Con la riforma dioclezianea la provincia venne nuovamente separata: la Cirenaica, ulteriormente suddivisa nelle due nuove province di Lybia superior (orientale) e Lybia inferior (occidentale), entrò a far parte della diocesi di Oriente (Oriens), nella Prefettura del pretorio d'Oriente (per Orientem), mentre la nuova provincia di Creta fu inserita nella diocesi di Mesia, della Prefettura del pretorio dell'Illirico (Illyricum). Alla morte di Teodosio I nel 395, con la suddivisione dell'Impero romano, entrambe fecero parte dell'Impero romano d'Oriente (Creta nella nuova diocesi di Macedonia, e sempre nella prefettura del pretorio dell'Illirico, o Illyricum).
La Cirenaica era entrata a far parte dei domini egiziani già a partire da Tolomeo I Sotere, pur staccandosene di frequente per usurpazioni e rivolte.[3]
Nel 96 a.C.Tolomeo Apione, che aveva ricevuto il regno di Cirenaica nel 116 a.C. alla morte di Tolomeo VIII, del quale era forse figlio illegittimo, lo lasciò in eredità allo stato romano.[1] Roma tuttavia non procedette subito all'annessione, sia per la posizione periferica e il territorio limitato, che non attiravano i commercianti italici o le società di pubblicani, sia per l'impegno nella guerra sociale prima e nella guerra civile tra Mario e Silla poi. Le città della Pentapoli cirenaica (Cirene, Teuchira-Arsinoe, Euesperide-Berenice, oggi Bengasi, Apollonia e Barce-Tolemaide) furono nel frattempo sede di lotte e contrasti, sia tra loro, sia all'interno per i conflitti tra oligarchi e democratici, mentre alcune località della costa vennero sfruttate da pirati. Si ebbe un breve intervento di Lucullo (allora proconsole della provincia di Cilicia) nell'87-86 a.C., senza esiti.
Nel 74 a.C. venne istituita la nuova provincia, governata da un legato di rango pretorio (legatus pro praetore), affiancato da un questore (quaestor pro praetore) e Roma ne iniziò lo sfruttamento degli agri regi Apionis,[4] le proprietà regie ricevute per testamento, gestite da società di pubblicani.
Gli interventi di Roma nell'isola in epoca repubblicana furono volti alla repressione della pirateria: un primo intervento si ebbe nel 189 a.C. da parte di Lucio Fabio Labeone, comandante della flotta, che tuttavia non riuscì ad ottenere la restituzione dei cittadini romani presi prigionieri dai pirati, successivamente Roma intervenne in diversi casi come arbitra nelle contese tra le città dell'isola.
Nel 74 a.C.Marco Antonio Cretico, padre di Marco Antonio, vi condusse una spedizione che si concluse con una sconfitta. Una nuova spedizione condotta da Quinto Cecilio Metello Cretico fu appoggiata dalle città di Gortina (oggi Gortyna) e di Polirrenio (Polyrrhenion), mentre i principali centri della resistenza antiromana (Cydonia, Cnosso, Lappa, Lytto e Hierapytna) vennero progressivamente conquistati, malgrado il contrasto sorto tra Quinto Metello e il legato inviato nell'isola da Pompeo, che in forza della legge Gabinia (lex Gabinia) aveva ottenuto il comando straordinario per la lotta contro i pirati.
Vale la pena ricordare che nel corso della sua carriera fu questore della provincia di Creta e Cirene il futuro imperatore Vespasiano.
Cirenaica
Il territorio cirenaico era caratterizzato dal contrasto tra le città costiere della Pentapoli, abitate da Greci, e i territori abitati da Libici. Le prime avevano conservato le proprie istituzioni e la propria autonomia, già riconosciuta dalla costituzione tolemaica del 248 a.C., ed erano riunite in una associazione. In alcune di esse era presente una minoranza di popolazione ebraica, che era organizzata con proprie distinte istituzioni. I tributi erano raccolti autonomamente dalle città e le società di pubblicani si occupavano piuttosto dello sfruttamento degli agri regi. I pochi cittadini romani presenti nella provincia erano organizzati in conventus civium Romanorum.
