Egli diede inizio ad una tradizione continuativa della tipografia bergamasca: prima come collaboratore, e poi dal 14 agosto 1578 successore, del compaesano Vincenzo da Sabbio.
L'incarico da parte del Comune di Bergamo costituì il punto d'arrivo di una lunga esperienza di lavoro in varie località in Italia e all'estero.
Persona molto colta, fu notevolmente apprezzato sia per i contenuti e il numero dei libri che diede alle stampe, sia per la loro qualità tipografica. Nonostante l'opera del Ventura fosse proseguita molto bene per merito di stampatori di ottimo livello, la città non poté più vantare un tipografo di uguale valore.
Gianmaria Savoldelli, Appunti per una storia della stampa a Bergamo, Bergamo, Ass. Artigiani Bergamo/Poligrafici Artigiani Bergamaschi, 2006, ISBN 978-8890258305
Gianmaria Savoldelli (a cura di), Comino Ventura: annali tipografici dello stampatore a Bergamo dal 1578 al 1616, Firenze, Olschki, 2011, ISBN 978-8822260123
Gianmaria Savoldelli e Roberta Frigeni (a cura di), Comino Ventura tra lettere e libri di lettere (1579-1617), Firenze, Olschki, 2017, ISBN 978-8822264787[1]