La prima citazione di una chiesetta a Prata, annessa al locale castello di cui forse era la cappella gentilizia, è da ricercare nel testamento del conte Guecello II, datato 7 agosto 1262; nel XIV secolo questa fu eretta a parrocchiale[2], affrancandosi così dalla pieve di San Vigilio[3].
Risparmiata durante la distruzione del borgo avvenuta nel 1419 ad opera dell'esercito veneziano, la chiesa tuttavia successivamente fu più volte minacciata dalle esondazioni del Meduna; così, tra il 1530 e il 1537 il parroco don Antonio Boarata ne fece edificare una nuova, poi benedetta nel 1542, su un terreno rialzato che lui stesso aveva donato nel 1525[1][2].
Tra il 1722 e il 1725 la parrocchiale, dal momento che versava in condizioni pessime, venne rimodernata e ripristinata[1], per poi essere ampliata nel 1772 sfruttando anche i materiale ricavati dalla demolizione di alcune antiche cappelle della zona[1][4].
Nel 1843 vennero costruite le due grandi cappelle che formano il transetto e nel 1856 fu rifatto il pavimento, mentre poi l'11 ottobre 1857 il vescovo di Concordia Andrea Casasola impartì la consacrazione della chiesa; agli inizi del Novecento si provvide alla ricostruzione della facciata[1][2].
Il 21 agosto 2007 la chiesa venne danneggiata da un incendio; si rese dunque necessario un restauro, che terminò poi nel 2011[1].
Descrizione
Esterno
La facciata della chiesa, che volge a ponente, è tripartita da quattro semicolonne d'ordine ionico, poggianti sul basamento e sorreggenti la trabeazione e il timpano triangolare dentellato, e presenta al centro il portale d'ingresso sormontato da una mensola[1].
I prospetti laterali dell'edificio, caratterizzati dalle sporgenze delle cappelle laterali e dei locali di servizio, sono ritmati da lesene[1].
Annesso alla parrocchiale è il campanile a base quadrata, la cui cella, rifatta nel 1908, presenta una trifora per lato ed è coronata dalla merlatura in stile guelfo[2].
Interno
L'interno dell'edificio si compone di un'unica navata, sulla quale si affacciano quattro cappelle laterali e le cui pareti sono scandite da lesene sorreggenti la cornice sopra cui s'imposta la volta[1].
Qui sono conservate diverse opere di pregio, tra le quali la pala dell'Assunta tra gli angeli, eseguita nel XIX secolo da Lorenzo Gavagnin[4], l'affresco raffigurante la Gloria di santa Lucia, realizzata da Domenico Fabris[3], le due statue ritraenti i santi Giacomo e Lucia, scolpite da Bartolomeo Modolo nel 1748[3], la tela con soggetto san Carlo Borromeo, dipinta dal pordenoneseGasparo Narvesa[3], e la pala della Madonna del Rosario, realizzata dal veneziano Giacomo Amigoni nella prima metà del XVIII secolo[3].