Poche furono le scorrerie delle tribù nomadi del deserto contro le città della provincia almeno nei primi due secoli. Sappiamo che al tempo dell'imperatore Domiziano (attorno all'85-86), il popolo tributario dei Nasamoni (che si trovava a sud della costa africana tra la Cirenaica e Leptis Magna) si ribellò, portando distruzione e sconfiggendo lo stesso legatus legionis della III Augusta, un certo Cneo Suellio Flacco, che era andato loro incontro. Avendo però questi ultimi trovato tra il bottino stesso della legione, oltre ai viveri anche del vino, si ubriacarono compromettendo il successo iniziale, poiché Flacco li assalì e li annientò tutti, tanto che Domiziano, esaltato da ciò, poté dire davanti al Senato: "Ho impedito ai Nasamoni di esistere".[5] Ben più grave fu invece la rivolta giudaica che colpì in particolare Cirene al tempo di Traiano (nel 115-116).[6]
Tra il 269 ed il 270 i generali di Claudio il Gotico combatterono contro la popolazione dei Marmaridi ai confini della provincia d'Africa e Cirenaica, battendoli, per poi recarsi nei territori che un tempo appartennero a Cartagine e liberarli dai ribelli.[7] Dal 390 le due Libie subirono continue incursioni da parte delle genti berbere della regione. Nel periodo 395-410 gli Austuriani invasero la Cirenaica ripetutamente ed ancora nel 449.[8]
Creta
Anche a Creta le città conservarono le loro istituzioni interne, politiche e sociali e sopravvisse probabilmente anche la federazione tra le città dell'isola, sorta con a capo Cnosso probabilmente alla fine del III secolo a.C., ma trasformata nelle forme consuete del concilium provinciae e con sede spostata nella capitale provinciale di Gortina.
È possibile che esistessero alcune strutture militari in Cirenaica già nei primi secoli di occupazione romana,[9] e comunque le cinque principali città erano tutte munite di possenti mura,[6] all'interno delle quali potrebbero essere state dislocate alcune centinaia di soldati romani,[6] come risulterebbe da tutta una serie di iscrizioni latine sul territorio:
Questa struttura amministrativo-militare rimase pressoché invariata almeno fino a Giustiniano I.
Geografia politica ed economica
L'economia della provincia di Creta si basava soprattutto sulla pirateria, almeno fino alla conquista romana, questo è il motivo per cui subì un periodo di decadenza a seguito dell'iniziale annessione.
La Cirenaica fu probabilmente oggetto di pesanti spoliazioni una volta annessa (che portarono alla scomparsa della pianta del silfio). Era un territorio molto fertile fin da quando i Grecicolonizzarono quest'area attorno al VII secolo a.C., fondando cinque polis a cui diedero il nome di Pentapoli cirenaica,[9] vale a dire: la capitale Cirene con il suo porto di Apollonia (oggi Marsa Susa), Teuchira-Arsinoe, Euesperide-Berenice (Bengasi) e Barce-Tolemaide (Al Marj). Qui come in altre province di origine greca i Romani intervennero nelle città preesistenti con una politica di mantenimento e miglioramento delle strutture in essere,[18] a differenza che in altre zone (per lo più occidentali) dove furono fondate numerose colonie.
Note
^abcdS.Rinaldi Tufi, Archeologia delle province romane, Roma 2007, p.249.
^abS.Rinaldi Tufi, Archeologia delle province romane, Roma 2007, p.250.
^La Cirenaica si discaccò dall'Egitto già sotto Ofella nel 322 a.C. e fu ancora indipendente sotto Magas, 301-253 a.C. e quindi sotto Demetrio il Bello, figlio di Demetrio I Poliorcete fino al 248 a.C. Nel 155 a.C. si distaccò nuovamente ad opera del futuro Tolomeo VIII, in contrasto con il proprio fratello Tolomeo VI e che, come misura di difesa preventiva, fece testamento in favore di Roma nel caso fosse morto senza eredi legittimi.