La conquista di Tunisi del 1574 stabilì la conquista definitiva di Tunisi da parte dell'Impero ottomano a scapito dell'Impero spagnolo. Fu un evento di grande importanza nella decisione che il Nord Africa sarebbe stato sotto il dominio dei musulmani anziché dei cristiani e la fine della Conquista spagnola del Nord Africa iniziata sotto il regno di Isabella I di Castiglia e Ferdinando II di Aragona.[3] La conquista di Tunisi del 1574 "segnò la dominazione ottomana del Maghreb cento-orientale".[4]
Nel 1574, Guglielmo d'Orange e Carlo IX, attraverso il suo ambasciatore pro-ugonotti, François de Noaillesvescovo di Dax, cercarono di ottenere il sostegno del sovrano ottomano Selim II al fine di aprire un nuovo fronte contro il re spagnolo Filippo II.[6] Selim II inviò un messaggero, che cercò di mettere gli olandesi in contatto con i ribelli moriscos della Spagna e i pirati di Algeri.[7] Selim, inoltre, inviò una grande flotta ad attaccare Tunisi nell'autunno 1574, per ridurre la pressione spagnola sugli olandesi.[7]
Nella battaglia di La Goleta, Selim II radunò una flotta fra 250 e 300 navi da guerra con circa 75.000 uomini.[8] La flotta era comandata da Koca Sinan Pascià e Uccialì.[9] La flotta si unì alle truppe inviate dai governatori di Algeri, Tripoli e Tunisi, raggiungendo una forza di circa 100 000 uomini.[8] L'esercito attaccò Tunisi e La Goleta, e il presidio di La Goleta, difeso da 7 000 uomini, cadde il 24 agosto 1574. Le ultime truppe cristiane, in un piccolo forte di fronte a Tunisi, si arresero il 3 settembre 1574[8] dopo 14 assalti dei turchi[10].
Don Giovanni d'Austria tentò di soccorrere gli assediati con una flotta proveniente da Napoli e dalla Sicilia ma fallì a seguito di una tempesta.[11] La corona spagnola, fortemente coinvolta nei Paesi Bassi e a corto di fondi, non riuscì a fornire aiuto in modo significativo.[11]
Cervantes partecipò a questi eventi come soldato, fra le truppe di Don Giovanni d'Austria che cercarono di salvare la città.[12] Egli sostenne che gli ottomani condussero 22 attacchi contro il forte di Tunisi, perdendo 25 000 uomini, mentre solo 300 cristiani rimasero in vita.[12] Scrisse sulla battaglia:
(ES)
«Si en la Goleta y en el fuerte apenas había siete mil soldados, ¿cómo podía tan poco número, aunque más esforzados fuesen, salir a la campaña y quedar en las fuerzas, contra tanto como era el de los enemigos? ¿Y cómo es posible dejar de perderse fuerza que no es socorrida, y más cuando la cercan enemigos muchos y porfiados, y en su mesma tierra?»
(IT)
«Se la Goleta e il forte, messi insieme, avevano appena 7.000 soldati, come avrebbe potuto un tale piccola forza, anche se risoluta, riuscire e tenere il possesso contro un esercito nemico così numeroso. E come era possibile aiutare una roccaforte non rifornibile, soprattutto quando era circondata da un esercito testardo e molto numeroso, e operante sul suo stesso terreno?»
Abd al-Malik, il futuro re del Marocco, partecipò alla conquista di Tunisi dalla parte degli ottomani.[13]
Gabrio Serbelloni era il comandante del forte di Tunisi. Il generale di La Goleta, Don Pedro Portocarerro venne fatto prigioniero e inviato a Costantinopoli, ma morì lungo la rotta.[12] I soldati fatti prigionieri vennero impiegati come schiavi sulle galee turche.[12]
La battaglia sancì il definitivo dominio ottomano su Tunisi, ponendo fine alla dinastia hafside e alla presenza spagnola a Tunisi.[5]
Il successo degli ottomani nella battaglia di Goleta contribuì a ridurre la pressione spagnola sugli olandesi, portando ai negoziati per la Conferenza di Breda.[7] Dopo la morte di Carlo IX, nel maggio 1574, i contatti si indebolirono, anche se gli ottomani dissero di aver sostenuto la rivolta del 1575-1576, e istituirono un consolato ad Anversa (De Griekse Natie). Gli Ottomani fecero una tregua con la Spagna, e spostarono la loro attenzione al loro conflitto con la Persia nella guerra ottomano-safavide[7] La corona spagnola andò in bancarotta il 1º settembre 1575.[11]
Note
^abc Kenneth Meyer Setton, The Papacy and the Levant, 1204-1571: Vol.IV, Philadelphia, 1984.
^The Regency of Tunis and the Ottoman Porte, 1777-1814: Army and Government of a North-African Ottoman Eyâlet at the End of the Eighteenth Century by Asma Moalla, Routledge, 2004 ISBN 0-415-29781-8, p.3 [1]