ll prototipo, dopo una lunga serie di studi e prove aerodinamiche ed idrodinamiche, venne costruito nei vecchi edifici della Zeppelin a Friederichshafen sul Lago di Costanza; non ricevette nessun nome e fu semplicemente noto come Do X. Inizialmente fu spinto da 12 motori Siemens Jupiter, radiali raffreddati ad aria, da 500HP l'uno. Venne portato in volo per la prima volta il 12 ottobre 1929[2], ai comandi del pilota collaudatore Richard Wagner; le prove dimostrarono l'insufficiente potenza motrice installata; nonostante questo, Il 31 ottobre 1929 il velivolo riuscì a portare in volo ben 169 persone. I motori furono poi rimpiazzati da 12 Curtiss Conqueror V-12, raffreddati a liquido, da 640HP l'uno; i voli furono ripresi il 4 agosto 1930.
Il Do X era di costruzione interamente metallica e nell'ampia fusoliera c'erano un salottino[3], una cabina per fumatori, bagni, cucina, sala da pranzo e cabine-letto individuali, il tutto su tre ponti. La capienza prevista era di 169 persone.[3] L'equipaggio di volo era composto da due piloti, un navigatore, un operatore radio ed un meccanico di bordo, tutti nell'ampia cabina posta sopra il primo ponte; lo spessore delle ali era tale che il meccanico di bordo poteva raggiungere i motori attraverso dei passaggi ricavati nelle ali stesse.
Nel novembre 1930 il Do X lasciò il Lago di Costanza per un volo verso le Americhe via Amsterdam, Calshot e Lisbona. In quest'ultima località il danneggiamento di un'ala per un principio d'incendio, ritardò il volo di un mese. A Las Palmas, nelle Isole Canarie, un altro incidente danneggiò lo scafo e costrinse ad una sosta di tre mesi per le riparazioni.
Per il tentativo di attraversare l'Atlantico ogni equipaggiamento non essenziale fu rimosso e lo stesso equipaggio ridotto, ma il velivolo restò incapace di raggiungere una quota operativa adeguata e la traversata fu compiuta a tappe. Raggiunto il Brasile il velivolo ripartì verso nord fino a raggiungere New York il 27 agosto 1931; il 19 maggio 1932 ripartì per l'Europa raggiungendo, dopo cinque giorni, il lago Meggelsee, a Berlino.
Gli altri due esemplari costruiti per l'Italia erano motorizzati dai FIAT A.22R, sempre raffreddati a liquido, da 570HP (425KW).
Impiego operativo
Germania
La DLH usò il prototipo per voli di propaganda per un breve periodo.
Italia
Gli esemplari italiani, il Do X 2 e Do X 3, vennero presi in carico dalla Società Anonima Navigazione Aerea (SANA) e dedicati rispettivamente agli aviatoriUmberto Maddalena, (l'esemplare immatricolato I-REDI), ed Alessandro Guidoni (l'esemplare I-ABBN)[4]. Subito dopo, però, vennero integrati nella flotta della Regia Aeronautica e, dopo un tentativo insoddisfacente per trasformarli in un idro-bombardiere, impiegati dal 1931 al 1935 per voli a scopo dimostrativo e propagandistico. La loro vita operativa terminò nei cantieri di La Spezia, accantonati e subito passati alla demolizione.
Benché la produzione di soli tre esemplari e l'imponenza del Do X non favorisse la preservazione, al momento del ritiro del servizio l'esemplare tedesco venne esposto al museo di Berlino ma distrutto dai bombardamenti alleati nel 1943. Degli esemplari italiani, presumibilmente demoliti a fine servizio, ne rimangono solo alcune parti conservate ed esposte presso il Museo del Politecnico di Torino, nella Sezione dedicata all'ing. Giuseppe Gabrielli[5].
(DE) Peter Pletschacher. Grossflugschiff Dornier Do X, Aviatic Verlag GmbH, Oberhaching 1997, ISBN 3-925505-38-5 (enthält auch Informationen zu Do X2 und Do X3)
(EN) Air Enthusiast fifty-one - Key Publishing 1993, ISSN 0143-5450
(EN) The Dornier Do. X, in Flight, 21 febbraio 1930, pp. 233-5. URL consultato il 21 gennaio 2012.