Incerte sono le origini della diocesi, attestata a partire dall'inizio del XII secolo. Una diocesi Aequana compare infatti per la prima volta nella bolla del 7 febbraio 1110[2] con cui l'arcivescovo Barbato di Sorrento confermava al vescovo Gregorio di Stabia i suoi possedimenti, ad eccezione di quelli di pertinenza dei vescovi di Aequa e di Massa Lubrense. La diocesi compare ancora nel Liber Censuum della Chiesa romana della fine del XII secolo. È presumibile perciò che la diocesi già esistesse nel corso dell'XI secolo e che fosse suffraganea dell'arcidiocesi di Sorrento.
Malgrado queste antiche attestazioni, il primo vescovo conosciuto, di cui tuttavia si ignora il nome, compare tra i consacratori della chiesa di Santa Maria del Lauro a Sorrento, assieme al metropolita Alferio e ad un anonimo vescovo di Stabia, nel 1206.[3] Dopo un altro vescovo anonimo, documentato dallo storico tedesco Norbert Kamp nel 1223 e nel 1224, si trova, verso la fine del secolo, il vescovo Bartolomeo, che ottenne da papa Bonifacio VIII la traslazione della sede vescovile da Equa a Vico Equense; qui fu elevata a cattedrale la chiesa della Santissima Annunziata ad opera del vescovo Giovanni Cimini, che fece edificare anche il palazzo vescovile.
Tra i vescovi di Vico Equense si possono ricordare: Gagliardo (dal 1414), benedettino, già abate di Santa Maria de Olearia di Maiori; Tolomeo Pentangelo (1494-1520), che per primo fece la visita pastorale della diocesi nel 1510; Domenico Casablanca (1558-1564), domenicano, che prese parte al concilio di Trento; Antonio Sacra (1564-1582), pure lui domenicano, conoscitore delle lingue del medio oriente, restauratore del palazzo vescovile; Paolo Regio (1583-1607), uomo di cultura e autore di biografie agiografiche, che celebrò un sinodo diocesano nel 1592 per l'applicazione delle normative tridentine; Luigi Riccio (1627-1643), esperto canonista, autore di diverse opere, di cui alcune postume, su materie di carattere legale e giuridico; Alfonso Sozy Carafa (1743-1751), che eresse il seminario vescovile nel 1748.
L'ultimo vescovo di Vico Equense è stato Michele Natale; avendo aderito alla repubblica napoletana del 1799, fu arrestato, imprigionato nel carcere della Vicaria a Napoli, infine condannato a morte per impiccagione il 20 agosto 1799.
Oggi il vecchio episcopio è sede centrale della scuola media statale Alessandro Scarlatti; il seminario vescovile è sede del seminario arcivescovile e dell’Episcopio dell'arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia intitolato al vescovo di Vico EquenseAlfonso Sozy Carafa; e la vecchia curia è sede succursale dell'istituto professionale per i servizi alberghieri e la ristorazione Francesco De Gennaro. Il complesso monumentale della "Santissima Trinità e Paradiso" con annessa chiesa, fondato dai vescovi vicani come monastero di clausura ed educandato femminile, attualmente è di proprietà del MIUR, ed è sede di diverse istituzioni pubbliche e private.
^Prima di Bartolomeo, Gams e Eubel inseriscono il vescovo Rainaldo, che tuttavia deve essere considerato vescovo di Trevico e non di Vico Equense (Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. I, pp. 300-302 e 388).
^Gams inserisce un vescovo Matteo, fra Salvatore Mosca e Tolomeo Pentangelo, ignoto a Eubel.
^Così Gams. Eubel riporta come data di morte dicembre 1642.
(DE) Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, München, 1973, p. 388