Nell'età classica, le prime forme di espansionismo (che spesso comprendevano dislocazione, sottomissione, schiavitù, stupro ed esecuzione della popolazione vittima) erano spesse giustificate dalla "legge del più forte".
Con l'evolversi della concezione politica dello Stato-nazione, soprattutto in riferimento ai diritti dei governati, sono emerse giustificazioni più complesse. Il collasso dello Stato dovuto all'anarchia, la riunificazione o il pannazionalismo sono talvolta utilizzati per giustificare e legittimare l'espansionismo quando l'obiettivo esplicito è di riconquistare territori che sono stati persi o di prendere possesso di terre ancestrali.
In mancanza di una rivendicazione storica di questo tipo, i potenziali espansionisti tendono a promuovere ideologie di terre promesse come il destino manifesto[4] o un destino religioso sotto forma di Terra Promessa.
Storia
Ogni parte del mondo ha avuto esperienze di tipo espansionistico.[5][6]
Dopo il 1937 la Germania nazista rivendicò il Sudetenland, l'unificazione con l'Austria (Anschluss) e l'occupazione della totalità delle terre della Cechia l'anno seguente. A seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale, Hitler e Stalin divisero la Polonia tra Germania e Unione Sovietica. Con un Drang nach Osten volto a raggiungere il Lebensraum per il popolo tedesco, la Germania invase l'Unione Sovietica nel 1941.[10]
Forme di espansionismo erano presenti anche nel contesto della spartizione dell'Africa, giustificate dalla presunta «missione civilizzatrice» dell'uomo bianco, «costretto» a civilizzare i popoli africani.[11]
Note
^Espansionismo, in Grande Dizionario di Italiano, Garzanti Linguistica. URL consultato il 9 maggio 2023.