Diana degli Andalò (o di Andalò; Bologna, 1201[1][2] – Bologna, 10 giugno 1236[1][2]) è stata una religiosa italiana. È venerata come beata dalla Chiesa cattolica.
Biografia
Nacque a Bologna in seno ad una famiglia nobile e politicamente attiva; il padre Andrea Lovello (da cui il soprannome Andalò) apparteneva alla consorteria dei Carbonesi; suoi fratelli erano Castellano, Loderingo e Brancaleone degli Andalò. Non vi sono informazioni sulla sua infanzia, se non che era bella, allegra e intelligente.[1] Ammiratrice del beato Reginaldo d'Orléans, lo aiutò nel marzo 1219 nell'acquisto della località di Vigne (dove sorgeva il convento di San Nicolò, e dove sorge l'attuale Basilica di San Domenico).[2] Nell'agosto dello stesso anno si unì ai domenicani, accolta da Domenico di Guzmán in persona,[1][2] ma la famiglia era contraria e la costrinse a restare a casa.[1] Il 22 luglio 1221 si unì allora alle monache agostiniane dell'eremo di Ronzano: anche stavolta i familiari cercarono di impedirglielo, arrivando perfino a rapirla (evento durante il quale si ruppe una costola);[2] Domenico le inviò delle lettere per consolarla, oggi perdute.[2] La giovane, comunque, poi fuggì e fece ritorno a Ronzano,[1] dove rimase fino al giugno 1223.[2]
Il beato Giordano di Sassonia incontrò dunque la famiglia di Diana, e li convinse che l'unico modo per averla vicino era quello di fondare un convento: nel 1222 così, Diana, aiutata dalla famiglia e da Giordano, fondò il monastero di sant'Agnese di Bologna, su un appezzamento di terra di proprietà del padre.[1][2] Diana passò il resto della sua vita nel monastero, di cui divenne superiora, assieme ad altre monache oggi venerate come beate come Cecilia e Amata di Bologna.[1][2]
Diana mantenne per anni corrispondenza con Giordano di Sassonia, e molte delle loro lettere sono tuttora esistenti.[1]
Culto
Venne beatificata da papa Leone XIII, l'8 agosto 1888.[1] Nelle icone è raffigurata come suora domenicana, che tiene in mano dei gigli, simbolo di purezza, e una rappresentazione del suo monastero.[1] La ricorrenza è il 10 giugno (anche se vengono occasionalmente indicati anche l'8 e il 9 dello stesso mese).[1][2]
Note
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