Costruita probabilmente nel XI secolo, nel 1291 fu affidata alle monache domenicane di Santa Caterina di Quarto[1]. Nel 1564 fu realizzato il portico antistante la facciata e successivamente vennero fatti ulteriori ampliamenti. Nel 1668 le suore furono trasferite. La chiesa di Santa Maria Maddalena fu interessata da una serie di lavori, iniziati nel 1758 e diretti dall'architetto Alfonso Torreggiani, che comportarono un completo rifacimento dell'edificio, riaperto al culto solamente nel 1763. Nel 1835 successivo subì un ultimo importante restauro diretto da Vincenzo Vannini[2].
Descrizione
L'interno, a navata unica divisa in tre campate con cappelle laterali comunicanti, è caratterizzato dall'impiego dell'ordine corinzio. Un arco trionfale, impostato su due colonne libere, inquadra la cappella maggiore; lo stesso motivo si ripete sulla controfacciata. Il sistema di copertura della navata e dell'area presbiteriale è decorato da affreschi del XX secolo.
Sul campanile, a pianta rettangolare, è issato un "doppio" di 4 campane della fonderia Donato Bastanzetti di Arezzo.
Opere d'arte
Nella chiesa sono conservate molte opere d'arte:
Compianto su Cristo Morto in terracotta policroma, opera del 1681 di Giuseppe Maria Mazza nella seconda cappella a sinistra
Madonna delle Febbri attribuita a Lippo di Dalmasio nella prima cappella di destra
Immacolata Concezione, opera lignea policroma di Angelo Piò nella terza cappella di destra
La conversione di Santa Maria Maddalena realizzata nel 1580 dal pittore Francesco Cavazzoni, sull'altare maggiore
gli affreschi del catino della cupola e dell'abside furono eseguiti nel 1905 da Domenico Ferri figurista in collaborazione con l'ornatista Antonio Mosca (1870-1951)[3]
^ di Corrado Ricci editore Nicola ZanichelliBologna a pag. 102 5ª riga dall'alto.La volta della navata fu decorata da G.B. Baldi ornatista e da Virginio Monti figurista (1895); la cupola e l'abside furono dipinte da Antonio Mosca ornatista e da Domenico Ferri figurista (1905).