Fu tra le donne favorite di Bernabò, che nel suo testamento del 1379 concesse a Donnina e alla madre di lei l'usufrutto dei beni di Niguarda[5] e l’eredità dei figli venne contestata dal successore Gian Galeazzo Visconti, ma riconosciuta più tardi dall’ultimo Visconti, Filippo Maria.
Dopo la cattura di Bernabò per ordine di Gian Galeazzo Visconti nel 1385, Donnina seguì Bernabò in prigione[6] nel castello di Trezzo,[7] dove lui morì avvelenato il 19 dicembre 1385, ma di lei non si ebbero più notizie.