 - giugno 1944.» — [5]
Nino Chiovini, I giorni della Semina, Milano, Vangelista, 1995 [1979].
Emilio Liguori, Quando la morte non ti vuole. I casi di un giudice istruttore al tempo della grande tormenta: il rastrellamento in Valgrande del giugno 1944 nel diario di un uomo libero, note a cura di Nino Chiovini, Verbania, Alberti Libraio Editore, 1982, ISBN88-85004-28-8.